Per l’ex terrorista del gruppo Proletari armati per il comunismo i giudici hanno confermato la pena definitiva dell’ergastolo, ma il detenuto potrà richiedere dei benefici già tra 3 anni e mezzo
La Corte di Assise d’Appello di Milano ha respinto la richiesta del difensore di Battisti di commutare la pena del carcere a vita in 30 anni, che al netto del “presofferto”, ammonterebbe a poco più di 20 anni, mentre ha confermato la pena definitiva dell’ergastolo.
La difesa di Battisti aveva chiesto la riduzione della pena a 30 anni in riferimento all’accordo di estradizione raggiunto tra Italia e Brasile, dove non è contemplato il carcere a vita. L’accordo non è valido secondo il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, che nella precedente udienza aveva precisato che si è trattato di una procedura di espulsione e non di estradizione.
Cesare Battisti è stato arrestato lo scorso gennaio a Santa Cruz, in Bolivia, dopo 37 anni di latitanza, e condannato per quattro omicidi commessi alla fine degli anni ’70.
Secondo quanto stabilito dalla Corte di Assise d’Appello di Milano la pena dell’ex terrorista dei Pac non è ostativa alla richiesta di benefici penitenziari, il detenuto fra 3 anni e mezzo potrà chiedere dei permessi premio.
L’avvocato di Battisti, Davide Steccanella, si dice pronto a impugnare il provvedimento e fare ricorso in Cassazione.