Confindustria rivede al ribasso il Pil, -10%

Economia & Finanza

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Lieve revisione al ribasso del pil nei calcoli del centro studi di Confindustria, -10% nel 2020, e parziale recupero al 4,8% l’anno prossimo, che potrebbe salire al 5,7% con gli effetti della manovra come delineata dal governo. Il Paese e’ al bivio cruciale fra risalita e declino, e dipendera’ da come si utilizzano gli strumenti europei, osserva via dell’Astronomia. Quest’anno vedra’ 410 mila occupati in meno, e l’emorragia non si arrestera’ nel 2021, perche’ la risalita della domanda di lavoro risultera’ smorzata (-230 mila unita’). Quanto al rapporto deficit/pil, e’ previsto quest’anno in aumento al 10,8%, mentre il rapporto debito pubblico/pil tocchera’ il 158,7% quest’anno e il 156,5% nel 2021.

Il Centro studi di Confindustria mette nero su bianco l’impatto della crisi covid-19 sul pil italiano. Una contrazione che porta il paese indietro “di 23 anni”. Un crollo causato da un doppio shock di domanda e offerta che ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana. Le previsioni parlano di un profondo calo del Pil pari al -10% nel 2020, rispetto al -9% previsto nella Nadef, con un recupero parziale del +4.8% nel 2021. Uno scenario che non include, per il 2021, la prossima manovra di bilancio e l’utilizzo delle nuove ingenti risorse europee. Una situazione nella quale si inserisce pure il recente aumento dei contagi che, spiega il Centro studi confindustriale è “fonte di incertezza”. Solo se questa recrudescenza del virus sarà contenuta in modo efficace potrà arrivare la ripresa graduale. Dalla pandemia arriverà inevitabilmente anche una decrescita netta dell’occupazione. La previsione è di un -1.8% (-410mila persone) nella media del 2020 e -1.0% (-230mila persone) nel 2021. Il marcato calo del Pil – si legge ancora nel report – ha avuto un pesante riflesso sull’input di lavoro: -15.1% Il monte ore lavorate nella media dei primi due trimestri. La maggior parte dell’aggiustamento è avvenuta tramite un calo di ore pro-capite mentre le persone occupate sono scese solo del 1.5%. Ciò grazie al ricorso imponente a strumenti come la Cig, che il governo ha reso disponibile in deroga.Brutte notizie anche in merito al rapporto deficit/Pil con un aumento stimato del 10.8% del Pil (dal 1.6% del 2019). Non va meglio per il rapporto debito pubblico/Pil che toccherà il 158.7% quest’anno e il 156.5% nel 2021 con un balzo di oltre 24 punti dal 134.6% del 2019.Una situazione che, secondo il Centro studi di Confindustria, può essere risolta solamente tramite un “cambio di paradigma” che deve passare tramite una revisione delle modalità con cui vengono tradotte in norme le decisioni pubbliche, la pubblica amministrazione, innalzare la qualità dei servizi pubblici e degli investimenti pubblici puntando su infrastrutture e tradizionali, ricerca, digitalizzazione, formazione di capitale umano e sostenibilità ambientale per colmare i divari territoriali. Un vero e proprio capovolgimento per il quale sarà necessario utilizzare nel modo corretto gli strumenti europei. Secondo il report si tratta di un “bivio cruciale”. O l’Italia sarà in grado di utilizzare le risorse in modo appropriato oppure “rimarrà un Paese in declino”. 

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