Conte convoca il Consiglio nazionale del M5s per lunedì mattina

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Poi ci sarà l’incontro con il premier, Mario Draghi. Il leader del Movimento aveva annunciato di voler coinvolgere gli organi politici nella decisione della permanenza al governo: nel partito cresce il pressing per l’appoggio esterno. Di Maio: “Draghi dietro la scissione? Non scherziamo” .

di Giovanni Lamberti

AGI – La convocazione di un Consiglio nazionale M5s lunedì mattina, a poche ore dalla visita a palazzo Chigi, serve a Conte per avere un mandato forte a trattare e per sottolineare che la questione con il governo non è personale, certo c’è il sospetto che dietro l’operazione Di Maio ci sia l’avallo di Draghi (il ministro degli Esteri ha smentito, “non scherziamo”), ma il disagio non è legato a messaggi o telefonate tra l’ex numero uno della Bce e Grillo, il problema per l’ex premier è politico.

Il presidente dei pentastellati sta preparando l’incontro con il presidente del Consiglio. Entrambi vogliono che sia risolutivo. Perchè Draghi – e lo ha ribadito più volte – non intende farsi logorare o galleggiare e anche la conferenza stampa di due giorni fa è servita per chiedere certezze. O si è dentro o si è fuori, con tutte le conseguenze poi che ne scaturirebbero. Ma anche l’avvocato di Volturara Appula si attende risposte chiare quando varcherà di nuovo la sede dell’esecutivo accompagnato dal documento che verrà stilato dal Consiglio nazionale e che conterrà una serie di ‘desideraa’ a cinque stelle.

Le richieste sono legate a una serie di provvedimenti: da investimenti consistenti per la transizione energetica (con il no al termovalorizzatore di Roma) al salario minimo, dalla difesa del reddito di cittadinanza all’apertura di una nuova fase diplomatica nella guerra all’Ucraina. Raccontano nel Movimento che l’ex presidente del Consiglio chiederà al premier di non mettere la fiducia sul dl aiuti o comunque di lasciare margini di manovra ai pentastellati perchè non c’è intenzione di votare la norma sull’inceneritore.

L’esecutivo, però, non esclude di blindare il provvedimento mentre una mano tesa a M5s potrebbe essere quella di stralciare l’emendamento presentato dal centrodestra che ridimensiona la misura cara ai Cinque stelle. Ma di fatto le ‘condizioni’ che il giurista pugliese dovrebbe porre nell’incontro con Draghi sono anche di natura procedurale. Riassumibili sotto forma di domanda: c’è spazio in questo governo per un confronto politico? C’è la possibilità di una cabina di regia pre-Cdm per conoscere i provvedimenti? C’è la possibilità di incidere nella scrittura dei decreti in modo da evitare in futuro un nuovo caso come quello sulla norma sul termovalorizzatore nella Capitale inserito nel dl aiuti? C’è la possibilità di mediare sui vari provvedimenti oppure il Parlamento deve essere commissariato sempre attraverso decreti? C’è la possibilità di avere una interlocuzione con il Mef, considerato che M5s non ha uomini nella plancia di comando al ministero dell’Economia?

Conte nel faccia a faccia con Draghi metterà le carte sul tavolo cercando di capire se il Movimento 5 stelle ha una prospettiva politica nel continuare ad appoggiare il governo. Perchè all’interno dei gruppi parlamentari – soprattutto al Senato – la spinta per uscire è sempre più forte. Gli alleati dell’ex fronte rosso-giallo lo hanno compreso, perchè Conte non ha dato alcuna rassicurazione di voler restare ancorato al governo. Anzi. Si è tenuto le mani libere.

Da qui la preoccupazione anche del Partito democratico riguardo le mosse del presidente M5s. Letta del resto ha sottolineato che qualora ci dovessero essere delle forze politiche che volessero smarcarsi ci sarebbe solo il voto anticipato. Tanto che qualcuno comincia a non ritenere impossibile le urne ad ottobre. Ma il bivio di Conte e del Movimento 5 stelle comprende anche il tema delle alleanze.

Perché c’è in ballo pure il destino del centrosinistra. Una rottura con Draghi creerebbe un solco difficilmente colmabile tra M5s e Pd. Ma Conte nell’eventualità di uno strappo a settembre, quando sarà il momento di stringere in vista delle Politiche, potrebbe tornare al vecchio progetto di creare un ‘brand’ personale, soprattutto se dovessero permanere le fibrillazioni (pure con Grillo) sul doppio mandato.

I ‘pontieri’ si augurano che lunedì Conte sigli una sorta di ‘patto’ con Draghi. L’ex presidente del Consiglio, pressato da chi punta ad uscire e chi, invece, vorrebbe evitare scossoni alla legislatura, dopo l’incontro con il premier dovrebbe poi riconvocare i ‘big’. L’obiettivo è muoversi per evitare ulteriori emorragie nel Movimento.

Un’altra eventualità – più remota – è che sulla permanenza o meno del Movimento 5 stelle nell’esecutivo decida la rete. Lo propongono in diversi. Ma sul dubbio uscire sì o no dal governo che da 48 ore anima le chat pentastellate continuano a pesare le parole del presidente della Repubblica Mattarella e quelle dello stesso premier che ha negato la possibilità di rimanere presidente del Consiglio con un’altra maggioranza.

Draghi tornerà a negare che dietro la scissione ci sia il suo zampino e intanto è al lavoro su dossier quali il caro inflazione e l’emergenza siccità. In settimana dovrebbe esserci un Consiglio dei ministri, probabilmente dopo la visita del Capo dell’esecutivo ad Ankara per parlare con il presidente turco Erdogan di come sbloccare il grano nei depositi dei porti ucraini.

Il governo accoglierà, probabilmente varando dei criteri ad hoc, i piani delle regioni che stanno già predisponendo le misure per ovviare alla mancanza di acqua.

Ma all’orizzonte, oltre alle leggi sullo ius scholae e sulla cannabis, c’è pure il caos sul ddl concorrenza. Le riunioni di maggioranza sono in corso ma le trattative – soprattutto quelle legate alla liberalizzazione delle concessioni dei taxi – sono ad un punto morto.

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