Coronavirus e futuro delle economie più fragili, tra cui l’Italia

Economia & Finanza

Di

di Luigi Benigno

Il mondo intero corre su una sottile linea rossa, che nel prossimo futuro potrebbe rivelarsi catastrofica per le economie meno strutturate e che fanno fatica ad imboccare i virtuosismi della crescita galoppante, come da taluni economisti auspicata ed a ragion veduta.

Il fardello dell’enorme debito pubblico del Belpaese,  il cui incremento oggi è necessitato dalla crisi pandemica, che ha ridotto i consumi a causa delle misure di contenimento ma anche perché il protrarsi della crisi sanitaria ha inciso, modificandole, sulle abitudini di vita relazionale e sulla propensione al consumo di milioni di famiglie, potrebbe rappresentare un serio pericolo. Assistiamo impavidi alla crisi più o meno generalizzata del tessuto produttivo, a nulla valendo i flebili sussidi ed ammortizzatori sociali disposti dal governo, tra l’altro, spesso a pioggia.

Si assiste contestualmente ad una incredibile accelerazione con una costante crescita delle transazioni on line, che sta repentinamente modificando le modalità di acquisto e la qualità dei consumi. Siamo ad una svolta epocale poiché il commercio di tipo tradizionale rischia di lasciare il campo al commercio digitale, incidendo enormemente anche sul modo di relazionarsi tra le persone.

Stiamo assistendo ad una sterilizzazione del pensiero che, benché operante, si manifesta quasi esclusivamente attraverso i social, e in grado si di accorpare consensi ma su qualcosa che non è generato da analisi approfondite ed esigenze reali, bensì spesso foriero di consensi perché diffuso da influencers del web.

L’umanità ha dimostrato di navigare a vista nel contrasto alla pandemia, con una eccezione che va riconosciuta ad alcuni Paesi di regime. Forse che la radice dei Paesi liberali possa giustificare le inefficienze di un sistema Paese?

Stiamo ipotecando il futuro nostro e delle nuove generazioni per gli anni a venire; il finanziamento in deficit sta incrementando il debito pubblico con numeri a due cifre, essendo saltato il limite imposto con il patto di stabilità. La politica monetaria della Bce oggi ha congelato le speculazioni finanziarie, ma il debito pubblico accumulato dal nostro Paese, seppur necessario, potrà essere sostenuto solo se non ci sarà una repentina crescita dei tassi d’interesse e soprattutto se avremo la capacità di effettuare investimenti per lo sviluppo.

Alla cessazione dello stato di pandemia dovranno essere riviste molte regole concordate con i trattati europei, in quanto non più attuali, per cui l’auspicio è di una presa d’atto della necessità, nel mondo globalizzato, di rendere l’unione europea più solida e coesa e soprattutto di accelerare una politica economica unionale in grado di garantire, non solo la sostenibilità del debito ma anche la crescita e lo sviluppo.

redazione@corrierenazionale.net

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