Cosa c’è da aspettarsi dai mercati dopo le feste di Pasqua

Economia & Finanza

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Riflettori puntati sul Pil cinese nel primo trimestre e sul Fmi che mercoledì taglierà le sue stime di crescita globale per il 2022. Interessanti saranno anche i dati sui Pmi dell’Eurozona di venerdì prossimo e l’andamento dei titoli di Stato, da cui dipenderano gli umori di Wall Street, delle Borse asiatiche ed europee.

© TIMOTHY A. CLARY / AFP
– Operatore finanziario di New York

AGI – La prossima settimana riflettori puntati sul Pil cinese nel primo trimestre, atteso per lunedì 18 aprile, sugli interventi a Washington di Jerome Powell e Christine Lagarde, che parleranno entrambi giovedì 21 aprile, sul Fmi, che mercoledì taglierà le sue stime di crescita globale per il 2022, per tener conto della guerra in Ucraina, indicando i rischi di recessione in un crescente numero di Paesi e sulla fine della campagna elettorale in Francia, che culminerà domenica 24 aprile con il secondo turno delle presidenziali e il testa a testa tra Emanuel Macron e Marine Le Pen.

Interessanti saranno anche i dati sui Pmi dell’Eurozona di venerdì prossimo, che per aprile prevedono un rallentamento dell’attività manifatturiera e dei servizi, ma che resteranno ampiamente sopra i 50 punti e dunque in fase espansiva.

Più in generale il vero market mover della settimana sarà l’andamento dei titoli di Stato, da cui dipenderano gli umori di Wall Street, delle Borse asiatiche ed europee.

Sui mercati gli investitori si aspettano banche centrali sempre più aggressive. Ormai è oltre un mese che va avanti così e lo si vede dai rendimenti dei T-Bond e dei Btp a 10 anni, che questa settimana hanno chiuso sui massimi rispettivamente al 2,83% e al 2,5%.

“La prossima settimana la tendenza di fondo rimarrà questa – commenta Vincenzo Bova, senior strategist di MPS Capitalservices – La Fed è intenzionata ad alzare a maggio i tassi Usa di 50 punti base e i mercati si aspettano che farà lo stesso anche a giugno e probabilmente a luglio. E in Eurozona la Bce è restata sulle sue posizioni ma si vede che la sua preoccupazione maggiore è l’aumento dell’inflazione, per cui, come ha detto, chiuderà il Qe nel terzo trimestre, non si sa ancora quando, ma non sarà secondario se lo farà a luglio oppure a settembre. La fine degli acquisti a luglio significa che rialzerà i tassi a settembre, mentre se finisce a fine settembre vuol dire che farà un rialzo solo a dicembre”.

Sui mercati azionari la settimana prossima continueranno le turbolenze, anche perchè dal’Ucraina non sono previste buone notizie. Mosca si concentrerà sulla conquista del Donbass e di negoziati di pace, di qui a maggio, non si sentirà molto parlare.

“La prossima settimana – dice Bova – sulla base dei livelli attuali, un rimbalzo tecnico ci può anche stare, resta il fatto che sono rimbalzi, come quello di marzo, che non sono rally sostenuti, destinati a durare, Tutto dipenderà dai tassi: se continueranno a salire i mercati resteranno sotto pressione”.

Lunedì esce il dato sul Pil Cinese nel primo trimestre

Il lunedi di Pasquetta arriva il dato sul Pil cinese, che nel primo trimestre dovrebbe crescere del 4,2% tendenziale e dello 0,7% congiunturale. Difficilmente questo dato incorporerà gli effetti dei lockdown a Shanghai e Shenzhen, per cui nei prossimi mesi la crescita del Dragone potrebbe scendere ancora. Pechino si aspetta un Pil al 5,5% a fine anno, per cui è evidente che l’economia cinese sta avanzando col freno a mano tirato. La Pboc, a banca centrale cinese, sta facendo di tutto per far ripartire l’economia ma la politica di ‘zero Covid’ non aiuta. Il dato sul Pil si rifletterà sui lavori del Boao Forum, l’importante riunione annuale dei leader politici e commerciali, che inizierà mercoledì prossimo  ad Hainan.

Giovedì a Washington parlano Lagarde e Powell

Lagarde e Powell parleranno tutti e due giovedì nell’ambito delle riunioni annuali di primavera del Fmi. Difficilmente diranno cose importanti ma ormai basta poco per smuovere i mercati.

Se Powell giovedì dovesse accennare al fatto che dopo maggio la Fed continuarà a rialzare I tassi di mezzo punto, difficilmente i rendimenti dei Treasury scenderanno e quindi le Borse, che già sono nervose, continueranno a subire turbolenze.

Per i mercati l’importante è che la Fed e Powell non diventi più ‘falco’. Se il discorso di Powell sarà una ‘fotocopia’ di quello che già hadetto, I mercati potrebbero riprendere fiato.

La Federal Reserve ha già detto che è pronta a ridurre il suo maxi-bilancio da 9.000 miliardi di dollari fino a un ritmo di 95 miliardi al mese e ci si aspetta che di qui alla fine dell’anno farà almeno 6-7 rialzi dei tassi d’interesse, per un totale di 200-250 punti base. Resta da vedere quanti di questi rialzi saranno di un quarto di punto e quanti di mezzo punto. Invece per la Bce i mercati si aspettano 1-2 rialzi dei tassi quest’anno.

La settimana prossima fari puntati su Rendimenti Treasury

I Treasury Usa saranno i grandi protagonisti della prossima settimana. L’inversione della curva dei rendimenti del 2-10 anni, che per i mercati è un importante segnale di recessione in 12-24 mesi, è stata un fenomeno temporaneo.

Ora la curva ha iniziato a ‘irripidirsi’, come dicono gli esperti, e il decennale è ai massimi da 3 anni, intorno al 2,8%.

Se questo trend prosegue è un brutto segnale per i mecati azionari. Dopo un’inversione, se il tasso del decennale torna a salire è un pericoloso segnale di recessione che si avvicina.

“Se nei prossimi mesi – spiega Bova – la curva del 2-10 continuerà a irripidirsi e non fletterà vuol dire che i mercati pensano che la Fed farà tutti i rialzi dei tassi nel 2022 e che nei due anni seguenti e in particolare nel 2024 li taglierà”, perchè dovrà far fronte a un calo della crescita e probabilmente a una recessione.

Prezzo del petrolio legato a decisione Ue su blocco greggio russo

Il prezzo del petrolio questa settimana è cresciuto. Il Wti è tornato a 106 dollari al barile, nettamente sopra i 100 dollari e il Brent è oltre i 111 dollari.

La settimana prossima tutto ruoterà intorno alla decisione dell’Unione europea di decidere il divieto di importazione del petrolio russo.

La misura è allo studio degli uffici di Bruxelles e non si sa quando potrebbe essere decisa, potrebbero volerci mesi. “Se l’Ue dovesse approvare il divieto – dice Bova – penso che il prezzo potrebbe tornare sui massimi” e cioè a 130-140 dollari al barile.

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