Cosa deve ancora fare il Parlamento prima di dedicarsi al Quirinale

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Camera e Senato sono impegnate a ‘liberare’ i rispettivi calendari dai povvedimenti urgenti: la legge di Bilancio, il decreto Pnrr e il ‘super’ green pass. Il tutto, con una raffica di voti di fiducia

 

 Senato Aula (imago)

L’obiettivo prioritario è incassare il via libera definitivo alla manovra entro il 31 dicembre, per scongiurare il rischio dell’esercizio provvisorio. Poi, dopo aver già blindato il decreto fiscale, il passo successivo è mettere in sicurezza con la doppia fiducia il decreto sul Piano di ripartenza e resilienza e, infine, il decreto che ha istituito il ‘super’ green pass.

Questo il timing dei lavori di Camera e Senato, almeno fino a metà gennaio.

Dopodichè, fatta eccezione per alcuni voti che potrebbero impegnare deputati e senatori, ma si tratterebbe comunque di provvedimenti ‘minor’, per le due Aule si stopperanno i lavori tradizionali per consentire al Parlamento di riunirsi in seduta comune e eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

Da settimane circola il ‘toto data’, ma al momento l’unica certezza è che la convocazione della prima votazione per la scelta del successore di Sergio Mattarella si conoscerà ufficialmente il 4 gennaio, quando il presidente della Camera Roberto Fico invierà la lettera alle Regioni affinchè procedano alla scelta dei delegati.

E in quell’occasione sarà indicata la data della convocazione del Parlamento. Dal 18 gennaio al 24, si ipotizza nei corridoi dei due palazzi, tutte le date sono buone. Ma oggi un elemento in più è arrivato dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio: il 17 gennaio dovrebbe approdare in Aula il decreto sul ‘super’ green pass. Che prima dovrà essere licenziato dal Senato.

Dunque, è il ragionamento che fanno i partiti, la prima seduta per il voto sul Colle potrebbe tenersi il 21 o 22 gennaio. Ma si tratta di ipotesi. 

Ciò che al momento è certo è il rush finale di Camera e Senato per ‘liberare’ i rispettivi calendari dai povvedimenti urgenti: la legge di Bilancio, il decreto Pnrr e il ‘super’ green pass.

Il tutto, con una raffica di voti di fiducia. Troppo alto il rischio che, senza ‘blindare’ i testi, si possano allungare i tempi non solo dell’esame in Aula, ma anche moltiplicare i passaggi tra i due rami, a seguito di eventuali modifiche.

Il calendario

In realtà il tour de force, complici non solo le scadenze dei decreti ma anche le imminenti festività natalizie, è già iniziato da una settimana, con la doppia fiducia messa dal governo sul decreto fiscale. Idem sul decreto Pnrr: licenziato ieri da Montecitorio con voto di fiducia, oggi mercoledì 22 dicembre toccherà al Senato bissare la fiducia e dare l’ok definitivo al provvedimento.

Quindi, sarà il turno della manovra: l’obiettivo di governo e senatori è chiudere l’esame, anche in questo caso con voto di fiducia sul maximendamento che recepisce tutte le modifiche apportate al testo, e passarla a Montecitorio entro giovedì 23 dicembre (anche se c’è chi non esclude si possa arrivare al 24 mattina).

La legge di Bilancio arriverà alla Camera per un esame fulmineo in commissione il 27 dicembre.

In Aula il 28, con voto di fiducia il 29 e voto finale sul provvedimento entro il 30 (anche se in capigruppo si è paventata l’ipotesi del voto la mattina del 31, ma fonti parlamentari spiegano che tutti i gruppi sono concordi nel chiudere i battenti di Montecitorio e andare in vacanza il 30 sera).

L’Aula della Camera tornerà a riunirsi il 10 gennaio: all’ordine del giorno la discussione gnerale della pdl sull’attività di lobbying, fortemente voluta dai 5 stelle. Poi alcune mozioni e povvedimenti non urgenti. Intanto, negli stessi giorni, il Senato dovrà approvare in prima lettura il dcreto sul ‘super’ gren pass.

Che è stato calendarizzato alla Camera per il 17 gennaio (ma viene spiegato che potrebbe anche anticipare di qualche giorno, Senato permettendo).

Anche sul decreto sulla certificazione verde rafforzata il governo potrebbe porre la fiducia (visti i tempi strettissimi) in entrambi i rami del Parlamento. Insomma, un rush finale che mobiliterà deputati e senatori in realtà per circa 15 giorni, giorno più giorno meno, di attività vera e propria, escludendo le feste di Natale e Capodanno, Epifania e i weekend.

Poi tutto si fermerà e si concenterà sul voto per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, almeno fino al 3 febbraio, giorno in cui scade il settennato di Mattarella.   

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