Covid-19 e Islam, dopo varie peripezie trova sepoltura l’imam di Portogruaro

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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Preparazione di una salma di un defunto di fede islamica   –   Diritti d’autore  Francisco Seco/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved. 

Si sono tenute stamani a Marghera i funerali di Salah Jbairi, morto a causa del covid lo scorso 13 gennaio.

La salma dell’uomo è rimasta per oltre una settimana nell’obitorio dell’ospedale Cattinara di Trieste in attesa di ricevere il nullaosta per la sepoltura.

Di origine marocchina, 64 anni, in Italia dal 1980, Salah Jbairi lavorava come operaio in un’azienda agricola. Alla sua famiglia suona quasi come una beffa che il destino se lo sia portato via a due anni dalla pensione.

Di fede islamica, Salah era peraltro imam di Portogruaro e di Codroipo. Residente a Varmo, in provincia di Udine, i suoi cari chiedevano che la salma potesse essere inumata nel cimitero del capoluogo friulano. Che non solo ha una zona dedicata ai musulmani ma resta più vicino ai suoi cari.

Per un cavillo burocratico, perché l’uomo non è residente a Udine, come previsto invece dalla legge, il Udine non gli ha aperto le porte del cimitero e neppure Trieste.

Dopo una forte pressione anche mediatica, il nullaosta è arrivato dal camposanto di Marghera.

“Il problema è acutizzato dall’emergenza sanitaria – dichiara Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia – con Salah Jbairi abbiamo risolto un caso ma non il problema. E purtroppo procediamo caso per caso”. Senza tener conto che i familiari dovranno percorrere circa 160 chilometri tutte le volte che vorranno andare a pregare sulla sua tomba.

E i casi non sono pochi, visto che la comunità religiosa islamica conta tre milioni di fedeli in Italia (di cui circa un milione sono italiani convertiti all’Islam).

La richiesta avanzata dall’Ucoii è avere una zona del cimitero che sia loro dedicata.

“Chiediamo una piccola porzione di camposanto che ci serve per creare un senso di comunità”.

-Si differenzierebbe questa parte del cimitero dal resto?

“No, in alcun modo. Ma per noi sarebbe importante, ribadisco, perché è importante per raccoglierci e per piangere i nostri cari rispettando i nostri riti. Con il covid, l’aumento dei morti anche di fede islamica è stato inevitabile. Noi abbiamo elaborato e diffuso un vademecum per evitare comportamenti che possano essere rischiosi e in questo senso abbiamo ridotto anche i riti legati alla sepoltura. Si evita il lavaggio del corpo, che viene avvolto nel sudario e inumato. All’inumazione però non possiamo rinunciare”.

La libertà di culto in questo mio Paese è riconosciuta dalla Costituzione che mi è stata donata dopo un giuramento celebrato dal sindaco di questo Comune. Sicuramente la grande Italia, patria che ho donato a mia volta ai miei figli, ai miei nipoti mi rispetterà anche in quest’ultimo mio viaggio..

I pensieri dell’imam immaginati dal figlio Zakaria Jbairi 

E anche in questo caso, Lafram ricorda che nel vademecum la comunità islamica italiana invita a evitare gli assembramenti e a consentire a poche persone di presenziare alla preghiera funebre.

“Chiediamo che ci si limiti a un massimo di tre persone, più l’imam”.

Prima della pandemia, in Italia c’erano una cinquantina tra cimiteri e spazi dedicati ai defunti di fede islamica.

“Con la pandemia il numero è stato raddoppiato, posso dire che adesso siano circa un centinaio in tutto le zone cimiteriali e i cimiteri assegnatici (i Comuni italiani sono circa 8000, ndr) ma in molti casi siamo arrivati a un accordo in modo informale con i sindaci che ci hanno chiesto di non pubblicizzare troppo la cosa”.

Non si tratta di una peculiarità musulmana, dice ancora Lafram, “da leggersi non vorrei che si finisse per dire “sono i soliti musulmani che rompono”.

Dall’11 settembre del 2001 in poi, la narrazione sull’Islam punta a fare di tutti i musulmani sicari dell’islamismo radicale e del terrorismo. E di certo non aiutano i sospetti di ingenti finanziamenti che arriverebbero da Qatar e Arabia Saudita, paesi paladini della forma di Islam più oltranzista, a sostegno di molte delle comunità islamiche europee.

Resta il problema della degna sepoltura, che non può essere negata a nessuno. Soprattutto qui in Italia, dove gli eredi de ‘I sepolcri’ di Ugo Foscolo hanno ormai imparato che simboli e riti funebri servono per ricordare e celebrare la nostra esistenza. Qui e ora.

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