Covid-19: il Giappone chiude le frontiere agli stranieri

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Di Gioia Salvatori  & euronews

 
L’aeroporto di Tokyo oggi   –   Diritti d’autore  Koji Sasahara/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

Il virus non va in vacanza e non conosce il capodanno, quindi bisogna aumentare il livello di allerta. Questo l’appello del primo ministro giapponese Yoshihide Suga, mentre la curva del contagio da nuovo coronavirus si impenna velocemente nel Paese del sol levante: quasi 3mila nuovi casi nelle ultime 24 ore e quaranta morti. Quindi il capo del governo ha chiuso i confini. “Per salvare la vita delle persone e per prendere misure precauzionali ho annunciato che il Giappone vieterà l’ingresso di cittadini stranieri da tutto il mondo – ha detto Suga – Si dice che il virus sia mutato e sia diventato più contagioso nel Regno Unito – ha aggiunto – ma le misure di base che adottiamo sono le stesse”.

Per salvare la vita delle persone e per prendere misure precauzionali ho annunciato che il Giappone vieterà l’ingresso di cittadini stranieri da tutto il mondo

Quindi un appello a lavarsi le mani, indossare maschere e ad assicurarsi di adottare tutti i gesti barriera. Concesso il rientro in Giappone solo ai residenti, per gli altri frontiere chiuse da questo lunedì.

Anche qui le megalopoli sono le più colpite, Tokyo registra il maggiore indice di contaminazione con oltre 700 nuovi positivi nelle ultime 24 ore e oltre 80 persone ricoverate in gravi condizioni.

Koji Sasahara/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.L’aeroporto di Tokyo pressoché deserto oggiKoji Sasahara/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.

Covid-19 e crisi economica

Nel frattempo anche il Giappone registra una crisi economica importante: bruciati circa 80mila posti di lavoro a causa della pandemia ma è probabile che il numero sia ancora più alto, sostengono i media nipponici, perché le rilevazioni prendono in esame solo i centri regionali dell’impiego e gli uffici pubblici di collocamento. Tra i settori più colpiti il manifatturiero con 10.384 licenziamenti e, ovviamente, l’alberghiero (9600 posti di lavoro in meno dall’inizio della pandemia). Inquietante anche il dato sui part time e gli intermittenti, la perdita è di 37.400 posti. Il ritratto dell’ecatombe è stato fatto dal ministero del lavoro che invita le imprese a usare i sussidi anziché licenziare.

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