Crescono i dubbi nel M5s sulla ricandidatura di Virginia Raggi

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Sono sempre di più i timori fra i consiglieri capitolini che temono di veder saltare l’asse con il Pd e la loro rielezione 

 

© Alessandro Serranò / Agf – Virginia Raggi

Alleati di governo, nei Comuni, vincenti ai ballottaggi, ma separati a Roma. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle vivono questo paradosso a cui danno il volto di Virginia Raggi. La sindaca ha annunciato di volersi ricandidare ad inizio agosto, spiazzando un po’ tutti, dentro e fuori il Movimento 5 Stelle.

Un sentiero stretto

I dirigenti romani e nazionali si erano convinti che si trattasse di una mossa – anche ben congegnata – per aprire un tavolo di trattative e arrivare ad un incarico di governo. Un sentiero che, però, si è dimostrato strettissimo e, nonostante questo, Raggi è andata avanti per la sua strada, ribadendo che non vede le condizioni per replicare l’intesa con i Dem in Campidoglio.

Alleanza vincente

Intanto l’alleanza Pd e M5s si è dimostrata vincente, come ormai riconoscono i vertici nazionali – tranne Alessandro Di Battista – convinti della necessità di cercare altri accordi con i dem sui territori. Senza Raggi, però, non si può fare. Perchè la sindaca è ancora titolare di un pacchetto di voti appetibile, quantificato in un 10-12 per cento da fonti del M5s.

Ago della bilancia

Quanto basta per essere ago della bilancia al secondo turno, ma insufficiente a garantire la rielezione alle truppe pentastellate che oggi siedono in Aula Giulio Cesare. Di qui la preoccupazione strisciante fra i consiglieri capitolini. E i primi accenni alla possibilità che Raggi faccia un passo indietro. Al momento si tratta di una ipotesi suggerita da una manciata di consiglieri comunali e regionali e ferma alla struttura locale del Movimento. 

Voci critiche

Un gruppo di 5 eletti di peso, tra cui Enrico Stefano, giovane ma in Aula Giulio Cesare già da 7 anni, ha dato vita ad una ‘fronda’ che, tra proposte progettuali e temi, da alcune settimane suggerisce alla sindaca di ripensare le sue scelte. Il potere di veto e condizionamento del gruppo consiliare verrà testato sugli ultimi voti importanti attesi in Consiglio entro fine legislatura, su tutti quello sullo stadio dell’As Roma, dove potrebbe diventare determinante proprio il sostegno del Pd.

La posizione delle anime più critiche non è distante da quella del vice sindaco Luca Bergamo, un passato a sinistra, pontiere nel dialogo con il Pd, che ha invitato la Raggi a riflettere sul tentativo di bis per non “rischiare di fare un favore alla destra”. Lapidario invece il giudizio di Roberta Lombardi, capogruppo M5s in Regione Lazio, che ha parlato di “candidatura non vincente”. Un pensiero condiviso, a microfoni spenti, anche da altri eletti pentastellati in Consiglio regionale. 

Il nodo Stati Generali

I vertici nazionali, viene spiegato da fonti parlamentari, sono completamente assorbiti dalla partita degli Stati Generali e, in ogni caso, devono attendere che il Partito Democratico, con tutto il centro sinistra, formalizzi la sua proposta di candidatura. “Dopo gli Stati Generali si vedrà”, viene spiegato.

 

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