Crisi di governo? Ma scherziamo?

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Da uomo della strada, posso dire la mia?

Poniamo il caso, di un cittadino/a che ogni santo giorno, quando si alza la mattina è costretto a pensare quale bolletta, cartella, avviso di mora, intimazione deve pagare per prima. E questo da anni e anni.

Poniamo anche che il suo stipendio fisso al netto non superi 1500 € al mese dai cui togliere l’affitto dell’appartamento o, in assenza, mettere da parte una certa cifra per le imposte relative, per i rifacimenti della facciata condominiale o di altre simili cose che l’amministratore definisce urgenti giacché “ Deus vult”, che si identifica oggidì col Comune, la cessata Provincia, l’avviata (1970) Regione, lo Stato, il sindacato delle rondini che chiedono grondaie più ospitali.

Poniamo altresì il caso che un giorno la Fortuna gli passi accanto e, come si sa, essendo bendata, senza soffermarsi troppo lo conduca seco per vie inattese e in ambienti titolati, là dove gli invidiosi sarebbero portati a esclamare: “ ma che botta di cu..”.

In quel palazzo l’ex pover’uomo scopre di non avere più lo stipendio fisso ma l’indennità parlamentare, che è tutta un’altra cosa. Si accorge che i 1500 euro di una volta si sono quasi decuplicati tenendo anche conto dei rimborsi per spese telefoniche e qualche benefit. Che può viaggiare gratis su treni e aerei anche il 15 di agosto, a Camere chiuse, per andare a Taormina ove nessuno se lo fila in quanto nella Perla dello Ionio non ha preso neppure un voto, visto che il suo collegio è Piemonte 1 o l’ex circoscrizione Torino-Novara-Vercelli. Trasecola poi nel prendere atto che può imparare le lingue gratis, mangiare al ristorante interno con poche lire, usufruire d’interessi bancari di favore e soprattutto di non doversi più pagare lo spostamento da casa al lavoro, perché è gratis. Tutto un altro mondo.

L’ex poveruomo, lasciato dietro di se il suo appartamentino, l’ansia delle bollette, dei balzelli, tributi e gabelle, respira, ma tutto ha un prezzo e l’imprevisto sta dietro l’angolo specie se assume il nome di rimpasto governativo, cambio di maggioranza se non addirittura, il cielo ce ne scansi, paura paura, crisi di governo. “Le crisi di questo tipo”, lo avverte il vice capo gruppo muovendo la testa, “si sa dove iniziano ma non dove, quando e a cosa portano”.

Fu così che il novello parlamentare fu risucchiato in un vortice profondo di contatti, collettivi, personali, attraverso il telefono o messaggi olografi, bigliettini di vario tipo e tenore, comprese la ventilata allusione alla sua carriera politica.

“ … Sarebbe un peccato, proprio adesso che si pensava a te per un sottosegretariato… Occorre evitare il voto”.

-Allearsi con i nemici di ieri? Ma significa perdere la faccia.-

-Innanzi tutto quelli non sono “nemici” bensì “avversari” cui ci lega una lunga comunanza d’idee, risalenti a quando Garibaldi partì da Quarto, e le cui differenze nascono solo da una visione dottrinaria ormai desueta e troppo flessibile per non permettere un avvicinamento politico e culturale a quell’area di pensiero specie dopo l’istituzione del “preambolo”. L’Ex poveruomo a quel punto barcolla, non ha capito niente. -Eppoi che vuol dire la faccia? La faccia come la perdi la si ritrova, la poltrona invece no, alla luce dei sondaggi che ci danno in crisi, non la ritrovi più. Dobbiamo presentarci al Colle con un cambio di maggioranza credibile e affidabile onde evitare le elezioni anticipate Devi essere dei nostri.

-E dove dovrei andare a sedere?

-Qui ogni posto è buono, non ci pensare.

L’ex poveruomo passò una notte d’inferno. Nel dormiveglia gli apparvero gli amici che ridevano tra loro indicandolo come voltagabbana; ma gli apparvero anche le bollette, l’affitto, i trasporti e gli sovvenne il tormento quotidiano di cosa pagare per prima con 1500 euro il mese. Orribile nottata, solo seconda a quella che dovette trascorrere l’avaro ed egoista Scrooge nel racconto di Dickens Il canto di Natale.

La mattina era uno straccio. Una volta nell’emiciclo lo avvicinò addirittura il capo gruppo, che non l’aveva mai filato. Al massimo un distratto “ciao collega, c’è nebbia a Torino?” anche se si era a giugno.

-Mi hanno detto che possiamo contare sulla tua fedeltà.

-Ma mi sembra di tradire………

– Tradire? Tu sei un benemerito, un uomo politico che anche da portatore d’acqua conosce il bene della Patria, ed in Suo nome fa scelte, magari dure e financo impopolari ma utili. E poi…, non stai bene qui? Non “manes optime”? Vuoi lasciare l’Italia in mano ad avventurieri?

Le cartelle, le bollette, l’affitto e l’assegno di impiegato d’ordine danzarono davanti agli occhi del nostro.

-Se devo farlo per la Nazione, che amo e che mi ha dato i natali, non posso che essere responsabile. Se Parigi val bene una messa figuriamoci il mio Paese, accetto; viva l’Italia. Evitò per un pelo di sbattere i tacchi e fare il saluto militare.

Crisi di governo? Ma siamo diventati matti.

Giuseppe Rinaldi

girinaldi@libero.it

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