Crisi nel golfo. L’Iran convoca l’ambasciatore britannico

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L’ Iran ha convocato l’Ambasciatore britannico a Teheran dopo che il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, ha accusato l’Iran degli attacchi di giovedì scorso a due petroliere nel Golfo di Oman. “Nel corso dell’incontro l’Iran ha criticato con forza l’inaccettabile posizione del Regno unito sugli attacchi nel Golfo di Oman – si legge sull’agenzia di stampa iraniana Isna – nessun altro Paese oltre al regno Unito ha supportato le accuse americane”. Gli Stati uniti hanno infatti puntato il dito contro l’Iran, che ha respinto con forza l’accusa. 

Anche i sauditi, dopo gli americani e i britannici, accusano apertamente l’Iran di aver attaccato le due petroliere nel Golfo dell’Oman. Lo afferma il principe ereditario Mohamed bin Salman in un’intervista ad Asharq al-Awsat. “Il regime iraniano non ha rispettato la presenza a Teheran del premier giapponese, anzi ha risposto ai suoi sforzi di mediazione attaccando le due petroliere, una delle quali era giapponese”, ha detto il principe.

 Le prove raccolte dimostrano che gli attacchi del mese scorso a quattro petroliere al largo degli Emirati arabi uniti sono stati messi a segno con “tecnologie sofisticate” che non sono nella disponibilità di “attori o gruppi illegali non statali” e che presuppongono “processi condotti da uno Stato”. Lo ha detto il ministro degli Esteri degli Emirati arabi uniti, Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Sofia con l’omologa bulgara Ekaterina Zaharieva, aggiungendo però che “ad oggi non abbiamo prove sufficienti per puntare il dito contro un particolare Paese”. Giovedì scorso altre due petroliere sono state attaccate nel Golfo di Oman. Gli Stati uniti hanno accusato l’Iran, che ha respinto con forza l’accusa. 

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