Crisi sanitaria e crisi economica, quali rimedi

Economia & Finanza

Di

Avv. Luigi Benigno

La persistente crisi sanitaria causata dalla pandemia da covid-19 è stata finora contenuta grazie ai provvedimenti del governo Conte, che con i d.l. e con i dpcm ne ha solo rimandato l’esplosione.

Occorre un intervento legislativo che deroghi alle norme fallimentari e che impedisca la fallibilità delle imprese effettivamente colpite dalle lunghe restrizioni e dal consumer crunch; le aziende del comparto turistico alberghiero, della ristorazione, dello spettacolo etc.

La fallibilità delle aziende dovrebbe essere valutata, in merito ai presupposti di cui all’art.1 della legge fallimentare, alla data del 31 dicembre 2019. Occorrerebbe innalzare, in via eccezionale, le soglie di fallibilità onde evitare fallimenti a catena, che genererebbero molti più danni rispetto a quelli provocati dalla pandemia. Ai professionisti dovrebbe essere demandata dal giudice delegato una attenta valutazione in merito alle potenzialità del business model della impresa di recuperare fatturato ed in quanto tempo dalla cessazione dell’emergenza sanitaria, presumibilmente dal 2022. Tutte le imprese già insolventi prima della crisi dovrebbero beneficiare di un allentamento delle maglie per essere ammesse al concordato preventivo o fallimentare.

L’innalzamento delle soglie di fallibilità consentirebbe a migliaia di aziende di beneficiare delle procedure di sovraindebitamento, oggettivamente meno invasive, più rapide e meno dispendiose rispetto alle procedure fallimentari. Inoltre, di non trascurabile apprezzamento, è la finalizzazione delle procedure di ristrutturazione del debito, l’accordo con i creditori, così come la procedura liquidatoria; sono numerose le imprese già ammesse alla ristrutturazione dei debiti o alla procedura di liquidazione del patrimonio.

Solo con un intervento legislativo sarà possibile evitare fallimenti a catena, licenziamenti e l’intasamento delle sezioni fallimentari dei tribunali.

 

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