Cristo, uomo del sud. Cristologia del Sud del Mondo

Arte, Cultura & Società

Di

di Mario Setta

Che Gesù di Nazareth, storicamente, sia “meridionale” è un dato anagrafico. Così, perlomeno, osservando la geografia fisica della parte alta dell’emisfero boreale. Ma, se l’osservazione prende in considerazione l’intera metà dell’emisfero Nord, la Palestina si colloca sostanzialmente al centro dell’emisfero e quindi Cristo è, storicamente, “centrale”. Non è facile dire quale influenza possa aver avuto sulla persona di Gesù il luogo di nascita, di formazione, di attività. Ma non andrebbe sottovalutato.

Adamo, il primo uomo, nasce nell’Eden. Cristo, secondo Adamo, nasce sulla terra. Questa. Mentre dell’Eden sappiamo ben poco e quel poco è leggenda, di questa terra sappiamo molto, anche se ancora troppo oscuramente. Ciò che ci lega a Cristo è l’aspetto della “terrenità”. O, ancora di più, della comune umanità. Ed è per questo che Gesù non si definisce mai esplicitamente “Figlio di Dio”, ma ripetutamente “Figlio dell’Uomo”: 69 volte nei Vangeli sinottici (Mt 8,20 “il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo”; Mc 2,28 “il Figlio dell’Uomo è signore del Sabato”) e 13 volte nel vangelo di Giovanni (3,14 “…così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo”). Totale 82 volte “Figlio dell’Uomo” e 20 “Figlio di Dio”.

Quest’ultima determinazione della figura di Gesù, nel Nuovo Testamento, viene descritta per metterne in risalto la trascendenza, e “Figlio dell’Uomo” per caratterizzarne l’immanenza, la storicità. Dicendo “Gesù fu un grande uomo”, e ripetendo spesso la frase di Agostino “Per essere uomini bisogna essere più che uomini”, Ignazio Ellacurìa, assassinato con altri confratelli all’Università di El Salvador il 16 novembre 1989, intendeva sottolineare la grandezza dell’Umanità-Crocifissa, risorta con Cristo: “la speranza del trionfo, che deve avere carattere pubblico e storico è in relazione con l’instaurazione del diritto e della giustizia” (cfr. “Il popolo crocifisso”).

Cristo è quindi totalità di trascendenza e immanenza, divinità e umanità, cielo e terra. Ma, storicamente e umanamente, il modello che meglio si attaglia agli uomini è “Figlio dell’Uomo”. L’Uomo, come individuo e come società, perché nella Sacra Scrittura “Figlio dell’Uomo” è applicato sia ad un individuo che alla società. Per questo la “buona notizia” (eu-anghelos = evangelo) è Cristo stesso, persona e messaggio.  Logos e Regno di Dio. Cristo è il Logos, la Parola (Gv 1,14 “la Parola si fece carne e ha posto la tenda in mezzo a noi”, come i nomadi nel deserto). Logos che diventa Sarx (carne), per essere partecipe della debolezza umana, del mondo del peccato, dell’anti-regno in modo che diventi “regno dei cieli”, “regno di Dio” qui, sulla terra.

La Parola di Dio è Gesù, il “servo di Yawé”, descritto ampiamente nel libro del profeta Isaia: “Proclamerà il diritto con fermezza, non si abbatterà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra” (42,3-4). Nel Vangelo di Giovanni la figura del “servo sofferente” è ricordata molto spesso. Purtroppo nei primi secoli del cristianesimo il titolo di “servo” (figlio dell’uomo) viene posto in ombra per dare importanza al trionfo della resurrezione e quindi al “Figlio di Dio”.

Tutto lo sforzo, teologico e pastorale, dei rappresentanti della teologia della liberazione, nata e affermatasi nel Sud America, è stato indirizzato a presentare il volto umano di Cristo. Uno sforzo che spesso ha implicato il martirio con “effusione di sangue” (Rutilio Grande assassinato il 12 marzo 1977, Oscar Romero assassinato durante la Messa il 24 marzo 1980, Ignazio Ellacuria, ecc.) da parte del potere politico o la condanna da parte del potere religioso cattolico, come la “Notificatio” contro Jon Sobrino approvata da Benedetto XVI il 13 ottobre 2006. “E’ urgente recuperare, soprattutto nel Terzo Mondo, – scrive Sobrino – il rapporto Figlio-Servo, poiché sarebbe triste che in un mondo crocifisso non si usasse e non dicesse nulla il titolo di Cristo che più gli somiglia”. E ancora: “Bisogna presentarlo nella sua capacità di umanizzazione, essere voce dei senza voce contro quelli che hanno troppa voce”. 

“Per me, – scrive Leonardo Boff – la cosa più importante che si è detta di Gesù nel Nuovo Testamento non è tanto che egli è Figlio di Dio, Messia, ma che è passato per il mondo facendo il bene, guarendo alcuni e consolando altri. Quanto mi piacerebbe che si dicesse questo di tutti e anche di me”. Cristologia è far memoria di Cristo, coinvolgendo ogni persona, senza forzarla. La memoria di Cristo è “rivoluzionaria”, per sua natura, perché è memoria di un crocifisso. “Cristo – scrive Rutilio Grande – volle significare il regno in una cena… La celebrò la vigilia del suo impegno totale… Era il memoriale… Un pasto condiviso nella fraternità, nel quale tutti abbiano il proprio posto e il proprio luogo.”

Papa Francesco, che conosce persone e tematiche teologiche del Sud del Mondo, appare come un fratello. Un papa povero a servizio di tutti i poveri del mondo. Un papa umano.  Finalmente.

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