Da Bari una grande speranza di Pace

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Il vescovo di Roma assieme a più di una ventina di altissimi prelati di varie Chiese del Mediterraneo -e non solo- si sono dati appuntamento a Bari per venerare il santo di Myra e per proseguire il dialogo interreligioso così caro a papa Francesco e a tutti gli amanti della pace.

Le cerimonie di oggi a Bari sono state un grande momento per la vita della città e dell’intera cristianità. Esse sono state espressione di uno sforzo corale per trovare una sintesi tra le ritualità di ognuna delle Chiese esistenti e sono state una prima prova del comune modo di pregare. Si tratta di uno sforzo immenso nel quale ogni gesto, ogni parola, ogni brano delle sacre scritture declamato è stato studiato in ogni dettaglio. Siamo veramente nel vivo del dialogo interreligioso e quindi nell’incontro tra culture e sensibilità.

Ma è stato un momento importante anche sul piano geostrategico; le Chiese più esposte a guerre e persecuzioni presenti a Bari ai massimi livelli hanno ricevuto il più ampio riconoscimento internazionale e quindi oggi sono più forti nella loro opera per la pace e per una più armonica convivenza tra popoli.

Estremamente significativo è il riconoscimento e l’accettazione delle diversità e delle peculiarità specifiche di ogni partecipante, come patrimonio di tutti e come elemento unitivo e non divisivo. È la risposta cristiana all’omologazione mondialista tecnocratica, efficientista, arrogante e dimentica della dignità umana, del singolo individuo e delle collettività; risposta cristiana che restituisce speranza ad ognuno e toglie carburante alle guerre o anche solo alle competizioni (come quelle economiche) che dividono e uccidono. Si è visto in modo plastico come tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda ed ispirati dallo stesso anelito unitivo nel rispetto delle singole originalità.

Il tema della pace è un evidente banco di prova degli elementi culturali, filosofici e teologici che sono unitivi tra le Chiese; esso è certamente un tema cristiano ma è altresì il luogo ideale nel quale ritrovarsi anche con altre confessioni non cristiane in una sana gara a contribuire il più possibile a questo irrinunciabile obiettivo; è impossibile non vedere nella scelta di queste parole di pace un invito per tutte le confessioni, cristiane e non, ad usare il peso della propria influenza per questo scopo.

Salta prepotentemente agli occhi il ruolo formativo, catechizzante, del magistero dell’insieme delle Chiese presenti, verso il mondo laico, specie politico, che è ancora prigioniero delle logiche vecchie e superate fatte di conflitti e confronti, ambizioni sfrenate e disprezzo della dignità umana. Logiche che non hanno pagato mai e che hanno condotto l’intero Occidente in un vicolo cieco sia in economia ma anche nella difesa dell’ambiente e della gestione delle convivenze da cui non si sa come uscire.

Ancora moltissimo ci sarebbe da dire in fatto di speranza suscitata nella gente comune; gente comune che dai potenti di oggi è ormai relegata nella forzata accettazione delle attuali condizioni di vita quasi fossero ineluttabili. È palpabile l’abisso che separa la vita odierna ormai priva di idealità e speranza -anche solo lavorativa- e l’ariosità quasi cosmica che avvolge questa esperienza di dialogo interreligioso fatta di ardita fiducia in se stessi e nel comune futuro. Il rilancio dell’Occidente e dell’intera umanità non potrà esserci senza che la gente non ritrovi la speranza di un futuro migliore; speranza, come noto, polverizzata dai tecnocrati mondialisti e dalla politica loro vassalla.

Quindi una giornata di sole, di grande ariosità ideale e materiale che ha donato a tutti partecipanti più forza e maggiore consapevolezza nella possibilità che “assieme possiamo riuscirci” a darci un futuro più luminoso.

Canio Trione

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