Da lunedì 8 italiani su 10 saranno in zona gialla

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E’ la stima della Coldiretti su dati Istat sul cambio di colore per Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Valle d’Aosta che si aggiungono a Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia, Liguria, Marche, Veneto, Calabria, Friuli Venezia Giulia e alle province autonome di Trento e Bolzano  

© MASSIMO VALICCHIA / NURPHOTO – Gianicolo, Roma, ai tempi del coronavirus

 Con l’avanzare dei contagi per effetto della variante Omicron la zona gialla interessa quasi otto italiani su dieci (79%) per un totale di 46,5 milioni di persone residenti nelle 15 regioni interessate. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento agli effetti del cambio di colore da lunedì per Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Valle d’Aosta che si aggiungono a Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia, Liguria, Marche, Veneto, Calabria, Friuli Venezia Giulia e alle province autonome di Trento e Bolzano.

Una situazione che sta mettendo sotto pressione le strutture sanitarie ma anche servizi essenziali necessari alla vita quotidiana delle persone. L’obbligo vaccinale per gli over 50 – continua la Coldiretti – è importante per non mettere a rischio e forniture alimentari del Paese garantite da quasi 4 milioni di persone che dai campi alle stalle, dalle industrie dalla botteghe fino alle catene delle distribuzione fino ad ora non hanno mai smesso di lavorare durante la pandemia.

Sono nelle campagne sono ben 350mila lavoratori agricoli con più di 50 anni che rappresentano più di un terzo (34%) del totale di 1,046 milioni di lavoratori agricoli dipendenti impegnati nella preparazione dei terreni e nella raccolta, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Inps dalla quale emerge tuttavia che in agricoltura il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore vede impegnati stranieri provenienti anche da Paesi dove vengono utilizzati sieri come il vaccino russo Sputnik russo o il cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti. 

Con la piena ripresa delle attività agricole è facile dunque prevedere l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione in un momento in cui con la pandemia da Covid  si è aperto uno scenario di incertezza, accaparramenti e speculazioni che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali come l’energia e il cibo.

“Per garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente dunque adottare con strumenti concordati con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che chiede “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.

Una opportunità anche per favorire un ricambio generazionale in un momento di crescente interesse da parte dei giovani per il lavoro in campagna dove accanto alle figure tradizionali come potatori di alberi da frutta, olivi e vigne o ai trattoristi e iniziata la sfida della rivoluzione digitale con gli investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose per combattere i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente e aumentare la sostenibilità delle produzioni.  AGI

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