Dal 3 giugno via libera alla circolazione tra regioni

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Confermato il 3 giugno per lo spostamento tra le regioni. “Non ci sono al momento motivi per rinviare”, afferma il ministro della Salute Speranza. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia continuera’ il confronto con i governatori sul tema. L’Iss certifica che non c’e’ piu’ alcuna situazione critica. In quasi tutte le regioni gli indici di contagio sono al di sotto di 1 e i nuovi casi sono in diminuzione.

Via libera dal vertice di governo alla riapertura il 3 giugno della mobilita’ tra regioni. Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, sentira’ adesso, nuovamente, singolarmente ogni regione. “Il Decreto legge vigente prevede dal 3 spostamenti infraregionali. Al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti”, ha spiegato, al termine della riunione dei capi delegazione, il ministro della Salute, Roberto Speranza, aggiungendo: “Monitoreremo ancora nelle prossime ore l’andamento della curva”.

Per riaprire i ‘confini’ non ci sara’ neanche bisogno di un nuovo Dpcm: quello in vigore prevede infatti il divieto di spostamenti infraregionali fino al 2 mentre a partire dal giorno successivo questi possono essere “limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 19 del 2020, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalita’ al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”. 

Sugli ospedali non c’è più la pressione di marzo, “partirei da qui per dire che il virus al momento è sotto controllo, ma questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia”. A dirlo è Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico, in un’intervista a “Il Sole 24 ore”. “Come medico e cittadino trovo incoraggiante che non arrivino notizie di ospedali sotto pressione compresi quelli lombardi”, continua Richeldi. “A parte la minore pressione sugli ospedali che ci conforta – aggiunge il medico – ora abbiamo anche un sistema di monitoraggio dei dati condiviso tra Regioni, ministero della Salute e Iss che ci permette di monitorare costantemente la situazione e quindi prendere rapidamente le misure necessarie che dovessero servire. E poi è cresciuta la capacità delle Regioni di scoprire nuovi casi, compresa la Lombardia al di là delle polemiche che sono inutili”. Per quanto riguarda le riaperture, spiega, “è chiaro che nella mia professione prevale sempre la cautela. Forse si può aspettare ancora di più. Credo però che si tratti di un rischio calcolato che la politica, a cui spetta questo tipo di scelte, può assumere sulla base di dati che non sono allarmanti”. “Il virus – conclude- circola di meno grazie al lockdown che è stato efficace così come ora aiuta il distanziamento e l’uso delle mascherine. Meno virus che circola significa meno casi e anche meno esposizione e quindi meno carica infettante che è ridotta e quindi si hanno casi meno gravi”.

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