Secondo l’uso del tempo, Scribe propose a Rossini di riciclare, ampliandolo, un soggetto già utilizzato: un suo vaudeville (commedia leggera e brillante, basata sull’intrigo e la satira) rappresentato a Parigi nel 1816, per il quale il drammaturgo si era ispirato ad una ballata medievale, tratta a sua volta da una leggenda piccarda in cui venivano celebrate le avventure boccaccesche di un libertino (il Conte Ory), entrato nel convento di Formoutiers con un gruppo di cavalieri mascherati da suore ‘per far piacere alle monache e scacciare la noia’.
Le ultime righe della divertente ballata avvertivano maliziosamente il lettore che nove mesi dopo, ogni suora ebbe ‘il suo piccolo cavaliere’.
La stesura del libretto pose alcuni problemi: dall’esiguo materiale dell’atto unico del vaudeville si doveva trarre una vicenda capace di ‘riempire’ i due atti dell’opera, tenendo conto contemporaneamente dell’intenzione del Compositore di riciclare alcuni brani del Viaggio a Reims (in lingua italiana e quindi con accenti musicali impostati su valori metrici diversi),
Non essendo quell’operazione facile né indolore, i rapporti fra il Musicista e Scribe divennero così tesi che quest’ultimo, abituato ad imporre i propri prodotti ai maggiori operisti del tempo, d’accordo con il suo collaboratore rifiutò di far apporre al libretto i propri nomi (salvo farli aggiungere precipitosamente dopo il trionfo dell’opera).
L’opera (la penultima del Maestro pesarese) fu presentata all’Opéra di Parigi il 20 agosto 1828 e – in grado com’era di tener desta l’attenzione del pubblico fin dalle prime note- ottenne fin da subito un grande successo.
Per De Ana -che firma regia, scene e costumi- si tratta di un ritorno dopo trent’anni: nel 1992 curò uno storico e visionario allestimento di ‘Semiramide’.
Fin dalle prove la messa in scena si è preannunciata divertente e colorata, un gioco degli equivoci e di travestimenti tra sacro e profano, grazie anche al gioco di luci di Valerio Alfieri.
Per alcuni, però, Ana ha confezionato uno spettacolo all’insegna dell’assurdo totale, paragonato più a Helzapoppin (film comico musicale del 1941, diretto da H.C. Potter e ispirato direttamente all’omonima rivista messa in scena a Broadway: un insieme di gags, di trovate esilaranti, di numeri comici divertentissimi) che alle opere del francese Feydeau che è per molti versi il creatore di quel genere di commedie che in Italia sono state battezzate col nome francese di pochade, commedia brillante, tra il farsesco e il licenzioso) e che in Francia, invece, si definiscono vaudeville con scene ispirate al pittore Hyeronimus Bosch: piante antropomorfe, dinosauri e uccelli giganti nei momenti culminanti.
Così è stato: risate a non finire, applausi a scena aperta per le arie più difficili ed alla fine quasi 15 minuti di battimani (e anche di piedi come è tradizione a Pesaro).
Assieme a lui figurano nel cast Julie Fuchs, Nahuel Di Pierro, Maria Kataeva, Andrzej Filonczyk, Monica Bacelli e Anna-Doris Capitelli (repliche 12, 16 e 19 agosto).
Ricordo a me stessa che il Sistema è stato promosso nel 1975 dalla F.E.S.N.O.J.I.V., ente statale che si è occupato della gestione e promozione di oltre 125 orchestre e cori giovanili, 30 orchestre sinfoniche e dell’educazione di oltre 350.000 studenti in 180 nuclei operativi sul territorio venezuelano.
L’11 agosto alla Vitrifrigo Arena ha debuttato la terza opera: ‘Otello’, diretta da Yves Abel, alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e del Coro del ‘Ventidio Basso’. E’ messa in scena da Rosetta Cucchi, con le scene di Tiziano Santi, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Daniele Naldi. Nel cast, Enea Scala, Eleonora Buratto, Evgeny Stavinsky, Dmitry Korchak, Antonino Siragusa (repliche 14,17 e 20 agosto).