Diaconato femminile. Promessa di papa o di marinaio?

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Trascrivo da un comunicato di “Noi Siamo Chiesa”: «L’8 aprile papa Francesco ha deciso di istituire una nuova Commissione di studio sul diaconato femminile. Egli ha quindi mantenuto la promessa fatta nel discorso conclusivo del Sinodo panamazzonico, quando aveva detto di “fare propria la richiesta di richiamare la Commissione, o magari aprirla con nuovi membri per continuare a studiare in che forme esisteva nella Chiesa primitiva il diaconato permanente”… Tuttavia, una volta scorso l’elenco dei componenti della nuova Commissione, senza ovviamente mettere in dubbio di ognuno di essi la buona fede, lo spirito di servizio alla Chiesa e la volontà di adempiere con impegno, rigore e profondità al compito loro affidato, non possiamo non esprimere la nostra perplessità, per almeno tre ragioni.

Prima di tutto salta all’occhio come, rispetto alla prima Commissione, si sia ridotta la parità di genere. A comporla sono ora 5 donne e 7 uomini (di cui ben cinque appartengono all’ordine clericale)… In secondo luogo impressiona il fatto che, sebbene l’esigenza della sua istituzione sia nata nel contesto del Sinodo panamazzonico nonché come risposta a quanto lì discusso e a una duplice domanda, quella dei padri sinodali, espressa nel n. 103 del Documento finale… a comporre la nuova Commissione non vi sia nessuna/o proveniente dall’Amazzonia, anzi nessuna/o dell’America Latina, anzi nessuna/o del Sud del mondo!

In terzo luogo, le persone designate a farne parte non paiono avere alle spalle studi specifici sul tema e quando su di esso hanno manifestato pubblicamente la propria opinione, lo hanno fatto tutte in senso contrario a qualunque ministero ordinato per le donne… Ci pare dunque forte il rischio di un’iniziativa “con esito preconfezionato”, che confermerebbe, ancora una volta, la condizione di minorità riservata alle donne nella Chiesa, deludendo quindi le attese di una grande parte della comunità ecclesiale».

Peccato. Il timore del Papa e di tanti uomini della Chiesa è che il diaconato femminile sia la strada per il sacerdozio femminile. Non sia mai!

In una lettera sul blog de L’Espresso del 13 maggio 2016, scrivevo, tra l’altro: «Io credo che papa Francesco, che è uomo sensibile e intelligente, sappia in cuor suo che è cosa cattiva e ingiusta impedire ad una donna di abbracciare il sacerdozio. Credo che papa Francesco sappia in cuor suo, che la Chiesa basa la sua irremovibile posizione su un futile pretesto: “Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici” (Inter Insigniores).  Le ragioni, però, che “obbligarono” Gesù a non inviare delle donne “come pecore in mezzo ai lupi” (Mt 10,16), oggi non esistono più. Oggi non c’è nessuna ragione seria per escludere le donne dal sacerdozio. Se il Papa lo dichiarasse apertamente, nella Chiesa ci sarebbe davvero una rivoluzione. Rivoluzione che sicuramente avrebbe i suoi effetti anche sulla nostra società».

 Io credo che papa Francesco “sapeva in cuor suo”, quando fece la promessa, e che questa è diventata come quella dei marinai, per mancanza di coraggio. I marinai sono in buona fede quando fanno promesse durante la tempesta, poi la tempesta passa e i marinai non hanno il coraggio di mantenerle, le promesse.

Temo che le donne per accedere al diaconato dovranno aspettare un papa sensibile, intelligente, ma anche coraggioso. Non è facile. Campa cavallo, riguardo al sacerdozio.  

Renato Pierri

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