Difesa delle donne? Intervista a Marco Valerio Verni

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La settimana scorsa nella rubrica “Vittime e Carnefici” con Veronica Sansuini, commissaria per le pari opportunità della regione Marche e vicepresidente dell’osservatorio nazionale diritti negati, si è parlato della sentenza choc di Torino

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Ma un altro aspetto a dir poco scioccante, per non dire vergognoso, della situazione in cui versa il Paese per quanto concerne la difesa delle donne, sono le costanti molestie sessuali nonché stupri che, nel “migliore” dei casi, sono solo tentati e con tanto di recidiva.

Facta docent.

I frutti acerbi della “giustizia”

A Firenze un cittadino siriano di 38 anni è stato accusato di un brutale tentativo di violenza sessuale su una romana di 33 anni.

L’orrore è avvenuto all’alba di domenica 26 giugno, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella.

Prima l’uomo era riuscito a toccarla nelle parti intime e si era più volte sfregato su di lei.

Uno stupro che non si è consumato grazie all’intervento di alcuni passanti, i quali hanno bloccato il malvivente che aveva già i pantaloni abbassati, dopo aver scaraventato a terra e parzialmente spogliato la sua vittima.

Adesso questo malfattore va finalmente in carcere.

Un “finalmente” che ci sta tutto, visto che non era la prima volta che l’uomo si macchiava di simili nefandezze.

Il cittadino siriano, infatti, si era reso protagonista di nefandezze analoghe nel 2015 e nel 2018, quando abitava a Roma prima di trasferirsi a Firenze.

Già due volte condannato per abusi su donne, non era andato in carcere neppure dopo che le due sentenze erano passate in giudicato.

Secondo quanto riportato da La Nazione, a convincere il giudice del concreto pericolo di reiterazione del reato è la circostanza che il siriano “sia stato in grado di usare violenza sessuale nei confronti di una giovane donna pur mentre questa si trovava in compagnia di un suo coetaneo e nel centro di Firenze, allo scopo evidente di soddisfare le proprie illecite pulsioni sessuali. Tali modalità della condotta lasciano intendere che si tratti di un soggetto dotato, dunque, di una personalità incline alla violenza e del tutto insensibile al rispetto dell’altrui sfera sessuale”.

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Due condanne per abusi ma tranquillamente a piede libero a mietere altre vittime, questa volta fortunatamente scampata.

Com’è possibile tutto ciò? Ma soprattutto,questa volta sarà fatta giustizia?

A queste domande risponderà, sempre per la rubrica Vittime e carnefici”, l’avvocato Marco Valerio Verni.

 

“Siamo un Paese dalle mille contraddizioni.

Giusto il garantismo, addirittura fino a che una sentenza sia definitiva, ma esso dovrebbe valere per tutte le figure che, a vario titolo, sono (purtroppo) coinvolte in un reato.

Nel caso di violenza sessuale, in particolare, stante la delicatezza del tutto, occorre certamente massimo equilibrio, visto che ci sono anche casi “inventati” o che non sono andati proprio come li si racconta, ma è altrettanto vero che, di fronte ad indizi particolarmente gravi, non si dovrebbe avere remore nell’applicare misure cautelari importanti.

Deve contare, cioè, sia la vittima, sia la sicurezza generale.

Si assiste troppe volte, poi, anche in caso di condanna , alla sua sospensione condizionale, pure in presenza di precedenti, perché il magistrato di turno ha reputato che l’imputato in questione magari si sarebbe astenuto, in futuro, dal commettere altri reati, in base ad un suo giudizio del tutto discrezionale, basato anche sulla personalità del suddetto.

In diversi casi, tale giudizio si è rivelato, e si rivela, sbagliato e sarebbe interessante sapere che conseguenze subisca il giudice che lo ha effettuato.

Non conosco, nel dettaglio, il caso di specie, ma gliene posso citare uno che conosco bene e che ha fatto il giro del mondo, per la sua efferatezza: quello di Pamela Mastropietro.

Il suo carnefice, condannato in maniera definitiva per aver ucciso questa giovane ragazza di appena 18 anni, il 30 gennaio 2018 a Macerata, e per averne poi disarticolato il corpo chirurgicamente, per averlo depezzato in più di venticinque parti, e poi scuoiato, scarnificato, decapitato, esanguato, asportato di tutti i suoi organi interni, lavato con la candeggina,messo in due trolley ed abbandonato sul ciglio di una strada, era stato, qualche mese prima, condannato per spaccio: ebbene, il giudice in quel caso, aveva disposto appunto, la sospensione condizionale della pena, ritenendo che la condanna inflittagli lo avrebbe fatto desistere dal commettere ulteriori reati. Si è visto.

E la famiglia di questa povera vittima non ha ricevuto neanche le scuse, per quello che magari sarebbero potute servire.

Si può sbagliare, è chiaro. Ma, soprattutto nei casi più eclatanti, bisognerebbe poi esserne chiamati a risponderne”.

“Giusto il garantismo, addirittura fino a che una sentenza sia definitiva, ma esso dovrebbe valere per tutte le figure che, a vario titolo, sono (purtroppo) coinvolte in un reato”.

Parole che dimostrano la differenza abissale tra garantismo e buonismo.

Rita Lazzaro

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