Disastro ambientale dopo il naufragio in Sardegna, tre indagati

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Il 21 dicembre 2019 un cargo finì sugli scogli, dopo essere salpato verso la Spagna in condizioni meteomarine proibitive. C’è voluto un anno e mezzo per rimuoverlo. Ora la procura di Cagliari contesta una serie di reati al comandante e a due ufficiali di coperta, oltreché all’armatore e alla compagnia che gestiva il mercantile

di Roberta Secci

Disastro ambientale dopo il naufragio in Sardegna, tre indagati

© Ignazio Locci – Il cargo CDry Blue prima dello smantellamento

AGI Disastro ambientale marino, inquinamento e naufragio colposo: sono i reati contestati al comandante e a due ufficiali di coperta del mercantile ‘CDry Blue’, 108 metri di lunghezza, stazza lorda di 5.600 tonnellate, che il 21 dicembre 2019 finì sugli scogli nel mare in burrasca del Sud Sardegna.

La procura di Cagliari ha disposto la notifica di conclusione delle indagini preliminari sul naufragio ai tre uomini dell’equipaggio, alla società armatrice e alla compagnia che gestiva la nave: secondo l’accusa, i reati sono stati commessi nell’interesse e a vantaggio delle due società.

Le lunghe operazioni di recupero

Solo l’estate scorsa il cargo è stato rimosso dalla costa di Capo Sperone, sull’isola di Sant’Antioco, dopo una permanenza di oltre un anno e mezzo, grazie a una chiatta lunga 70 metri impiegata da una società statunitense specializzata per smontare la nave pezzo per pezzo. Ma nel frattempo dal CDry Blue si erano riversati in mare ingenti quantità di idrocarburi di vario tipo, mai recuperati, nonostante gli interventi di ditte specializzate, secondo quanto accertato dagli investigatori del Nucleo speciale d’intervento (Nsi) del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto di Roma.

Così il cargo si è incagliato

Il mercantile, battente bandiera italiana e costruito nel 2010, è rimasto incagliato dal dicembre del 2019 al luglio scorso. Prima di naufragare, il mercantile adibito al trasporto di caffè era partito, vuoto, dal porto di Cagliari, diretto in Spagna ad Alicante (da dove era inizialmente salpato carico), in condizioni meteomarine particolarmente avverse e con alcuni problemi tecnici, che – secondo l’accusa – non erano stati segnalati all’Autorità marittima.

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