Donna Minerva

Friuli Venezia Giulia

Di

Intervista, di Fedele Eugenio Boffoli, a Graziella Atzori 

Graziella Atzori, nata in Sardegna, vive a Trieste dove ha conseguito la laurea in filosofia e si è occupata di giornalismo, critica (letteraria e d’arte) e scrittura creativa. Ha, a suo tempo, collaborato con il quotidiano “Il Piccolo” e la “Rai” di Trieste. Ha pubblicato romanzi, poesie e fiabe ed è presente in varie raccolte di antologie poetiche; ha curato libri di poesia per diversi editori. Dall’anno 2000 si è dedicata alle arti visive (pittura, arte digitale, ecc.) e ha preso parte a frequenti mostre, in Italia e all’Estero. La sua ultima opera letteraria “Donna Minerva” (Ed. NullaDie, pagg. 153, euro 15) si articola in una serie di interessanti racconti che armonizzano gli aspetti del Femminile e del Maschile, in una visione bilanciata e androgina dell’essere. Ne vogliamo parlare?

Sono 18 racconti giocati tra autobiografia, trasfigurazione surreale, fantascienza, per esplorare i rapporti sfaccettati e complessi tra uomo e donna; femminile e maschile costituiscono le due parti dell’essere. Possiamo definirle conscio (maschile) e inconscio inteso come inconscio collettivo (femminile). Minerva è archetipo della sapienza ed esprime l’intuizione, di cui non possiamo fare a meno senza che inaridisca il senso della vita.

Tra le sue attività prevalenti vi è la Scrittura a cui ha dedicato gran parte della propria vita, una vera e propria vocazione?Sì, ogni artista è chiamato, “vocato”, da un impulso interiore che via via si chiarisce “in corso d’opera”. Possiamo fare riferimento al “demone” socratico, all’Io superiore, trascendentale. La mia visione dell’arte è idealista, spiritualista.   

Arte e Letteratura, quindi, quali particolari canali di integrazione e condivisione universale?

Possiamo ben dire così, se pensiamo che un artista esprime valori che il tempo non distrugge, si ritrovano in tutte le culture e in tutti i tempi, per esempio il desiderio di eternità, l’intuizione di una realtà oltre il visibile, quarta dimensione che appare nei sogni, atemporale. Ormai è assodata la parentela tra arte e mondo onirico. Per sua dichiarazione, sappiamo che Borges ha sempre sognato i suoi racconti.

 

Tra le sue molte opere letterarie a quale si sente più legata e per quali motivazioni, ancor valide?

Nomino “Fellini, el amor brujo, zibaldone della speranza”, pubblicato con le Edizioni del Leone, con prefazione di Paolo Ruffilli, presentato a Trieste da Claudio Grisancich. È un libro dedicato al Maestro riminese che conobbi nel 1985, durante la lavorazione di “Ginger &Fred”.  Racconto l’esperienza indimenticabile sul set di Fellini, il grande sognatore, addirittura medium, è bene ricordarlo. Il 2020 è stato il centenario della sua nascita.

Quanto l’Arte può fare oggi, in un mondo globalizzato e tecnologico, votato a profitti e consumi materiali?  

L’arte ricorda a ciascuno la sua natura eterna, proprio perché esprime archetipi, idee in senso platonico e junghiano. Lo fa attraverso la bellezza, l’incantamento, ed è decisamente l’opposto dei profitti, dell’avere. L’arte è essere, ci libera e ci cura dalla malattia del possesso, dalla povertà dell’anima. Indica il Sommo Bene che è Bellezza, intesa come la intendeva Dostoevskij. Bellezza specchio della Verità e del Bene appunto. Bene che non è buonismo e nel suo rivelarsi include il dolore, la grande scuola per creare autocoscienza.

Tra le recenti opere da lei curate vi è l’antologia “Caffè luogo dell’anima” che richiama la tradizione, storica e mitteleuropea, di antichi Caffè, anche triestini…  

Un passato che è anche presente, sebbene in questo periodo di pandemia i caffè siano preclusi. L’antologia vuole essere un omaggio alla squisita bevanda, ma pure ai luoghi dell’incontro in cui ricapitolare la vita, progettare, amare, fare cultura, i caffè qui da noi sono stati e sono fucine letterarie. Ma nel libro, oltre che di Saba, si parla anche di Napoli, di Eduardo, di teatro, poesia, di haiku…del “caffè de la paix” insieme a Battiato e ancora una volta di Fellini, infatti ricordiamo quando venne a Trieste in cerca di belle ragazze per “81/2”…

Sappiamo che tra le sue ultimissime opere letterarie è in cantiere un’antologia, di poesia e prosa, dal titolo “Senza paura”, partorita, da più autori, in questo periodo di Pandemia… 

Sarà un segno forte di speranza, un modo per cancellare il terrore che un virus può seminare, superare la paura antica della morte. Vogliamo dare una versione differente del problema, con pareri di eminenti esperti, documentazioni, anche dati Istat, che mostrino gli aspetti sempre taciuti dai media.  Si tratta di un prosimetro, racchiude poesia prosa e teatro. Abbiamo deciso di affiancare la nostra voce poetica a quella di grandi autori, Rilke, Garcia Lorca, Leopardi per esempio, Rimbaud, anche Michelangelo, ed altri. Sarà una bella sorpresa credo. Un libro “terapeutico”.

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