Due anni dopo il ricovero della coppia cinese lo Spallanzani vede la primavera

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Una cerimonia all’Istituto nazionale per le malattie infettive ha ricordato le vittime della pandemia da Covid 19. Il direttore Francesco Vaia ha esortato a ‘guardare alla vaccinazione in tutto il mondo, a partire dall’Africa, e ad aggiornare i vaccini’.

© Maria Laura Antonelli / AGF 
– Il direttore sanitario dell’Istituto Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia 

 

AGI – Una telefonata da un hotel nel rione Monti, che segnalava due ospiti di nazionalità cinese, parte di un gruppo proveniente dalla provincia di Hubei, che manifestava febbre ed altri sintomi. L’arrivo di un’ambulanza con a bordo il personale e la strumentazione già attrezzati in biocontenimento.

Poi i tamponi e la positività accertata della coppia, il tracciamento del resto del gruppo. La prima volta in Italia, un mese prima del dramma di Codogno, Bergamo e la Val Seriana.

A due anni di distanza dal ricovero dei primi due pazienti certificati Covid, l’Istituto Lazzaro Spallanzani ha voluto fare il punto della situazione, con una cerimonia in cui sono state ricordate anche le vittime della pandemia di Sars-Cov2.

La coppia cinese, che trascorse 3 mesi nella struttura dopo che entrambi i coniugi vennero ricoverati in terapia intensiva, oggi manda un messaggio di ringraziamento, letto dal professor Emanuele Nicastri, a capo della divisione che li ha curati: “Ci sentiamo fortunati. Mandiamo un ringraziamento all’Italia, che ci ha accolto e curato, anche nostra figlia ha trovato in quei giorni una casa ospitale. Noi siamo stati l’inizio di questa storia, di cui speriamo si possa scrivere presto la fine”. 

“Da non abbiate paura a primavera di speranza”, è l’esportazione per il futuro scirtta su una lavagna dai virologi e gli epidemiologi dell’istituto, guidati dal direttore Francesco Vaia. Il polo ospedaliero sulle malattie infettive della Regione Lazio è stato tra i primi a sequenziare il virus in laboratorio.

“Oggi siamo a buonissimo punto grazie ai vaccini. Ora dobbiamo guardare alla vaccinazione in tutto il mondo, a partire dall’Africa, e ad aggiornare i vaccini”, spiega Vaia.

Che aggiunge: “Pensiamo sia arrivato il momento di mitigare le misure e che lo strumento vaccino ci permetta di dire che la partita sia quasi finita. Dobbiamo arrivare ad una dose di richiamo annuale. Nella variante Omicron assume il carattere di un virus stagionale. Inutile pensare a quarta, quinta dose. Pensiamo ad un prodotto annuale aggiornato, a partire dai fragili”.

Gli fa eco Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, che sottolinea: “Siamo in una fase di plateau, attendiamo nelle prossime settimane una discesa, che potrebbe essere anche repentina come avvenuto in altri Paesi prima di noi. In questa fase è importante raggiungere quante più persone con la dose booster e continuare con le prime dosi. A metà febbraio puntiamo di arrivare nel Lazio al 90% di popolazione con la terza dose.

 

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