Due donne sono state sequestrate in un negozio di Parigi 

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È stata esclusa la matrice terroristica. Secondo prime ipotesi, il sequestratore, un cinquantenne tunisino, sarebbe stato suggestionato dalla riapertura del caso Omar Raddad, giovedì 16 dicembre, 27 anni dopo i fatti 

© NICOLAS TUCAT / AFP 
– Manifestazione per Omar Raddad

Paura a Parigi per il sequestro di due donne in un negozio nel 12esimo arrondissement. Un episodio di cui è stata subito esclusa la matrice terroristica ma che ha invece richiamato uno dei casi più discussi di Francia, quello della riapertura del processo di Omar Raddad, il giardiniere giudicato colpevole per l’assassinio, nel 1994, di una vecchia vedova.   

Il sequestratore, Abderaman B.J., cinquantenne tunisino, magistrato, con problemi psichiatrici, sarebbe entrato in un negozio con un coltello prendendo le due donne, madre e figlia. La prima liberata dopo sei ore indenne, l’altra trattenuta.      Secondo BfmTv l’uomo avrebbe quindi chiesto di essere messo in contatto con il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, e con l’avvocato di Omar Raddad.  Al momento continuerebbero le trattative con la BRI (Brigata di ricerca e intervento) della polizia francese. Secondo prime ipotesi Abderaman sarebbe stato suggestionato dalla riapertura del caso Raddad, giovedì 16 dicembre, 27 anni dopo i fatti.  

Raddad era stato il protagonista di una delle vicende giudiziarie più complesse e controverse di Francia. Nel 1991 il cadavere di Ghislaine Marchal, una ricca vedova sessantenne, venne ritrovato nella sua villa nel Sud della Francia. Vicino al corpo la scritta: “Omar m’a tuer”, (Omar mi ha ucciso ma con un errore ortografico, tuer, all’infinito, al posto del participio passato tuee).  

Raddad era stato condannato a 18 anni di reclusione. Dopo decine di perizie e una sentenza molto contestata, nel 1996 il presidente Chirac graziò parzialmente Omar Raddad in virtù anche di un intervento personale del re del Marocco. La riapertura del caso, giovedì scorso, con la richiesta di nuove perizie grafologiche e del dna, potrebbe avere ispirato l’aggressore a prendere le donne in ostaggio per riuscire a parlare con la nuova avvocata. 

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