Falsa morale e falsa etica             

Arte, Cultura & Società

Di

L’Opinione di Roberto Chiavarini

Mi rifaccio all’Art. 21 della Costituzione Italiana che recita:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” 

Mi chiede un Amico Associato: “Chi si cela dietro ciò che Lei definisce con l’appellativo di “Sociologismo indotto”?

Si celano le “Menti superiori”, Caro Amico, quelle che decidono gli “usi e i costumi” di una Società, che i cittadini “devono” riconoscere, erroneamente, per i naturali cambiamenti dei “Tempi”.

Come riesce ad operare il Sociologismo indotto, senza che nessuno se ne accorga?

Oggi, rispetto a ieri, è molto più facile.

Attraverso gli spot pubblicitari, che diventano modelli da emulare.

Ve lo dice uno che, come me, ha fatto il grafico pubblicitario e il produttore di impiantistica pubblicitaria di arredo urbano, per oltre 30 anni.

Prima di diventare produttore, ho lavorato per una Multinazionale torinese, specializzata nel campo della promozione Aziendale e, su questi argomenti legati agli slogan degli spot promozionali (mai termine fu usato più a proposito), andavo a Roma Eur nella mia qualità di Agente per le Puglie, per gli incontri di formazione aziendale (oggi, “Master”), diretti dal Dott. Le Noci, Manager di quella Società Piemontese.

Faccio un paio di esempi su tutti, la cui “narrativa”, molte volte, era stata motivo di analisi di comunicazione aziendale.

Ricordate la pubblicità della Barilla che “irrompeva” a tutte le ore sui nostri teleschermi, più di 30/40 anni fa?

La bimba, con lo zainetto a tracolla, con l’impermeabilino e il cappellino gialli, che tornava bel bella da scuola sotto la pioggia battente e, tra un saltello e l’altro nelle pozzanghere che si creavano sui marciapiedi, si accorgeva d’un tratto che, lungo il tragitto, in un angolo di un palazzotto di antica architettura, vi era un gattino dal pelo inzuppato d’acqua che, impaurito dai lampi e dai tuoni, miagolava in una disperata richiesta di aiuto.

Mossa da istintiva compassione Manzoniana (perché, quello era lo schema), la bimba, prendeva in braccio l’animaletto spaurito e lo portava a casa dove, i suoi genitori, intenti a preparare il pranzo, con la bella scatola di cartone degli spaghetti Barilla inquadrata in primo piano, accudivano immediatamente quell’animaletto, senza “se” e senza “ma”, con tanto amore, come quello che si riversa su di un figlio prediletto.

Quello spot, si chiudeva con la frase enunciativa: “dove c’è casa c’è Barilla”.

E cosa dire del Mulino Bianco, dove la famiglia, composta da un nucleo impressionate di personaggi assemblati all’interno di una grande cucina, con il padre in primo piano, in un atteggiamento paterno di biblica memoria, la madre avvolta nella ideale bandiera della virtù cristiana, le nonne, i nonni (non ricordo se ci fossero pure gli Zii) e i nipotini, tutti che sprizzavano amore dai loro visi, impegnati com’erano a fare la religiosa colazione, con Biscotti, Brioscine e PlumCake, che se provavi a mangiarlo veramente quel PlumCake, senza un bel bicchierone d’acqua di fianco, morivi strozzato (solo per sorridere un po’).

Senza citare le altre centinaia di spot, il cui messaggio che passava costantemente, era quello della famiglia religiosa, sana, piena di valori e di amore.

Insomma, quegli spot, interpretavano, con molta indipendenza intellettuale, gli usi e costumi di quell’epoca

Da cornice a tutto ciò, vi erano le parole che Papa Wojtila tuonava ogni domenica, indirizzate alla folla di Fedeli che si accalcava in piazza San Pietro a Roma (a proposito, che fine hanno fatto tutti quei Fedeli?).

Forse, abbiamo sostituito quei “Fedeli” con “Fedez”?

Oggi, passa un altro messaggio: l’amica che dice all’altra amica, riferendosi al suo fidanzato: te ne sei liberata?

Come se, il fidanzato tradizionale, fosse una anomalia e/o un peso e/o un complemento di arredamento desueto.

Senza tralasciare l’uomo sconfitto dalla vita con la faccia da “Caritas”, che si presenta a casa della moglie, per portare il regalo al proprio figlioletto per il suo compleanno, suona il campanello e gli apre il compagno della moglie

Ed infine cito l’ultimo spot in ordine di tempo che sta transitando su tutte le emittenti Italiane, lanciato da una società di video spot, dove un padre meridionale (forse sono i meridionali più di altri a dover essere educati verso il nuovo pensiero unico?) sul pianerottolo di casa, fa un “cazziatone” ad un ragazzino che sarà, presumibilmente, il futuro genero, al quale raccomanda di non fare messaggini mentre è sulla moto e di rientrare a casa entro l’una e trenta (naturalmente di notte), sbottando… “neanche un minuto di più” (che papà severo vecchio stampo, caspita!), altrimenti ti faccio tanto di c…. (che parole educative), mentre in quel momento esce il figlio (minorenne?) che ammonisce graziosamente il papà… e, poi, i due fidanzatini (entrambi di genere maschile) se ne vanno abbracciati e si danno un bacio passionale pieno d’amore…ed ancora il papà aggiunge: e copritevi no?

E i due ragazzini, abbracciandosi di nuovo, si avvolgono nella bandiera colorata.

Per carità, nulla di illegale, queste cose, esistevano già prima, ma nessuno le normalizzava e le imponeva con gli spot a rapida successione.

Nessuno si chiede però, se quei modelli così sbandierati, possano toccare la altrui sensibilità.

Probabilmente, il Sociologismo indotto, per questo genere di soluzioni, rielaborandolo,  prende come spunto l’essenza di un antico aforisma filosofico di Karl Marx:                                                                                                                                                                           

quando qualcosa accade per la prima volta, è una tragedia, la seconda, diventa una farsa.

Come vedete, sono modelli e schemi generazionali somministrati, totalmente differenti da quelli del recente passato e che, oggi, dopo un primo rifiuto mentale,  son divenuti la nuova normalità, senza che ci scandalizzino più (quando si ripetono per la seconda volta fino cento volte, diventano più che normalità).

Diversamente, il Sociologismo indotto, si preoccupa se un Crocefisso, un Presepe e/o il Festeggiamento del Santo Natale in una Scuola, possa turbare la sensibilità di una minoranza di genitori di ragazzini stranieri, peraltro in una fase di formazione, ma non si preoccupano affatto se “certi” modelli visti in TV, possano suscitare turbamento in una parte di popolazione, soprattutto quella più anziana (che, qualcuno, prima del Covid voleva estinguere, ovvero voleva cancellare la “memoria” storica della nostra società, forse per non fargli cantare più “Il Piave Mormorò”?)

Ma oltre agli innovativi modelli e agli schemi generazionali, vi è un problema molto più importante, ovvero il rispetto verso il Popolo italiano di un parte di chi gestisce la “cosa pubblica”, che una volta era alla base della nostra vita sociale.

Pensate che, mio padre, dipendente della Prefettura di Brindisi negli anni 60’, un venerdì tornò a casa con una cartella dell’ufficio, per alcune pratiche che doveva completare nel corso del fine settimana.

Da ragazzino curioso, andai vicino allo scrittoio del mio papà per leggere un appunto a firma del Prefetto, che campeggiava nel bel mezzo di quella cartella e che, più o meno, recitava così: “…Dati da valutare con cura e riservatezza, poiché trattasi di persona moralmente a posto”.

Ciò, è dovuto soprattutto alla dissoluzione materiale della Politica italiana avvenuta a partire dei primi anni 90’.

Infatti, agli spot degli anni 80, cronologicamente, fece seguito il periodo della “Rivoluzione Culturale”, che prese i primi passi nel 1992, con i mass-media che approfittarono della ghiotta circostanza determinata dalla concomitante inchiesta di Mani Pulite, per fondare la loro forza, proprio sul finto perbenismo e sulla falsa morale, allora imperanti.

Quando un avviso di garanzia, al quale “agganciare” un servizio giornalistico preparato ad hoc da “certa” stampa, supportata dagli “spot” video-giornalistici ad effetto, che ebbero la stessa finalità e valenza, ma opposta,  di quelli commerciali e positivi degli anni 80’, ovvero quella di riversare sul grande pubblico, “spot” negativi attraverso la TV, somministrando uno “spaccato” sugli usi e sui consumi della Società, secondo loro, divenuta irrimediabilmente corrotta.

Il fango degli affari scandalistici (veri o supposti), poi, buttato nelle pale dei ventilatori, era sufficiente a far cadere le “teste”, ora di questo ora di quell’altro politico e/o uomo di spicco sociale, prima ancora che qualsiasi processo si celebrasse nelle Aule di Giustizia.

Tutti i Tg, aprivano le loro “Testate”, con “annunciazioni” sintetiche e sistemiche, ma di grande effetto che recitavano fino al parossismo: “Edizione straordinaria, Avviso di garanzia a Tizio che piuttosto che a Caio!”.

A quel tempo, negli anni 90, la gente si sentiva quasi tradita da quella Politica messa sotto i riflettori.

Così, le “vocine” arrugginite degli inviati speciali, “accampati” nei pressi dei Tribunali più importanti, gridavano “Titoloni” a squarciagola, come i vecchi strilloni degli anni ruggenti.

In realtà, quel momento rappresentò il taglio del cordone ombelicale tra i cittadini e la Politica, tanto da far perdere la referenza e il senso stesso del voto, quale fondamento della Democrazia e della Libertà.

Penso, sinceramente, che chi aveva l’obbligo di leggere la propria contemporaneità per alzare i margini allo straripare degli eventi, così palesemente manipolati dagli spot “lanciati” dai Poteri sovranazionali di allora, avrebbe dovuto intervenire.

Così non fu… anzi, ci fu il fuggi fuggi, tutti contro tutti, disposti com’erano a sottomettersi con le libere dichiarazioni rilasciate ai “giornali” di punta, su fatti molte volte neppure mai accaduti, pur di liberarsi e proteggersi da eventuali “contaminazioni” di chiamata in correità.

Mah…(perplessità).

Tutto ciò, appariva come una emergenza sociale che creava angoscia nello spettatore…chi l’ha vissuto quel periodo, l’ha vissuto male… rivedo una certa analogia con le aperture dei TG dell’ultimo anno e mezzo e dello sconforto che provocano.

Una parte del popolo protestava in piazza contro il Potere corrotto, mentre, oggi, per le questioni contemporanee, invece no.

La gente, buttava monetine di qua e di là, contro i malcapitati Potenti di turno, malgrado il loro pregi e i loro difetti.

La Politica nobile tradizionale, si è estinta proprio in quel periodo storico, agli inizi degli anni 90, soprattutto dopo la concomitante uccisione dei Giudici Falcone e Borsellino, tanto che, negli ultimi dieci anni, a conclusione di una Epoca sociale contorta e controversa, a causa di una crisi politica mai più risolta, si è dovuto fare riscorso ai Presidenti del Consiglio non più espressione elettorale, ma calati dall’alto da un Potere sovra-parlamentare.

Nulla, è stato più come prima.

Quando la Giustizia fece poi il suo corso, per coloro che vennero assolti e/o risultarono estranei ai fatti, restò il marchio sulla loro pelle, impresso da quegli spot sensazionali, che rovinarono per sempre la reputazione dei malcapitati politici “tritati” d’allora.

E a nulla valse una Sentenza contraria, per restituirne la immacolata reputazione.

Penso, che se non ci fosse stata quella epopea, l’Italia difficilmente sarebbe entrata in Europa.

Eppure, di quella gente degli anni 90’, che si indignava in buona fede perché condizionata, ne conoscevo una parte, quella che invocava la ghigliottina di piazza (di d’oltralpe memoria) per il Potente corrotto di turno, mentre, dall’altra parte, quella stessa gente minoranza del Paese, cercava la criminale “raccomandazione”, per “sistemarsi” nella Pubblica Amministrazione, o per farsi togliere una multa o peggio ancora per nascondere un abuso edilizio.

Un Tizio dalla lingua lunga, per la quale pagò con la vita, ebbe a dire circa 2000 anni fa, dall’alto della sua Croce: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Di quegli indignati, che entrarono a quell’epoca nella pubblica amministrazione con la corrotta raccomandazione (da non confondere con la segnalazione, che è tutta un’altra cosa), era possibile ascoltare la loro viva voce tremolante, colta da una improvvisa quanto patologica emozione giustizialista, conseguenza di come fossero convinti di stare dalla parte del giusto, della ragione, benché avessero privato gli altri delle pari opportunità e di un accesso legale nella “cosa pubblica”, trasformando il Diritto di tutti, nel loro individuale privilegio.

Sono passati centinaia e centinaia di anni, ma la storia ripropone costantemente le sue sconcertanti strategie, la sua essenza devastatrice, il tentativo di rovesciare il diritto in nome del privilegio, del comparato, della raccomandazione, della prepotenza, dell’imposizione e dell’omertà. 

 

Oggi, quegli stessi “indignati”, tra falsa morale e falsa etica, sono già in pensione o poco ci manca.

Insomma, a molti di quei falsi “indignati”, è convenuto, a quell’epoca, ”esporsi” contro una parte del Potere ritenuta corrotta, considerata tale, per via di un processo di piazza sommario ed ideologico, di “orientale” memoria, se, poi, il compenso che loro hanno ricevuto, per essere stati  funzionali al sistema, sia stato costituito dalla concessione loro, del vero “vitalizio”.

Il vitalizio, già, un’altra Giungla da esplorare fino in fondo!                                                                            Ma di questo argomento ne parleremo in un’altra occasione.

Con ciò che ho scritto, non pretendo di affermare la verità assoluta, ma è frutto della mia personale “opinione”, nella mia qualità di testimone di momenti storici che ho vissuto ed analizzato attraverso la lente dell’uomo qualunque.

Ogni eventuale riferimento a fatti e/o a personaggi di quell’epoca, oltretutto mai citati, è puramente casuale. 

 ROBERTO CHIAVARINI               

Opinionista di Arte e Politica

Redazione Corriere Nazionale

 

 

 

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