Festa della mamma: In Italia lavora solo una madre su due

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Secondo quanto rilevato da EDGE Strategy, in tutto il mondo le donne nei board sono meno del 25% 

MILANO – In Italia lavora una mamma su due (57,3%) e il Paese si posiziona all’ultimo posto di una classifica europea realizzata da Eurostat, che registra come valore medio per tutti gli stati intervistati il 72,2% di donne lavoratrici con figli e vede sul podio paesi come Slovenia (86,2%), Svezia (83,5%) e Portogallo (83%)[1]. La sottorappresentanza delle donne nei contesti lavorativi è un dato confermato anche da EDGE Strategy, società di misurazione e certificazione della parità di genere in azienda, che ha rilevato che nel 2021 le donne nei board di direzione delle aziende EDGE certified erano solo il 24,7%, mentre ai livelli di top management erano il 29,6%. 

Dobbiamo partire da un cambiamento di mentalità,” ha dichiarato Simona ScarpaleggiaBoard Member di EDGE Strategy “solo in questo modo possiamo permettere una migliore conciliazione della vita lavorativa a quella privata, non solo per i genitori, ma per tutti i lavoratori. È essenziale iniziare abbattendo gli stereotipi: in Italia sono le donne a prendersi cura della famiglia e lo dimostrano anche dati INPS[2] sul congedo parentale per Covid-19, considerato che solo il 21% dei padri ne ha fatto richiesta, rispetto al 79% delle madri. Partendo da qui dobbiamo quindi arrivare a un cambio di paradigma”.

Se si analizza la situazione degli asili nido in Italia si nota che, secondo quanto rilevato da openpolis[3], nel 2019 sono stati offerti 26,9 posti nei servizi per la prima infanzia ogni 100 bambini dai 0 ai 2 anni, mancando ancora di 6 punti l’obiettivo prefissato dall’Unione Europea di garantire 33% dei posti. Solo 6 regioni riescono a superare la soglia UE – Valle d’Aosta (43,9), Umbria (43), Emilia-Romagna (40,1), Toscana (37,3), Lazio (34,3) e Friuli-Venezia Giulia (33,7) – a dimostrazione del fatto che l’offerta nel Paese non è omogena.

Il PNRR per far fronte a questa situazione destina 4,6 miliardi di euro ad asili nido e scuole dell’infanzia. “Questo assicurerà una migliore inclusione di bambine e bambini ai percorsi di educazione e fornirà maggior tempo a disposizione ai genitori da dedicare alla carriera lavorativa” ha continuato Scarpaleggia. “Questi fondi devono essere uno stimolo anche per le aziende per incentivare politiche, ad esempio l’estensione del congedo di paternità, che consentano a entrambi i genitori di prendersi cura dei figli e non relegare questo ruolo esclusivamente alla madre”.

EDGE Strategy, che analizza il livello di parità di genere lungo tutti i livelli di un’organizzazione, ha rilevato che le imprese che hanno una maggiore equità sul luogo di lavoro sono quelle che inseriscono la gender equality tra i loro obiettivi strategici.

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