Fratelli Bianchi: la violenza dei piccoli

Femminicidi & Violenza

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Sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto nel settembre del 2020 a Colleferro.

I giudici della Corte di Assise di Frosinone hanno disposto una condanna a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli.

La Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, ha inoltre stabilito che gli imputati ritenuti colpevoli dovranno risarcire i familiari di Willy con una cifra pari a 200.000 euro ciascuno per i genitori e 150.000 euro per la sorella.

Provvisionali immediatamente esecutive per un totale di 550.000 euro che, tuttavia, rischiano di non arrivare mai.

Oltre a corpi palestrati ricoperti di tatuaggi e facce da duri; sui social i fratelli Bianchi esibivano altresì lusso e vita agiata ma, in realtà, non possiedono niente.

Domenico De Marzi, l’avvocato della parte civile nel processo, ha infatti dichiarato: Una causa civile per avere i soldi? Sarebbe difficile capire a chi farla”

Quesito più che legittimo, visto che, i fratelli Bianchi sono ufficialmente nullatenenti.

I loro genitori percepivano il reddito di cittadinanza prima che gli venisse tolto per alcuni accertamenti e la stessa situazione riguarda gli altri due imputati.

Una vita agiata, fatta di alberghi, di auto di lusso, che alla fine si è rivelata un film mal riuscito visto che:

“Dagli accertamenti estesi al nucleo familiare degli indagati è emerso con riferimento in particolare agli indagati Marco e Gabriele Bianchi che non svolgono attività lavorativa stabile e non dispongono di redditi leciti, non hanno praticamente mai presentato dichiarazioni dei redditi”.

Questo secondo quanto riportato dal gip di Velletri, Ilaria Tarantino.

Per di più, secondo il Maggiore Tommaso Angelone, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Velletri: “Il gruppo operava su diversi Comuni dei Castelli Romani, i vari clienti erano fortemente intimoriti dagli indagati che erano consapevoli che a causa di un ritardo o di un mancato pagamento dello stupefacente potevano subire delle spedizioni punitive che andavano da minacce a vere e proprie aggressioni fisiche”.  

Personalità violente, ossessionate dalla forza fisica, dal lusso e da quella voglia di dimostrare di essere un dio in terra tra il saper picchiare e il potersi permettere una vita di lusso e agiatezza.

Figure di cui parleremo nella rubrica “Un Gigantre tra i piccoli” con Stefano Callipo, presidente nazionale dell’Osservatorio Violenza e Suicidio,psicologo clinico, giuridico e psicoterapeuta.

Dott. Callipo, come si possono definire queste personalità e da cosa derivano simili condotte?

“Il caso agghiacciante a cui lei fa riferimento mette in luce personalità particolari dove gli autori di tale afferrato gesto hanno manifestato solo parte delle loro caratteristiche.

Non si tratta solo di persone prive di autocontrollo, perché ciò significherebbe minimizzare la lucida atrocità messa in atto, ma si può trattare di soggetti compatibili con ipotesi di personalità socialmente pericolose, con un senso di sé ipertrofico, dove la scarsa empatia è soltanto uno dei tanti aspetti che li caratterizzano – in tal senso secondo alcune voci sembra che si divertissero a torturare animali.

Parliamo di soggetti compatibili con capacità di mettere in atto condotte cruenti ed estreme, e con assoluta lucidità e trascorrere gran parte della giornata ad allenarsi per alimentare la autopercezione di onnipotenza.

Parliamo di soggetti che sembra non abbiano mai mostrato segni di pentimento – quasi incapaci quindi anche di provare sensi di colpa, come fossero alessitimici – e che probabilmente se non fermati avrebbero potuto reiterare tali condotte”.

Viste le frasi agghiaccianti della madre sulla morte di Willy: “L’hanno messo in prima pagina manco se fosse morta la regina”; ecco, a tal proposito, quanto incide il ruolo della famiglia su queste personalità, in sintesi: fratelli Bianchi si nasce o si diventa?

“Esiste il concorso di vari fattori, la personalità strutturata ed endogena, quelle esperienziale, intrafamiliare e sociale.

Chi arriva a tanto, difficile che possa cambiare radicalmente, in via di ipotesi ovviamente.

Difficili quindi da rieducare.

Vede, i fratelli Bianchi sono stati condannati all’ergastolo con l’aggravante per futili motivi.

Ebbene, per noi clinici quel “per futili motivi”- in soggetti del genere significa molto, anzi moltissimo”.

Futili motivi, come il voler dimostrare ciò che di fatto non si è mai stati ossia degli uomini.

Rita Lazzaro

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