Freud, la peste e i topi

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0LEKD1IR-190x130In termini razionali è impossibile giustificare la paura della pestilenza in assenza della stessa: anche se il meccanismo mediatico ce la mette tutta per amplificare gli eventi e creare l’angoscia per quella che è una sindrome influenzale, alla fine non si giustifica l’accaparramento dei generi alimentari e la desertificazione dei luoghi pubblici accompagnata anche da una certa arietta di repressione come ad esempio l’abolizione di manifestazioni e scioperi come potenziali diffusori del morbo. Qui vediamo qualcosa di più e precisamente il riversarsi di una rimozione sociale freudiana su un evento che non ha nulla a che vedere con esso che enfatizza l’angoscia e ne nasconde le ragioni. E’ la sottrazione di futuro, la rimozione dei diritti, l’incertezza della vita o del lavoro, il ricatto continuo di paga contro sfruttamento e asservimento che si riversano in questa eterogenesi della paura. Non esiste più un pensiero coerente e forte da contrapporre a quello unico, non c’è possibilità di difesa e di riscatto visto che è riuscita alla perfezione l’operazione di introiettare le categorie di egosimo e individualismo sociale, di mercato come giudice supremo e di considerare la ribellione a tutto questo come una debolezza da perdenti che non adorano la concorrenza e il merito. Senza una teoria forte non c’è mascherina che tenga di fronte alle patologie neo liberiste e ci si arrende ai condizionamenti .

Per questo la paura irrazionale esplode altrove, quando c’è un minima possibilità di farlo e non avendo un contenuto effettivo, trascina con se, come un fiume in piena tutti detriti marcescenti che la corrente può trasportare e in particolare quello della paura dell’altro che il globalismo non ha cancellato visto che si è limitato in maniera grossolana ad eliminare l’alterità nel limbo mercatile. Così il governatore  veneto, Zaia un tipico rappresentante di infima cultura strapaesana abbinata a un disturbo narcisistico della personalità, ha tirato fuori il suo casso nella manica lanciando l’accusa finale: lo abbiamo visto tutti che i cinesi mangiano i topi vivi ed è per questo che si prendono e diffondo i virus. Ora la cucina cinese è nota proprio perché è l’unica nell’universo mondo nella quale nessun cibo sia esso di origine animale o vegetale, viene mangiato crudo e forse Zaia si confonde con la cucina giapponese che mangia spesso il crudo, ma che non essendo comunista va benissimo, sempre ammettendo che Zaia sia in grado di fare queste distinzioni non appena si allontana dalla sua provincia. Ma il testo dell’intervista va letto tutto perché esprime un complesso di ignoranza stratosferica unito a una ridicola forma di suprematismo veneto che stato suscitando ilarità dovunque:  ”  Sa perché noi dopo una settimana abbiamo 116 positivi di cui 63 non hanno sintomi, stanno bene, e ne abbiamo solo 28 in ospedale, sa perché? Perché l’igiene che ha il nostro popolo, i Veneti, i cittadini italiani, la formazione culturale che abbiamo che è quella di farsi la doccia, di lavarsi, di lavarsi spesso le mani, di un regime di pulizia personale che è particolare, anche l’alimentazione, la pulizia, le norme igieniche, il frigorifero, le scadenza degli alimenti. Lei dice “Ma cosa c’entra?” C’entra perché è un fatto culturale. Io penso che la Cina abbia pagato un grande conto di questa epidemia che ha avuto, perché comunque li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi o altre robe del genere. Sa, è anche un fatto di corredo , perché il virus non deve trovare un ambiente che diventa un substrato , il virus deve trovare pulizia, quasi un ospedale. E noi siamo un po’ maniaci per questo, infatti i bambini ormai non mangiano più le cose che cascano per terra.”

Dunque questo Cartesio dei virus ha visto i cinesi che mangiano topi vivi e capisco che per uno come Zaia dev’essere anche un fatto di timore personale, ma il poveretto non ha minimamente pensato che 80 mila positivi su un miliardo e mezzo nell’epicentro dell’epidemia sono molto meno di 116 su nemmeno 5 milioni a 4000 chilometri  di distanza dove nemmeno avrebbe dovuto comparire il virus: in realtà stando a questi dati si vede bene come la diffusione del Covid 19 sia stata molto più veloce in Veneto che in Cina., ma bisognerebbe conoscere l’aritmetica elementare. Del resto cosa c’è da aspettarsi da uno nell’emergenza epidemia ha prima voluto fare il primo della classe bloccando tutto come se si fosse all’ apocalisse, poi si è lamentato di come i soli veneti, venissero trattati all’estero, infine ha chiesto di riaprire tutto come se niente fosse avvenuto: sembra proprio il topolino smarrito nel labirinto degli esperimenti. Di certo Zaia è l’ennesimo equivoco che scambia la grossolana astuzia di politicante di terz’ordine con l’intelligenza, ma si sa che in Italia i topi li votiamo vivi.

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