Il protagonista, Gaspare, è piccoletto ma è un capobranco. Un anno prima ha rubato una certa somma al boss per cui lavora. Adesso sa che il boss ha capito. Da qui inizia a distendersi una trama che, in un paio di occasioni, arriva ai limiti dell’assurdità e dà la misura dell’ambizione del protagonista. Gas non è malvagio: per dire, ha un paio di amici che vuole proteggere. Ma poi c’è l’ambizione, che lo porta sempre più lontano, fino a culminare in un epilogo disastroso ma non per questo cupo.
Per quanto deprecabili possano apparire le loro scelte, i protagonisti di Gemma sono mossi da ragioni profonde: morti bianche, povertà, l’amore perduto, la solitudine di chi non ha una famiglia. Ma il narratore li affronta con uno stile leggero e senza fronzoli, e più di una volta ti strappa una risata.
Più che lo spazio, Gemma vuole raccontare il tempo, quello presente. Non usa il dialetto, ma un italiano comune, parlato, e questo perché il punto è che la furbizia è un tema universale, e non riguarda solo la nostra nazione o una parte del paese.
Marco Gemma (1973) ha lavorato come bagnino, imbianchino, pony express, operaio edile, elettricista, cameriere; si è laureato in Filologia moderna e ha un dottorato con una tesi di Filologia d’autore sulle varianti di prosatori contemporanei. Insegna italiano agli stranieri. (aise)
“Fuga di gas”: il nuovo libro di Marco Gemma
Last modified: Del 13 Dicembre 2020 alle ore 20:02