Giornata internaz. Contro il narco-traffico

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Il 9° libro bianco sulle droghe un terzo dei detenuti in carcere per una legge da rivedere, record di ingressi per droga

Ass.Coscioni e Cartello di Genova: “Manca un piano d’azione, servizi per dipendenze, sedi di dialogo e, dal 2008, una conferenza nazionale. Inserire la Riduzione del Danno nei LEA”

In occasione della giornata internazionale contro il Narco Traffico è’ stato presentato presso la Sala Caduti di Nassirija del Senato della Repubblica il IX Libro Bianco sulle droghe promosso La Società della Ragione ONLUS insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA e Associazione Luca Coscioni e con l’adesione di Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA.
Un manuale di dati, politiche e commenti sui danni collaterali del Testo Unico sulle droghe che riporta al centro dell’attenzione pubblica la mancanza in Italia di politiche e risposte istituzionali in materia di. Un paese, il nostro, capace di rispondere all’emergenza con sanzioni e repressione, misure definitivamente inefficaci in termini di risultati a tutti i livelli. In sintesi l’attuale legge sulle droghe si conferma il volano delle politiche repressive e carcerarie. Senza detenuti per art. 73, o senza tossicodipendenti, non si avrebbe l’attuale sovraffollamento.
Come emerge dal Libro Bianco non funziona più l’offerta terapeutica basata su vecchi modelli di consumo delle sostanze. Nuovi stili di uso a differenti livelli di rischio e di danno necessitano una nuova articolazione dei servizi. il sistema italiano attuale è statico, impoverito in termini di risorse umane e economiche ed incapace di rilevare i cambiamenti delle modalità di consumo. La riduzione del danno ( Le politiche, programmi e servizi che mirano a ridurre il danno correlato all’uso di sostanze psicoattive legali e illegali) appare relegata ai margini, con un’offerta limitata e diseguale sul territorio. il suo inserimento nei LEA può essere una svolta
Le 7 richieste al governo

1. REVISIONE DPR 309/90.
La completa revisione del Testo unico vigente sulle sostanze stupefacenti in particolare delle previsioni sanzionatorie, penali e amministrative previste, sulla base della proposta di legge elaborata dalle associazioni che si riconoscono nel cartello di Genova e delle proposte di iniziativa popolare elaborate per la revisione della legge 309/90. Le persone che usano sostanze devono essere liberate tanto dal rischio di criminalizzazione penale quanto dalla soggezione a un apparato sanzionatorio amministrativo stigmatizzante e invalidante e di dubbia efficacia. Il contesto normativo è uno dei fattori che maggiormente influenza la possibilità di ridurre danni e rischi correlati al consumo di droghe. La prima modifica in questa direzione non può che essere la completa depenalizzazione del possesso e della cessione gratuita di piccoli quantitativi di sostanze destinati all’uso personale, anche di gruppo, ivi compresa la coltivazione domestica di alcune piante di cannabis destinata al consumo personale anche in forma cooperativa (sul modello dei cosiddetti Cannabis Social Club). Infine l’introduzione di una norma del “buon samaritano” che privilegi la salute delle persone tutelando coloro che allertano prontamente i soccorsi in caso di emergenze sanitarie causate dall’uso di sostanze stupefacenti.
2. CANNABIS TERAPEUTICA.
La messa a regime della regolamentazione nazionale sulla cannabis terapeutica, in modo da garantire quel diritto alla salute fino ad oggi solo formalmente garantito a migliaia di pazienti che hanno trovato sollievo e cura nell’utilizzo della cannabis, e che ancora ad oggi sono costretti ad errare per il paese alla ricerca di farmaci prodotti ed importati in quantità assolutamente insufficiente.
3. CONFERENZA NAZIONALE SULLE DROGHE.
L’organizzazione nei tempi più brevi possibili della Conferenza nazionale, a nove anni dall’ultima convocazione, sede naturale e legale della valutazione e della innovazione delle politiche nazionali. La Conferenza deve essere organizzata attraverso un percorso che coinvolga la partecipazione attiva del sistema di intervento territoriale, della società civile, incluse le persone che usano sostanze.
4.
PIANO D’AZIONE SULLE DROGHE.
Compito primario della Conferenza la valutazione degli esiti delle attuali politiche, e la elaborazione di un Piano d’azione nazionale sulle droghe in netta discontinuità con il fallimentare approccio iper-punitivo che ha caratterizzato gli orientamenti espressi nel 2009-2010. Il nuovo Piano deve esplicitamente includere la RDD come approccio adottato dalle politiche e come pilastro degli interventi, in accordo con il Piano nazionale AIDS e con il Piano d’azione europeo 2017-2020. L’elaborazione del Piano deve essere l’esito di un percorso partecipato dalla società civile, incluse le persone che usano sostanze, dalla comunità scientifica, e basato sulle esperienze e sulle evidenze e sul rispetto dei diritti umani.
5. RILANCIO DEI SERVIZI E DELLA RIDUZIONE DEL DANNO.
Il rilancio e la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze, il riconoscimento delle azioni e dei servizi innovativi già realizzati, il loro non più rinviabile adeguamento ai nuovi stili di consumo: innovazione e potenziamento dei luoghi della cura, della socio-riabilitazione e accompagnamento della prevenzione dei comportamenti a rischio e della presa in carico precoce, e l’avvio di progetti di ricerca finalizzati a conoscere le reali dinamiche dei consumi e rideterminare gli obiettivi delle politiche. Adozione della riduzione del danno sia come prospettiva trasversale ai diversi obiettivi delle politiche che come quarto pilastro nel sistema degli interventi, come sancito nella strategia UE. Piena e rapida definizione dei nuovi Lea della RdD e il loro adeguato finanziamento in ogni Regione, accompagnati dall’elaborazione di Linee guida che forniscano un quadro esaustivo degli approcci, dei servizi e delle prestazioni di RDD, a garanzia del diritto alla salute delle persone che usano sostanze su tutto il territorio nazionale. Inclusione nelle prestazioni di RdD di interventi validati a livello internazionale quali l’analisi delle sostanze nei luoghi del consumo, per un uso più consapevole e meno rischioso, e la predisposizione di luoghi per il loro uso sicuro. Particolare attenzione dovrà essere data all’offerta di servizi e sostegno alle persone con problemi di dipendenza in stato di detenzione anche attraverso il potenziamento delle offerte diversificate di misure alternative alla detenzione.
6.
DIALOGO CON LA SOCIETÀ CIVILE.
Il ripristino di sedi di dialogo sulle politiche sulle droghe, non più attive a livello nazionale dal 2008, che coinvolgano sistema di intervento integrato, società civile, politica e istituzioni competenti, e l’adozione di processi partecipativi che rispettino e rendano effettiva l’indicazione del Piano d’azione europeo, quando afferma che la società civile deve poter svolgere un ruolo nel processo decisionale, di monitoraggio e di valutazione delle politiche, con particolare attenzione al coinvolgimento delle persone che usano sostanze.
7. VERSO VIENNA 2019.
Una chiara posizione dell’Italia nel contesto internazionale, in sintonia con il ruolo che l’Europa sta giocando in sede ONU per una dialogo aperto sulle politiche globali e un loro bilanciamento a favore dell’approccio sociale e di salute pubblica; la proposta in sede ONU di avviare una seria valutazione degli esiti di obiettivi e strategie fin qui adottate, sulla base delle evidenze e del rispetto dei diritti umani, e la promozione di una più ampia partecipazione della società civile ai processi decisionali in vista dell’appuntamento ONU di Vienna 2019

Ø IL LIBRO BIANCO IN PILLOLE
TORNA LA REPRESSIONE SULLE DROGHE. SERVIZI AL PALO. MANCA LA RICERCA INDIPENDENTE. A 28 anni dalla sua approvazione l’impianto repressivo e sanzionatorio che ispira l’intero Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.
QUASI IL 30% DEI DETENUTI ENTRA IN CARCERE PER UN ARTICOLO DI UNA LEGGE. 14.139 dei 48.144 ingressi in carcere nel 2017 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 29,37% degli ingressi in carcere: si conferma l’inversione del trend discendente attivo dal 2012 a seguito della sentenza Torreggiani della CEDU e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta

IL 34,5% DEI DETENUTI LO È PER LA LEGGE SULLE DROGHE. AUMENTANO DELL’8,5% I PESCI PICCOLI. 13.836 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2017 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 4.981 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 976 esclusivamente per l’art. 74. Mentre questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili aumentano dell’8,5% i detenuti per solo art. 73. Si tratta complessivamente del 34,36% del totale. I “pesci piccoli” continuano ad aumentare, mentre i consorzi criminali restano fuori dai radar della repressione penale.
UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE DETENUTA È TOSSICODIPENDENTE. RECORD DEGLI INGRESSI IN CARCERE DI PERSONE CON USO PROBLEMATICO DI SOSTANZE: 34,05%. 14.706 dei 57.608 detenuti al 31/12/2017 sono tossicodipendenti. Il 25,53% del totale. Si consolida l’aumento dopo che il picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007) era stato riassorbito a seguito di una serie di interventi legislativi correttivi. Preoccupa l’impennata degli ingressi in carcere, che toccano un nuovo record: il 34,05%dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2017 era tossicodipendente.
LA LEGGE SULLE DROGHE SI CONFERMA IL VOLANO DELLE POLITICHE REPRESSIVE E CARCERARIE. SENZA DETENUTI PER ART. 73, O SENZA TOSSICODIPENDENTI, NON SI AVREBBE SOVRAFFOLLAMENTO NELLE CARCERI. Nel 2017 si conferma l’aumento delle presenze in carcere, dopo alcuni anni di diminuzione, e aumenta la percentuale di detenuti per violazione della legge sulle droghe. La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte in questo libro bianco.
AUMENTANO LE MISURE ALTERNATIVE MA RESTANO MARGINALI QUELLE SPECIFICHE PER I DETENUTI CHE USANO SOSTANZE. Le misure alternative Un dato positivo arriva dalle misure alternative, in crescita lieve ma costante negli ultimi anni. Il fatto che il trend prosegua oltre la inversione di tendenza nella popolazione detenuta databile dal 2016 lascia ben sperare per una autonomia delle misure penali di comunità. Restano marginali le misure alternative dedicate: 3.146 sono i condannati ammessi all’affidamento in prova speciale per alcool e tossicodipendenti su 14.706 detenuti tossicodipendenti
LA REPRESSIONE SI ABBATTE SUI CONSUMATORI. RISPETTO AL 2015 +40% DI SEGNALAZIONI EX ART. 75 PER CONSUMO DI SOSTANZE, QUADRUPLICANO I MINORI SEGNALATI E AUMENTANO DEL 15% LE SANZIONI AMMINISTRATIVE. SU OLTRE 35.860 PERSONE SEGNALATESOLO 86 RICHIESTE DI PROGRAMMA TERAPEUTICO MENTRE IL 43,45% VIENE COLPITO DA SANZIONE. L’80% PER CANNABIS. Le segnalazioni e le sanzioni amministrative del consumo di droghe illegali Ulteriori conferme sul ritorno dei processi di controllo coattivo della detenzione e dell’uso di sostanze stupefacenti ci vengono dalle segnalazioni ex art. 75, relative al possesso di sostanze stupefacenti per uso personale, soggetto a sanzioni di tipo amministrativo. Continuano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: da 27.718 del 2015 a 38.613 del 2017: +39,30% (+18,13% rispetto al 2016). Si conferma l’impennata delle segnalazioni dei minori che quadruplicano rispetto al 2015. Aumenta sensibilmente anche il numero delle sanzioni: da 13.509 nel 2015 a 15.581 nel 2017: +15,33% (+18,42% rispetto al 2016). Risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: su 35.860 persone segnalate solo 86 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario; 10 anni prima erano 3.008. Le sanzioni amministrative riguardano invece il 43,45% dei segnalati, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente. La segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti ha quindi natura principalmente sanzionatoria. La repressione colpisce per quasi l’80% i consumatori di cannabinoidi (78,69%), seguono a distanza cocaina (14,39%) e eroina (4,86%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.214.180 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste il 72,81% per derivati della cannabis (884.044)
A SOLO L’1,23%* DEI CONDUCENTI COINVOLTI IN INCIDENTI STRADALI VIENE CONTESTATA LA GUIDA SOTTO INFLUENZA DI STUPEFACENTI (*DATI PARZIALI, POLIZIA DI STATO 2017). Le violazioni dell’art. 187 del codice della strada Restano significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati disponibili, parziali (Polizia Stradale 2017) indicano che solo l’1,23% dei conducenti coinvolti in incidenti stradali rilevati dalla sola Polizia Stradale è stato accusato di violazione dell’art. 187 del Codice della strada. Nell’edizione del Libro Bianco del 2017 avevamo presentato un’analisi più complessiva, con dati consolidati, della limitata rilevanza dell’uso di sostanze rispetto all’incidentalità

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