Giovannini: “Dopo la pandemia saremo più cattivi e meno liberi”

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L’ex presidente dell’Istat ed ex ministro: “Il politico che usa il social può riuscire invece a inoculare nel corpo elettorale una motivazione estranea all’autonoma elaborazione: così facendo induce i cittadini a domandare soluzioni ai problemi scelti dal politico”

 Enrico Giovannini (Agf)

“Dopo il virus saremo più cattivi, impauriti e forse meno liberi. Anche la democrazia si basa sulla paura, ma una quantità modica. Quando aumenta oltre certi limiti le persone sono pronte a tutto pur di farsi difendere, anche a dar via la libertà”. E’ quanto dichiara in un’intervista a Il Fatto Quotidiano Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat ed ex ministro. “Quando le crisi si fanno ricorrenti il sistema diventa instabile e ci si avvicina a quelli che si definiscono ‘punti di non ritornò” che “ci spiegano che le elezioni si vincono se non si parla solo alla ragione ma anche all’emozione“.

Anche la paura è un’emozione e Giovannini prova a spiegarla così: “I social media e la profilazione degli elettori grazie ai big data mettono in crisi il funzionamento stesso della democrazia perchè riescono a manipolare in modo puntuale, persona per persona, l’emozione. Il politico che usa il social può riuscire invece a inoculare nel corpo elettorale una motivazione estranea all’autonoma elaborazione: così facendo induce i cittadini a domandare soluzioni ai problemi scelti dal politico”. Ed è in questo modo che “una questione in sè speciosa o solo propagandistica diverrà un tema sentito e popolare e guarda caso il politico appare come quello che ha proprio la soluzione di quel problema”. 

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