Gli emozionanti “Refusi di viaggio” raccontati da Carmen Talarico

Arte, Cultura & Società

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Intervista a cura di Mariangela Cutrone

La vita ci offre delle opportunità significative di crescita grazie ad incontri inaspettati che ci cambiano inevitabilmente nel profondo. È ciò che accade ad Ada e Otto, i protagonisti di “Refusi di viaggio” della poetessa, scrittrice e blogger Carmen Talarico, edito da Ctl Libeccio e arricchito dalle suggestive illustrazioni dell’artista Renata Otfinowska.

Ada e Otto si incontrano per la prima volta ad una mostra di Chagall e tra loro nasce una meravigliosa amicizia che si nutre di interessi, passioni e ideali di vita comuni che li spingerà a cercarsi nell’attesa di un nuovo incontro. Il racconto è incentrato proprio su questa attesa densa di aspettative, voglia di confrontarsi e condividere momenti speciali in cui esprimere la parte più autentica di sé senza limiti e pregiudizi.

Un racconto che trascina il lettore verso emozioni intense tanto da permettergli di entrare in empatia con i suoi protagonisti. Sarà difficile per il lettore separsene! A fare da sfondo all’intera narrazione vi è l’incantevole e suggestiva Pisa che ci cala in un’atmosfera magica fatta di caffè e bistrot e donne in paltò.  Con questo racconto la scrittura magica di Carmen Talarico è in grado di calare il lettore in una dimensione incantevole in cui le emozioni autentiche regnano sovrane e grazie ad esse si intraprende un vero e proprio viaggio esperenziale. Grazie ad esso di apprende un nuovo modo di abitare il mondo e di vivere le relazioni con l’Altro.

Da grande conoscitrice dell’animo umano la Talarico ci farà innamorare delle situazioni vissute dai suoi protagonisti. Un racconto che ci fa riflettere sull’importanza di certi incontri e sull’esistenza di anime elette grazie alle quali mettiamo in atto una sorta di rispecchiamento che ci rende più consapevoli di ciò che siamo e di ciò che vogliamo nella nostra esistenza.  Un racconto che trasmette vitalità e tanta fiducia nell’essere umano sempre in costante evoluzione e crescita.

Di anime elette e di quei “refusi” che ognuno di noi vive nel corso della propria esistenza, conversiamo con Carmen Talarico in questa ispiratoria intervista.

Com’è nata l’ispirazione per la scrittura di questo racconto?

La mia è una scrittura d’anima che trae origine da un terremoto dell’anima stessa. Tre anni fa radunai le mie inquietudini e iniziai il mio viaggio interiore imperfetto, a tratti disordinato, ma impastato di tante stelle. Mi lasciai inquietare dagli eventi, che mi provocarono domande, per non restare intorpidita dal quotidiano e per mantenere vivo lo stupore. Il mio romanzo «Refusi di viaggio», edito da CTL Libeccio Edizioni, ha proprio il sapore di questo viaggio.

Per me la scrittura è una fascinazione dell’anima e una metafisica dello sguardo che si traduce in parola poetica, parola narrata, storia di vita vissuta. È un lasciarsi scardinare dentro, oltre il perimetro delle idee personali, spogli di pregiudizi e rigidità. Le sue radici affondano nelle inquietudini della vita.

La scrittrice e filosofa britannica Mary Shelley in questo mi conforta ricordandomi che «l’invenzione non è una creazione dal nulla, bensì dal caos».

Come potremmo definire quelli che tu chiami “refusi di viaggio” e che ognuno di noi vive nel corso della propria esistenza?

Come definire un «refuso di viaggio» dell’esistenza?

Io lo definirei «doodle» e cioè «arte dello scarabocchio» sulla tela della vita, in altre parole «opportunità».

Il «refuso di viaggio» è legato a quella preziosa capacità personale di percepire la realtà stessa non secondo gli schemi precostituiti della mente razionale, ma alla creatività e alla potenza delle vulnerabilità.

Gianni Rodari, saggiamente, ci ricorda che «gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la Torre di Pisa».

Lo stesso titolo del mio romanzo nasce da un errore di viaggio. In una uggiosa mattina autunnale, chi doveva condurmi verso la destinazione richiesta, si scusò per essersi diretto nella direzione opposta. «È solo un refuso di viaggio!», risposi d’istinto. Quell’inversione di rotta mi suggerì il titolo del romanzo.

Il tuo racconto è un invito a riflettere sull’importanza di certi incontri che sono in grado arricchirci umanamente parlando e che contribuiscono a tessere legami che non si possono definire. Che ruolo hanno per te certi incontri?

Ogni persona è preziosa e ogni incontro di sguardi e ascolto di respiri in un incontro è un dono, perché ci restituisce parti di noi sconosciute.

Considero l’incontro un dono, perché le nostre vite sono regolate dall’algoritmo efficienza/efficacia/produttività/ecologia del tempo e si delega l’attenzione verso il tu a chat virtuali in cui la comunicazione è poco chiara e si conosce marginalmente il valore dell’attesa e della pazienza.

Al termine del romanzo ho scelto di porre alcune note a margine, proprio per invitare il lettore ad una riflessione. Sono una sorta di appunti di scrittura che rappresentano il perno attorno cui ruotano i fatti narrati nel romanzo: l’amicizia, le congiunzioni, l’attesa.

Scelgo di condividere proprio alcuni stralci tratti dal libro.

«L’amicizia è un regalo che la vita ti fa. Levità, spensieratezza, condivisione: sono perle di luce nell’esistenza. Il bene dell’amico ha il sapore della franchezza, dell’assenza di pregiudizio, il calore della presenza mai invadente o gelosa».

«Le congiunzioni nella vita sono sinergie in movimento».

«L’attesa è un abbandono, un affidarsi a ciò che non è».

Vivere il momento è quello che fanno Ada e Otto i protagonisti di Refusi di viaggio. Cosa contribuisce a rendere determinati momenti così speciali?

È proprio «l’abitare» il tempo presente stesso, con tutte le sue contraddizioni e inquietudini, a rendere ogni istante speciale vissuto dai protagonisti del romanzo. Allenare lo sguardo verso le piccole cose, la natura, l’universo e respirarne la bellezza restituisce pienezza all’esistenza, rafforza le radici, ridona speranza per un futuro.

Ada e Otto sono delle “anime elette” destinate a cercarsi. Tu credi in questo tipo di amicizie?

Assolutamente sì! Gli incontri sono tanti, diversi e non capitano mai per caso. Alcuni ti fanno respirare bellezza con un solo sguardo che non dimentichi più, altri ti scompigliano i pensieri e ti prendono le ore, altri ancora ti disordinano le emozioni che ti entrano nella pelle e ti mettono a nudo.

Quelli con le affinità elettive si riconoscono subito! Si ha la sensazione di trovarsi davanti ad uno specchio: c’è comunanza di gusti, di interessi e, soprattutto, si è sé stessi in ogni luogo e in ogni situazione.

Che prerogative hanno “due anime elette” come Ada e Otto?

Le anime che sono legate da un’«affinità elettiva» non hanno bisogno di cercarsi! Si riconoscono, vanno oltre la finitezza dello spazio e del tempo, parlano con gli sguardi, in sé hanno la pienezza che ci saranno sempre l’una per l’altra.

Il tuo racconto si svolge nella suggestiva e meravigliosa città di Pisa: quanto sei legata a questa e città e come e in che misura può essere fonte di ispirazione per un artista, poeta, scrittore?

Sono tanto grata alla città di Pisa. Pisa, con la sua storia e le sue tradizioni, si è presa cura della mia anima attraverso la bellezza storica senza tempo ed è stata teatro delle amicizie giovanili e delle fatiche di studio e di lavoro. L’Ateneo pisano, poi, si è preso cura della mia preparazione universitaria, rendendola critica e aperta alla ricerca. Ho sempre cercato di muovermi con rispetto in quei luoghi in cui camminarono e ragionarono di Diritto tanti Maestri.

Il I Capitolo del romanzo «Pennellate d’autunno» di apre con una citazione tratta da Le Città del Silenzio. Ferrara. Pisa. Ravenna di Gabriele D’Annunzio:

E i santi marmi ascendono leggeri,
quasi lungi da te, come se gli echi
li animassero d’anime canore.

 


Quanto è cresciuta artisticamente Carmen Talarico da “Fluire- Taccuino del viaggio” a “Refusi di viaggio”?

Dei libri che lo hanno preceduto, silloge poetiche, il romanzo ha la stessa delicatezza e forza delle radici; si uniscono la resilienza e la potenza della fragilità nella trasformazione. È per questo motivo che «Refusi di viaggio» si apre e si chiude con brevi versi che vogliono essere, al contempo, un omaggio alle radici della mia scrittura di anima: la poesia.

In «Refusi di viaggio» la musica classica ritorna ad essere la colonna sonora della mia scrittura, proprio come lo è stata nel mio libro di esordio «Fluire. Taccuino del viaggio». Il giorno in cui le prime righe di questo romanzo presero forma, al Teatro Verdi di Pisa si diffusero le note dell’Aria «E lucevan le stelle» de la «Tosca» di Giacomo Puccini. Ho scelto di dedicare le parole più intense dell’opera al capitolo più inquieto del racconto.

Grazie alle presentazioni e ai feedback con i lettori, il dialogo e il confronto con le persone é cresciuto, così come la condivisione delle fragilità.

A chi consigli la lettura del tuo racconto?

Il romanzo è già stato letto da un vasto pubblico, senza distinzione di età.

Qualche aneddoto…

Una bambina di 8 anni, attratta dalle immagini della prima e quarta di copertina realizzate su carta di riso e pennelli cinesi dalla talentuosa illustratrice e grafica Renata Otfinowska con cui ho condiviso vari progetti editoriali, ha letteralmente strappato di mano il libro alla mamma e si è rintanata in un angolino per divorare il libro.

Diversi adolescenti, nei loro pomeriggi estivi, hanno intavolato veri e propri debate, offrendo interpretazioni inattese e suggerendo il seguito del romanzo in una serie dedicata.

Gli adulti si sono lasciati guidare dalla narrazione emozionandosi e ritrovandosi in storie di vita vissuta.

Tutti hanno lasciato spazio all’immaginazione, si sono lasciati guidare dalle immagini create con la parola scritta e hanno avuto il desiderio del «come va a finire?».

Il romanzo è per tutti, perché il valore dell’amicizia, la gioia dell’incontro e l’attesa fanno parte delle nostre vite.

A chi leggerà questo libro auguro di dare luce alla propria unicità, coltivando con tenacia i propri sogni come ci sollecitano i versi «Io abito la possibilità» della scrittrice Emily Dickinson.

Progetti futuri…

Tantissimi, inattesi e già in corso di realizzazione! Prossima intervista?

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