Gli iris gialli e la mia libertà

Attualità & Cronaca

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ROMA – «E’ uno spettacolo che dura pochi giorni: sono fioriti gli iris gialli nella Riserva Naturale Valle dell’Aniene. Io ho la fortuna di abitare a poca distanza dal luogo. E’ bellissimo l’iris giallo, il giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus). Delicato, da ammirare e fotografare, non da cogliere ovviamente, dura poco. Nulla va colto, nulla va toccato in una riserva naturale. La vegetazione cresce libera, l’odore della libertà è nell’aria,  e per me andarvi a passeggiare è stato un modo per festeggiare il giorno del 25 aprile. Ero piccolo quando finì la guerra. Certamente apprendendo la notizia non pensai che sarebbero finite le fughe da casa, al suono delle sirene d’allarme. Finirono. Ma la paura ti resta dentro. Non c’erano rifugi a Carrara. Alle volte la notte si andava a dormire giù a piano terra, nei locali che Iride, la vinaia, ci aveva messo a disposizione. Di giorno si correva appena fuori città, in campagna. C’era un torrentello d’acqua limpidissima, le donne ci lavavano i panni, per noi ragazzi era una fonte inesauribile di giochi. Non ricordo se a primavera sulle sponde crescessero gli iris gialli. Ricordo, sospese sull’acqua, le libellule azzurre».

Questa lettera, pubblicata da Il Corriere della Sera, la scrissi l’anno scorso. Quest’anno vorrei ripetere la mia passeggiata. Vorrei rivedere gli iris gialli. Per favore, signori che ci governate, almeno quel giorno, il giorno della Liberazione, mi restituite la mia libertà? Perché, vedete, le restrizioni sensate, ragionevoli, si accettano volentieri, proprio perché sono sensate, ma le restrizioni irragionevoli non si accettano volentieri. Non si comprende perché mi si dia la possibilità di fare qualche chilometro girando in tondo attorno al palazzo dove abito, col rischio d’incrociare diverse persone, e mi si vieti di fare qualche chilometro allontanandomi dall’abitazione, solo, lontano dalla gente. Voglio sperare che certe limitazioni assurde della mia libertà non siano da attribuire a cattiva volontà, ma solo ad ingenuità, che poi è un eufemismo per non dire un’altra parola.

Renato Pierri

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