Dopo l’abbattimento di un aereo siriano nel proprio spazio aereo, non ci sono più dubbi: l’America ha fatto un atto di guerra con la Siria. L’analisi di Counterpunch è impietosa: non esiste alcuna giustificazione al comportamento del governo americano, che va condannato dai suoi cittadini e dalla comunità internazionale.

di Jim Kavanagh

Gli Stati Uniti sono in guerra con la Siria. Anche se pochi americani vogliono ammetterlo, è implicitamente così da quando l’amministrazione Obama ha iniziato la costruzione di basi e l’invio di truppe speciali americane – che-ci-sono-e-non-ci-sono – ed è così in modo esplicito dal 3 agosto 2015, quando l’amministrazione Obama ha annunciato che avrebbe “consentito attacchi aerei per difendere i ribelli siriani addestrati dagli Stati Uniti da eventuali aggressori, anche se i nemici provengono da forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad”. Da quando la U.S. Air Force — sotto Trump, ma seguendo la politica dettata da Obama — ha tirato giù un aereo siriano nello spazio aereo siriano, questo è innegabile. Gli Stati Uniti hanno intrapreso esplicitamente un’altra aggressione di un paese sovrano che non poneva alcuna minaccia possibile, figuriamoci effettiva o imminente, per la nazione. Questo è un atto di guerra.

Come atto di guerra, esso è incostituzionale e avrebbe richiesto una dichiarazione da parte del Congresso. Trump la chiederà? Qualche partecipante democratico o repubblicano del congresso la chiederà? Il Papa è un indù?

Cambierebbe qualcosa? Perché Trump dovrebbe preoccuparsene? Obama aveva dato il via a tutto questo quando ha completamente ignorato il War Powers Act, la Costituzione, il Congresso e il suo stesso procuratore generale e i consulenti legali ed ha proseguito imperterrito verso la guerra alla Libia, sostenendo che, se facciamo finta che le truppe americane non sono sul suolo libico, non si tratta davvero di una guerra o di un atto di “ostilità”. Quindi significa che se l’aeronautica cinese cominciasse ad abbattere gli aerei americani nello spazio aereo americano per difendere l’assalto di Black Lives Matter alla Casa Bianca, non sarebbe davvero impegnata in un atto di guerra.

Non sottolineeremo mai abbastanza la pericolosità di queste pratiche che Obama ha normalizzato — con la connivenza irresponsabile dei suoi groupies progressisti, che fingevano di non sapere dove questo avrebbe portato: nel 2012, riferendosi al precedente che le politiche di Obama avevano creato, Mitt  Romney disse: “Non credo quindi che a questo punto, se sono il Presidente, io abbia bisogno di avere una approvazione dei poteri di guerra o un’autorizzazione speciale per l’uso della forza militare. Il Presidente ora ha questa capacità”. Dopo Obama, per Trump, e per ogni futuro presidente repubblicano e democratico, ora questa cosa è scontata.

Poiché questa è una guerra aggressiva, non provocata, essa è anche illegale secondo il diritto internazionale, e tutte le autorità politiche e militari coinvolte sono criminali di guerra, e sarebbero perseguibili in quanto tali, se ci fosse un regime giuridico internazionale ancora non compromesso dagli Stati Uniti.

Ora la Siria è sotto esplicito attacco delle forze armate degli Stati Uniti, della Turchia e di altri paesi della NATO. Sedici Paesi hanno ora aerei da combattimento che si aggirano nello spazio aereo siriano sotto il comando effettivo degli Stati Uniti, e alcuni di loro hanno attaccato l’esercito della Siria.

Gli americani e certamente coloro che si autodefiniscono “progressisti”, devono essere chiari su questo: le forze armate americane non hanno alcun diritto di essere in Siria, non hanno alcun diritto di limitare il governo siriano utilizzando il suo spazio aereo, o di impedirgli di riprendere il controllo di parte del proprio territorio contro le armate jihadiste appoggiate dagli stranieri.

Lo stato siriano e i suoi alleati (l’Iran e la Russia), d’altra parte, sono impegnati nella legittima autodifesa di uno stato sovrano e hanno il diritto di rispondere con la piena forza militare a qualsiasi attacco contro le forze siriane o qualsiasi tentativo dagli Stati Uniti di balcanizzare o di occupare il territorio siriano, o di rovesciare il governo siriano.

Quindi, per cortesia, non fate finta di essere sconvolti, scioccati, se la Siria e i suoi alleati rispondono al fuoco, infliggendo perdite agli americani. Non fate le vittime moralmente superiori quando gli americani vengono uccisi dal popolo che stanno attaccando. E non predicate che ognuno dovrebbe sostenere le nostre truppe in questo attacco criminale, incostituzionale, aggressivo, di un paese che non ha minacciato il nostro in alcun modo. I soldati americani e i piloti che eseguono queste politiche non sono eroi e non si battono per proteggere l’America o la democrazia; sono criminali aggressori e obiettivi legittimi. In risposta all’aggressione americana, l’esercito siriano ha tutto il diritto di colpire di nuovo l’apparato militare americano, ovunque. Ogni vittima di questa guerra, per quanto grande, cade sotto la responsabilità etico-politica di coloro che hanno attaccato – gli Stati Uniti. La prima responsabilità di ogni americano è non di “sostenere le nostre truppe”, ma di fermare questa guerra. Subito. Prima che le cose peggiorino.

È abbastanza ovvio, infatti, che gli Stati Uniti stanno rendendo deliberatamente le proprie truppe degli obiettivi, nella speranza di provocare una reazione da parte delle forze armate siriane o dei loro alleati, che potrebbero uccidere qualche americano. Così l’avvenimento verrebbe proprio utilizzato per aumentare il supporto popolare per un attacco militare completo alla Siria, alla Russia o all’Iran, che il popolo americano altrimenti rifiuterebbe con disgusto. Chi professa preoccupazione per le “nostre truppe” dovrebbe invece fermare questo gioco.

È inoltre abbastanza chiaro, ora, che la guerra all’ISIS è una farsa, che l’ISIS è sempre stata solo un pretesto per coinvolgere direttamente i militari americani ad attaccare l’esercito siriano e distruggere l’integrità dello stato siriano. Se gli Stati Uniti avessero voluto sconfiggere l’ISIS, avrebbero potuto farlo facilmente coordinando le proprie azioni con, e non contro, le forze che lo hanno combattuto in modo più efficace: l’esercito arabo siriano, la Russia, l’Iran ed Hezbollah.

Al contrario, gli Stati Uniti stanno attaccando l’esercito siriano proprio perché stava sconfiggendo l’ISIS e altre forze della Jihad e riconquistando il proprio territorio e il controllo della propria frontiera con l’Iraq. Gli Stati Uniti non vogliono che ciò accada. Come minimo — se non si può costruire a breve una massiccia offensiva per rovesciare il governo baathista — gli Stati Uniti vogliono controllare parte del confine con l’Iraq e ad occupare parte della Siria orientale. Vogliono stabilire basi permanenti da cui rifornire e proteggere gli eserciti jihadisti, ottenendo un partizionamento de facto dello stato siriano, mantenendo un costante stato di attacco armato contro il governo di Damasco e riducendo la Siria a uno stato debole, che mai potrà presentare alcuna resistenza efficace ai disegni americani, israeliani o sauditi sulla regione.

Questo è estremamente pericoloso, poiché i siriani, i russi, e gli iraniani sembrano determinati a non lasciare che questo accada. Trump sembra avere dato autorità ai suoi generali di prendere decisioni dalle enormi conseguenze politiche. Forse è per questo che azioni aggressive come l’abbattimento dell’aereo siriano sono avvenute più frequentemente, e perché è improbabile che finiscano. C’è una dinamica in movimento che inevitabilmente porterà entrambe le fazioni ad affrontare la scelta se fare marcia indietro o rilanciare. I generali non sono bravi a tirarsi indietro. Una guerra regionale o globale è una possibilità reale e diventa più probabile ad ogni incidente simile.

Anche se la maggior parte degli americani e delle trasmissioni politiche e dei media non vogliono ammetterlo (e di conseguenza, la maggior parte dei cittadini non può rendersene conto abbastanza chiaramente), questa guerra è l’obiettivo di una potente fazione dello stato profondo che è stata persistente e determinata nella sua ricerca. Se i generali sono restii a tornare in battaglia, i neocons sono irremovibili nel non arretrare riguardo i loro piani per il Medio Oriente. Non si faranno fermare se non da una schiacciante resistenza popolare e dall’indignazione internazionale.

L’aspetto positivo di questi attacchi contro le forze siriane è che gettano la maschera sul progetto americano in Siria. Tutti — i paesi europei che professano preoccupazione per il diritto e la stabilità internazionale e il popolo americano che è stufo di continue guerre che non hanno alcun beneficio per loro — possono vedere esattamente che tipo di palese aggressione si sta svolgendo e decidere se vogliono appoggiarla.

A questo proposito, ogni americano che si considera “liberale” o “progressista” — e in particolare ogni politico di questo tipo — che ha speso (e magari spende ancora) la propria energia politica per attaccare Bush per quella folle guerra in Iraq, ma che appoggia, o anche solo esita a denunciare immediatamente ed energicamente, questa guerra che è già in corso, è un politico ipocrita, che non si oppone a niente, tranne all’ovvio.