Guerra alla Cannabis Light: una retorica semplicistica

Politica

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Matteo Salvini ha trovato un nuovo nemico: la cannabis light.

La droga è un’emergenza nazionale: da domani darò istruzioni agli uomini della sicurezza per andare a controllare uno per uno i presunti negozi turistici di cannabis, luoghi di diseducazione di massa. Vanno sigillati uno per uno. Saranno proibite e vietate anche tutte le cosiddette feste e sagre della cannabis siamo contro ogni sperimentazione e regolamentazione della cannabis” così argomenta il Ministro dell’Interno.

La chiusura di tre cannabis shop nelle Marche, casualmente nella regione in cui si trovava per la campagna elettorale, è l’ennesimo tentativo per Salvini di gettare sull’opinione pubblica una bomba destinata però a non scoppiare. Questo tipo di azioni, sono studiate allo scopo di distrarre l’opinione pubblica da quella che è stata definita la prima vera sconfitta politica di Matteo Salvini, ossia le dimissioni di Armando Siri decise dal Consiglio dei Ministri.  Basta infatti portare alcuni risultati concreti, a cui si aggiunge anche l’annullamento del Festival della Canapa a Torino prevista dal 17 al 19 maggio, e l’opera è fatta. Di Siri e delle problematiche del governo non se ne parla più.

Seppur il premier Giuseppe Conte abbia precisato che “Il tema della chiusura dei cannabis shop non sia all’ordine del giorno”, unito al commento di Luigi di Maio “Non c’è bisogno di creare nessuna tensione, si preoccupi delle leggi che sono nel contratto di governo”, Matteo Salvini però continua a parlare di emergenza nazionale. Quello che il Ministro dell’Interno non sa è che usare indistintamente il termine “droga” è un errore. Seppur ben consapevole della differenza tra droghe leggere e pesanti, continua a ripetere lo stesso errore: produrre semplificazioni della realtà. Questo tipo di retorica politica svilisce uno dei pochi passi avanti in materia fatto dal governo italiano: la legge 242/2016.

Definire la cannabis semplicisticamente come droga, non facendo l’opportuna distinzione, è miope. Questa sostanza non può e non deve essere equiparata alla cocaina, all’eroina o alle droghe sintetiche perché non ha gli stessi effetti né ha le stesse conseguenze negative. La non nocività della cannabis è stata ribadita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, chiedendo all’Onu che venga depenalizzata a livello globale. Inoltre una legalizzazione può diventare una opportunità per lo stato italiano, sia perché andrebbe a rimpolpare le casse nazionali, sia perché sottrarrebbe una parte di questo mercato dalla criminalità organizzata. Inoltre, come sostiene anche la Direzione distrettuale Antimafia, ridurrebbe le spese per la repressione e l’ordine pubblico, sia sulla strada che nei tribunali. Senza considerare, inoltre, i benefici dell’utilizzo della canapa industriale, in grado di crescere su terreni inquinati grazie alla sua capacità di assorbimento, sottrae anidride carbonica e ossigena il terreno, ed è utilizzabile nel settore edile, tessile, farmaceutico, alimentare, e in tanti altri.

Non sta a me informare il Ministro dell’Interno sul beneficio derivante dalla legalizzazione della cannabis, ma mi preme sottolineare quanto una cattiva informazione e una narrazione semplicistica della realtà non faccia altro che inquinare l’opinione pubblica. Ridurre a dicotomia (bene Vs male) tutto ciò che ci circonda non è sano, né democratico, ma di questo Salvini ne è ben consapevole.

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