Haiti: un gruppo di missionari statunitensi rapiti con alcuni bambini

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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L’ennesimo rapimento a scopo di riscatto in una guerra tra poveri e in un contesto di degrado, insicurezza e pandemia. E’ successo ieri e dai rapiti sarebbe arrivato un messaggio con una richiesta di aiuto e preghiere

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

La notizia diffusa da fonti di sicurezza locali è stata rilanciata da tutti i principali media internazionali e torna a portare l’attenzione sulla crisi profonda fatta di povertà, instabilità politica e pandemia che vive Haiti. Una decina forse quindici missionari statunitensi di una chiesa protestante sono stati rapiti nella giornata di sabato 16 ottobre insieme alle loro famiglie alla periferia orientale di Port-au-Prince,da “400 Mawozo”, una banda armata che da mesi imperversa nella zona al confine con la Repubblica Dominicana con furti e rapimenti di cittadini statunitensi ma anche haitiani. 

La richiesta di preghiera da parte dei rapiti

I missionari – che apparterrebbero al gruppo cristiano che ha sede in Ohio “Christian Aid Ministries come riportano fonti di stampa statunitensi-  e le loro famiglie stavano tornando da una visita a un orfanotrofio a circa 30 chilometri a est di Port-au-Prince quando il loro autobus è stato fermato dagli uomini armati, che li hanno costretti a scendere. Uno dei missionari rapiti sarrebbe riuscito a mandare un messaggio su WhatsApp mentre il gruppo veniva prelevato. “Per favore pregate per noi, siamo tenuti in ostaggio, hanno rapito il nostro autista, non so doveci stanno portando”, recita il messaggio, riportato dal Washington Post.

Violenze e pandemia: un Paese in crisi profonda

Ricordiamo che Haiti nell’ultimo periodo sta fronteggiando un’ondata di violenze, in cui le bande armate giocano un ruolo importante, bloccando le attività economiche nel Paese più povero delle Americhe. I disordini sono aumentati dopo due eventi che hanno aperto ferite profonde: l’assassinio del presidente Jovenel Moise a luglio che ha gettato il Paese nel caos e un forte terremoto ad agosto scorso che ha ucciso oltre 2mila persone.

Dall’inizio dell’anno ad Haiti sono oltre 600 i rapimenti rispetto ai 231 dello scorso anno, secondo le organizzazioni umanitarie. Proprio una di queste la Fondazione Francesca Rava ha ricevuto stanotte da Haiti un comunicato dal suo responsabile medico, padre Richard Frechette, che avvertiva dell’accaduto. Ai nostri microfoni Mariavittoria Rava presidente della Ong ci racconta come stanno le cose, ci spiega che la crisi sanitaria che in assenza di vaccini anti Covid sta mietendo vittime nel silenzio della comunità internazionale che ha abbandonato il Paese anche dal punto di vista dell’aiuto al mantenimento dell’ordine e della sicurezza. L’appello lanciato è quindi soprattutto “all’Onu a riportare missioni di controllo a tutela della popolazione”. Nella parole di Mariavittoria Rava la desolazione e la paura delle gente che in ogni momento rischia rapimenti anche quando si sposta per raggiungere gli ospedali dove curarsi. E se manca il riscatto la soluzione è la violenza, lo stupro o la morte. Anche le stesse caserme della polizia sono in mano alle gang – afferma- e questo è “il segno del livello di abbandono e degrado in cui il Paese versa”. 

Ascolta l’intervista a Mariavittoria Rava

“Disordini politici, aumento della violenza delle gang, peggioramento delle condizioni socio-economiche – comprese non sicurezza alimentare e malnutrizione – contribuiscono al peggioramento della situazione umanitaria”, dice nel suo report l’ufficio Onu a Haiti, aggiungendo che “una forza di polizia sovraccaricata e con poche risorse da sola non può affrontare i problemi di sicurezza di Haiti”. Venerdì scorso il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato all’unanimità per estendere la missione politica delle Nazioni unite a Haiti, ma i tempi restano incerti, da qui il grido si aiuto di chi opera sul terreno.

vaticannews.va

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