Il Bari nell’uovo di Pasqua di Troina trova la serie C

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Nel giovedì dei sepolcri, il Bari trova la serie C nell’uovo di Pasqua. Era, questa di Troina, la trasferta per antonomasia. Quella per cui i tifosi baresi, non appena venuti a conoscenza del girone, ironizzarono al motto “ma dov’è Troina?” oppure col classico “ma tu stiv a Troina Bari?”, insomma la trasferta dell’anno, questa, una delle numerose del teatro dell’”assurdo” dove il Bari, nell’attendere Godot come Estragone e Vladimiro, le ha fatte da protagonista affrontando le relative squadre nel corso dei suoi centodieci anni di storia come ad  Alcamo, a Sorrento, a Francavilla al Mare, a Pagani, a Licata, a Genzano di Roma, dove spesso il Bari ci ha rimesso le penne quando invece si paventava una larga vittoria. Insomma una di quelle che non dovrebbe più incontrare nel corso del suo cammino Almeno si spera. Tra l’altro, a voler essere del tutto sinceri, nessuno di “noi” (plurale maiestatis) conosceva la simpatica cittadina ennese prima del calendario.

In questo campionato logorante dove la psiche, ancor prima della tenuta atletica, è stata messa a dura prova, in un campo ai limiti (forse anche oltre) del regolamento con un sintetico tutto consumato e un’altitudine vicina ai mille metri d’altezza, abbiamo assistito ad un Bari pratico, poco spettacolare, ma molto fisico ed efficace, caratteristiche con le quali ha espugnato il “Proto” di Troina.

Eravamo al terzo match point per il Bari in chiave promozione matematica e finalmente si è materializzato. Il Bari, da oggi pomeriggio alle ore 16.50, è ufficialmente in serie C. L’inferno, dove qualcuno ci ha infilato, è durato, per fortuna, un anno solo nonostante qualche sofferenza di troppo nel girone di ritorno. E, a dirla tutta, onore al Troina che si è dimostrata una squadra dura da battere e questo rende più bella la vittoria del Bari e un applauso anche ai suoi tifosi che sportivamente, hanno applaudito la squadra più forte.

Giocare a Troina, in un impianto ridotto ma coi tifosi baresi giunti in questo lembo dell’ennese, come è accaduto fino adesso con altre trasferte, non era facile, e l’avversario dei baresi, non erano tanto i siciliani, quanto la sicurezza di essere vicino ad un passo dal traguardo, mantenendo, invece, la concentrazione. Ed invece, per fortuna, il Bari ha vinto.

Col Bari nettamente più forte, il campionato, nonostante le due partite ancora da onorare, va in soffitta, si spera per sempre. Il calcio è questo: si passa da una domenica pericolosa, dove si deve faticare parecchio per uscire indenni, schivando fango, ad un’altra di gloria e ad un’altra ancora di apoteosi. Serviva una dimostrazione di forza, uno slancio di carattere che potesse raccontare di una squadra che ha una sola idea in testa:, quella di liquidare quanto prima la pratica D, senza pensare alla inseguitrice che non molla mai che, tra l’altro, oggi ha perso a Palmi. Questa è una vittoria decisiva che ha sancito la promozione in C, una promozione che contagia l’ambiente, la società e i tifosi che erano curiosi di vedere una continuità di risultato dopo la striminzita vittoria sul Portici. Parlare di corazzata Bari è facile, poi però c’è il campo che ha le sue regole e che non perdona quasi mai e dove nulla è scontato. Tutto passa attraverso corse, sacrifici e qualità, tutte caratteristiche che una squadra come il Bari ha avuto come basi e che, tra alti e bassi, ha dimostrato. I punti e le vittorie conquistate sono, poi, la sintesi di un percorso ben preciso. Si aspettava la vittoria, e vittoria è stata, di misura ma meritata, e diciamo anche con un coefficiente di difficoltà elevato. Per contro ci si aspettava dal Troina una gara intensa, forte della posizione in classifica dove la squadra siciliana è ancorata tra le pretendenti ai play off una volta archiviata la salvezza. Ma nel calcio – si sa – si parla spesso di schemi, di allenatori capaci di imporre il proprio marchio di fabbrica e la mentalità offensiva. Poi, però, ci si accorge che le gare a deciderle, son sempre i giocatori di talento, ed il Bari ne ha diversi in squadra, giocatori di caratura superiore alla media. Senza lo squalificato Di Cesare e gli infortunati Brienza e Neglia, Cornacchni rivoluziona la formazione lasciando in panchina Floriano e Bolzoni: oltre a Marfella in porta, schiera tre difensori centrali, Mattera, Turi e Cacioli centrali difensivi, Aloisi e Nannini centrocampisti esterni per difendere e crossare, Hamlili, Langella e Piovanello a centrocampo, Iadaresta a raccogliere i cross e Simeri in attacco.

Primo tempo senza sussulti col Troina che ha avuto il pallino del gioco senza incisività ed il Bari a guardare, a difendere ordinatamente e a contenere senza pungere almeno fino al 21’ quando abbiamo annotato il primo squillo del Bari con Simeri che ha provato a sfruttare un’incertezza siciliana ma non ha trovato la coordinazione giusta, non era semplice con due uomini addosso, e il suo tiro è andato sopra la traversa. Fan fatica a costruire il gioco a centrocampo Langella e Piovanello, non riescono a produrre azioni degne di nota e, nello stesso tempo, la difesa-  Mattera su tutti – con grande esperienza e praticità, respingono con ordine ogni velleità siciliana, e quando meno ce lo si aspetta, dopo che il Bari ha cominciato a prendere le redini del gioco, ecco l’episodio che rompe gli equilibri: è ancora Simeri che si invola verso la porta, ma Polizzi lo atterra commettendo fallo e l’arbitro concede il calcio di rigore al 34’, rigore che Simeri provvede a realizzare portando in vantaggio il Bari. L’attaccante del Bari è al suo secondo gol consecutivo così si è fatto perdonare per quei due turni di squalifica. Nel secondo tempo esce Aloisi per Quagliata senza cambiare modulo tattico. Come nel primo tempo il Troina parte a testa bassa ad attaccare e a difendersi con ordine, ed il Bari, sparendo dalla trequarti avversaria, si chiude a contenere grazie un po’ a tutti i giocatori, Iadaresta incluso, che si sacrificano per difendere.

Il Bari mette fuori il muso occasionalmente per cercare di respirare ma non punge mai e allora il  Troina colpisce una traversa dopo un intervento di Marfella che devia lì il pallone con la mano, direttamente su calcio di punizione da posizione defilatissima.

Tanta tensione in campo, l’allenatore del Troina si fa cacciare fuori, i giocatori cominciano a menarsi. Fuori Iadaresta, che si è sacrificato tantissimo, dentro Feola a fortificare la barriera di centrocampo già di per sé abbastanza folta ed il modulo diventa un 4-4-1-1 o meglio, un 5-5-1.

Il solo Langella, palla a terra, cerca l’affondo saltando tre uomini ma sbaglia l’assist che avrebbe portato l’uomo a tu per tu col portiere. Il profumo della C si fa sempre forte grazie alle notizie provenienti da Palmi dove la Turris perde, ed il novantesimo che si avvicina. Dentro Liguori per Piovanello. Terrore sul finale quando Marfella che non ha fatto nulla durante la partita, para da campione dapprima su un rimpallo dopo un palo del Troina e dopo sugli sviluppi di un corner dice di no a Saba che spara in porta. Succede tutto nel finale, insomma.

Qualità, carattere ed attributi ha dimostrato di avere il Bari icastico. Ora si può pensare al calcio che conta. Il Bari saluta, si spera per sempre, la serie D dopo aver dominato il torneo intero dall’inizio sino alla fine e onore alla Turris, nonostante il suo steward colorito, che è riuscita a far sentire il fiato fino ad oggi.

Cornacchni a fine gara ha detto: “Vincere non è mai facile in ogni categoria soprattutto a Bari dove le aspettative erano tante. La squadra è stata costruita  per vincere se si lavora nella maniera giusta i risultati vengono. Il resto sono chiacchiere”. 

Massimo Longo

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