Il Bari non va oltre il pareggio contro il Parma nel derby dei compositori musicali

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In pieno solstizio d’inverno, quando il freddo pungente ci annuncia che il dio inverno è arrivato, sotto l’albero di Natale, il Bari assapora il gusto dolce amaro di un pareggio, per giunta a reti inviolate, in casa. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire, considerata la pomposità espressa in settimana sulla gara di stasera.

Grosso voleva cavalcare l’onda del momento crogiolato, ancora, dai baci perugini di cinque giorni fa al Curi e forte anche di una prestazione tutto sommato positiva dove si è vista, chiaramente, quella capacità di sofferenza dignitosa e quella particolare caratteristica che è il cinismo, fino adesso mai intravisto, tutte caratteristiche, quelle di Perugia, che hanno profuso anche quell’equilibrio che lo stesso trainer biancorosso cercava o aspettava come si aspetta Godot.

Una gara – l’ennesimo esame di maturità per il Bari – che serviva per capire cosa volesse fare da grande la squadra di Grosso, ovvero se puntare alla A diretta, se dirigersi verso i playoff o stabilirsi negli antri di una tranquilla, maledetta, annata di B, con quei quindicimila tifosi in più nel computo della gara che pressoché nessuno può permettersi in B di questi tempi nonostante un freddo della madonna.

E l’avversario era uno di quelli tosti, un avversario che da una trentina d’anni ha fatto vedere spesso e volentieri i sorci verdi ai galletti, uno di quelli che, pur non dichiarandolo, punta alla A diretta complice una rosa di rango superiore anche se priva di tre suoi giocatrici rappresentativi come Calaiò, Mazzocchi e Ceravolo, tre giocatori di spessore, ma col recupero di Munari, D’Aversa è riuscito a mantenere integro l’asse portante della competitività. Frattali in porta, Iacoponi, l’ex Di Cesare, Lucarelli e Gagliolo il quartetto difensivo, in cabina di regia Scozzarella con gli ex Dezi e Scavone, in avanti spazio a Baraye, Insigne e Di Gaudio.

Grosso invece sempre col 4-3-3, leggermente coperto, ha mandato in campo Micai tra i pali, Sabelli e Cassani terzini, Marrone e Tonucci stopper, Petriccione in regia con Tello e Iocolano a centrocampo, Galano Improta e Nenè davanti.

Alla fine nessuna tra la “Cecchina” di Niccolò Piccini e la “Traviata” di Giuseppe Verdi hanno avuto la meglio ma soprattutto occorre dire che ancora una volta, Peppino Verdi non ha dato la soddisfazione a Colino Piccinni di vincere.

Due squadre di natura diversa ma pur sempre competitive, col Parma più corsaro coi quattro successi in trasferta, ed il Bari praticamente un fortino in casa.

Primo tempo molto equilibrato ed abbottonato con il Parma che ha mostrato qualcosa in più sul piano dell’intraprendenza e della disinvoltura senza riuscire a sbloccare, ed il Bari che ha trovato più difficoltà nel proporre gioco e nel servire Galano e Nenè che son rimasti pressoché all’asciutto girando su se stessi ed attorno al pallone.

Per intravedere qualche opportunità è stato sufficiente attendere l’inizio di gara con Di Gaudio che si è insinuato da sinistra nell’area barese crossando ma Marrone si è fatto trovare pronto a rimediare, e al 4′ un tiro di Improta è stato parato da Frattali.

Dopo di che una punizione arcuata al 10′ di Iocolano ha trovato il portiere parmigiano pronto alla parata.

E nonostante la prudenza l’abbia fatta da padrone, il Parma è apparso appena più aggressivo riuscendo ad impensierire la difesa barese, a differenza dell’attacco barese decisamente poco incisivo e prova ne è stato il passaggio azzardato indietro di testa di Marrone a Micai su un rimpallo, passaggio pericoloso che poteva costare l’autorete. Tutto qui il primo tempo.

Senza aver ricevuto, nel primo tempo, il tradizionale ceffone prima di decidere di cominciare a giocare, ceffone a cui il Bari, ormai, ha fatto l’abitudine, il secondo tempo è iniziato sulla stesso canovaccio ovvero con le due squadre sempre attente a non farsi del male e poco avvezze al rischiare.

Fiammate intorno al 15′: brivido per i baresi su un corner respinto sui piedi di Improta che scoordinato ha provato il tiro che è stato ribattuto, poi sul contropiede Baraye si è trovato da solo davanti a Micai ma il recupero di Sabelli – ancora lui – è stato determinante.

Al17′ Grosso decide per due cambi per dare più brio e per cercare di cacciar via quella timidezza nei piedi dei biancorossi: Brienza al posto di Iocolano e Floro Flores al posto di Nenè sbilanciando di poco l’equilibrio nella scacchiera barese.

Ma i cambi non apportano alcuna efficacia. Al 23′ Di Gaudio colpisce d’esterno il pallone dal fondo ma il pallone scivola via per tutta la linea della porta senza che nessuno ci arrivi.

Ancora Grosso tenta il tutto per tutto facendo entrare, al 38′ Kozac, ma il Bari non riesce a pungere più di tanto.

La partita termina sullo zero a zero, pareggio tutto sommato giusto che allontana il Bari dal secondo posto ma che lo fa rimanere in piena zona promozione diretta. Qualche mossa di Grosso non del tutto chiara come quella di far giocare Cassani al posto di D’Elia ma non è il caso di far drammi, dunque: il Bari c’è, è vivo, e lotta insieme a noi. E giovedì, nella partita di chiusura anno, c’è la trasferta a Carpi dove occorrerà muovere la classifica.

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