Il Bari, sullo Stretto, agguanta il pari all’ultimo minuto. Sempre -6 dalla Reggina

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Tanto rumore per nulla. Niente scacco matto. Reggina e Bari, in riva allo Stretto, decidono di non farsi male a vicenda pur rispettando l’impegno del “Granillo”, senza provocare alcun sussulto particolare, che, tradotto in soldoni, vuol dire senza procurarsi nessuna occasione da rete. Troppo poco per una gara che si preannunciava di ben altro spessore. La Reggina che prosegue nel suo momento difficile senza vittorie nel 2020, ed il Bari che, almeno per il gioco, fa un passo indietro dimostrando ancora i suoi storici limiti. Due sole le occasioni vere e proprie: quella di Denis che di testa, superato Perrotta, manda il pallone in rete, e Perrotta stesso che, con freddezza, si fa perdonare la disattenzione difensiva, siglando il pareggio su un rimpallo in area reggina ad un minuto dalla fine.

Diciamo che al Bari è andata bene, tutto sommato il pareggio è un risultato giusto, forse ai punti avrebbe meritato la Reggina che ha giocato un po’ meglio del Bari ma se si considera che a due minuti dal termine vinceva, al Bari è andata di lusso. Sotto l’aspetto della prestazione ci si aspettava un Bari diverso. La Reggina dopo l’intervallo (primo tempo da cancellare), ha dato l’impressione di volerla vincere, il gol di Denis è arrivato a rimarcare una supremazia evidente, poi ha badato a conservare il vantaggio e la gara e tornata equilibrata e alla fine è arrivato il pareggio del Bari, meritato.

Certe partite piacciono tanto perché sono sfide valgono tanto in termini di scontro diretti dove la posta in palio è doppia. Vivarini ha atteso questa sfida con serenità, quasi “riposandosi” ma con un obiettivo preciso, quello di vincere, per continuare a coltivare sogni di gloria. Del resto il Bari, come abbiamo scritto più volte, è condannato a vincerle tutte per poter ambire alla promozione diretta, un onere dal coefficiente altissimo dal momento che dovrà vedersela sui campi delle prime sei in classifica. In certe gare le motivazioni sono quelle che contano e spingono le squadre a far bene. Fatto sta che, lassù, in classifica, complice anche il pareggio della Ternana a Monopoli, tutto è rimasto invariato col Bari sempre a sei punti di distacco dalla Reggina.

Non ce l’ha fatta Di Cesare, pertanto in difesa sono andati Perrotta e Sabbione con Costa e Berra terzini, Scavone Bianco e Maita a centrocampo. Laribi alle spalle di Antenucci e Simeri.

Ci si aspettava di più dalle due squadre ma, almeno nel primo tempo, è mancata la miccia per accendersi. Due squadre contratte, perennemente in studio, con la Reggina, i cui problemi dell’ultimo periodo si son visti tutti, che per prima ha imposto il proprio gioco senza, per questo, risultare pericolosa, e col Bari, nella seconda metà del primo tempo, che ha provato ad imporre il proprio risultando appena pericoloso con il solo Antenucci, servito da un assist involontario di Loiacono, che ha tirato fuori di poco. Tutto qui il primo tempo che ha visto ben cinque giocatori ammoniti, due per il Bari, Scavone e Bianco.

Il secondo tempo non cambia come canovaccio. Poche le idee, poco il gioco, frammentato e nervoso (ben sette gli ammoniti), il Bari che non riesce ad unire tre passaggi di fila e la Reggina che, sia pur in modo sterile, prova a fare qualcosa in più. Il gol del vantaggio reggino dovrebbe spezzare le gambe ai baresi ma, grazie anche ai cambi di Vivarini  (dentro D’Ursi, Terrani, Corsinelli), il Bari prova a spingere sull’acceleratore, ma lasciando il freno a mano tirato, e all’ultimo minuto di gioco, su un calcio di punizione, dunque da palla inattiva, Perrotta pareggia la gara.

Qualcuno l’aveva battezzata come “la partita”, nell’accezione di quella più importante del torneo. Ma così non è stata. Il Bari, forte delle confortanti due vittorie consecutive ottenute, però, con troppa, maledetta, sofferenza era chiamato al suo primo vero esame di maturità dovendo incrociare la prima della classe ma, e nello specifico, la prima delle sei trasferte in casa delle prime sei perché fino adesso la squadra biancorossa si era cimentata in casa di squadre di media bassa classifica.

Un pareggio ottenuto con giudizio, senza brillare, gestendo il pallone sia pur con i soliti limiti, abbozzando qualche incursione pericolosa in avanti e difendendosi con ordine in occasione dei pochi attacchi reggini. Insomma, come dire, la Reggina, ai punti, avrebbe meritato di vincere, ed il Bari, per essere riuscito a contenere i calabresi, ha meritato il pareggio. Nel calcio, è noto, non sempre merita chi va più volte vicino al gol, ma anche chi mostra spirito di sacrificio districandosi bene nel difendersi. Qualcuno ricorderà il Bari di Bolchi, votato al contropiede e maestro nel difendersi con risultati entusiasmanti: due promozioni dalla C alla A. Certo, da una squadra come il Bari, seconda in classifica, una squadra le cui aspettative dal punto di vista del gioco, data la sua qualità in campo, ci si aspettava qualche tiro in porta ed invece il nostro taccuino, in termini di occasioni da rete, è rimasto desolatamente vuoto. E questo, al di là della difficoltà oggettiva del match, non va bene. Ma tutto sommato, va bene così. I. B Ari c’è, non ostante tutto, dà dimostrazione di non mollare, incasella il suo diciottesimo risultato utile consecutivo e rimane a sei punti di distacco.

Il campionato è ancora lungo, tutto può accadere a patto che, però, si cresca dal punto di vista del gioco e della personalità. Oggi Laribi è apparso un po’ svogliato, forse deve ancora ingranare, Bianco ha girato a vuoto a centrocampo nonostante l’indubbio impegno, Scavone idem, Maita discreto, Antenucci e Simeri, che hanno lottato su ogni pallone, sono rimasti all’asciutto dimostrando scarsa intesa al contrario di altre gare. La difesa, invece, ha retto discretamente. Si spera che con altri arrivi il tasso qualitativo si alzi ulteriormente. Il campionato è ancora tutto da giocare.

 

Massimo Longo

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