Il caso dell’omicidio Mormile non è chiuso

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Il gip del tribunale di Milano ha respinto la richiesta di archiviazione della Dda di Milano disponendo l’iscrizione sul registro degli indagati di due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini. L’educatore del carcere milanese di Opera venne ucciso a Carpiano l’11 aprile del 1990.

© Fabio Sasso / AGF
– Polizia penitenziaria davanti ad un istituto carcerario

AGI – Nuove indagini sull’omicidio di Umberto Mormile, educatore del carcere milanese di Opera ucciso a Carpiano l’11 aprile del 1990.

Lo ha deciso il gip del tribunale di Milano, Natalia Imarisio, dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione della procura avanzata dal fratello della vittima, Stefano Mormile, assistito dall’avvocato Fabio Repici.

Il giudice ha respinto dunque la richiesta di archiviazione della Dda di Milano disponendo l’iscrizione sul registro degli indagati di due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini.

Una iscrizione “necessaria e preliminare a qualunque altro sviluppo”, scrive il giudice nelle 3 pagine con cui si è opposto alla richiesta di archiviazione dei pm.

Il gip suggerisce inoltre di interrogare Antonino Fiume e “acquisire gli atti” di ‘Ndrangheta Stragista’, pendente davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria e, in particolare, gli esami dei collaboratori di giustizia Annunziato “Romeo e Schettini”.

Proprio Antonio Schettini è tra i condannati per l’omicidio Mormile. Insieme a lui anche Antonino Cuzzola, reo confesso. Oltre ai due esecutori materiali dell’omicidio Mormile, sono stati condannati, in qualità di mandanti del delitto, i boss della ‘Ndrangheta Domenico Papalia, Antonio Papalia e Franco Coco Trovato.

L’obiettivo delle nuove indagini sarà dunque quello di ‘approfondire’ le dichiarazioni di Schettini sulla così chiamata ‘Falange Armata’ come nodo centrale sulla causale del delitto Mormile.

Una vittoria per Stefano Mormile e per l’avvocato Repici che chiedevano, nella denuncia presentata il 1 agosto 2018 alla Dda di Milano, di indagare sulla ‘Falange Armata’ – un gruppo che comparirà anche in attentati mafiosi e nei delitti della Uno bianca – e su un possibile coinvolgimento di uomini dei Servizi Segreti come mandanti dell’omicidio dell’educatore carcerario. Allo stato, secondo il giudice, non sono emersi “concreti elementi tali da lumeggiare l’ipotesi ed ulteriormente direzionare le indagini stesse”.

“Con la decisione del gip si prospetta finalmente un nuovo processo sull’omicidio Mormile: con questa decisione possiamo spazzare via il fango per decenni gettato sulla figura di Umberto Mormile così che anche a Milano, come già avvenuto a Reggio Calabria, si potrà arrivare alla conclusione che Mormile è stato ucciso perché aveva scoperto i legami occulti di Domenico Papalia con apparati deviati dello Stato”, spiega all’AGI l’avvocato Repici, legale del fratello della vittima.

“Sono felice e in parte me lo aspettavo, sono stato a Milano e nell’udienza ero rimasto perplesso dall’atteggiamento della procura che tentava di sconfessare le evidenze processuali emerse a Reggio Calabria”, dice all’AGI Stefano Mormile, fratello di Umberto.

“L’avvocato Repici aveva contestato in quella sede le parole della procura procura io ho osservato l’atteggiamento della gip che, pur non conoscendo tutte le carte, era allibita dalle parole del pm ed era rimasta impressionata dalle parole del mio avvocato – aggiunge -. Le indagini ora proseguono, ma purtroppo sono lasciate alla stessa procura che voleva archiviare, questo mi lascia perplesso, ma si andrà probabilmente a un processo per Pace Foschini e lì potranno essere decisivi gli atti provenienti da Reggio Calabria”.

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