“Il concerto del Primo Maggio si farà” parola di Massimo Bonelli

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Il direttore artistico sta studiando la formula giusta per proporre l’edizione del concertone 2021, nel frattempo riporta in tv live e classifiche con ‘Magazzini musicali’, nuovo programma nel palinsesto di Rai2

 
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© Agf – Massimo Bonelli

Massimo Bonelli è uno delle punte di diamante della musica italiana attuale, si intitola così anche un suo libro: “La musica attuale”, che per lui è una sorta di missione portata avanti con grande coraggio e fatica dal 2015, quando ha assunto la direzione artistica del Concerto del Primo Maggio di Roma, rompendone gli schemi e portando in piazza e in diretta televisiva Rai una serie di artisti protagonisti di quella rivoluzione culturale che ormai convenzionalmente chiamiamo “indie”.

Non è un caso infatti se molti dei 26 artisti chiamati dal direttore artistico del Festival della Canzone Italiana Amadeus a comporre il cast della sezione big siano stati battezzati dinanzi al grande pubblico proprio sul palco di piazza San Giovanni in Laterano. Coma_Cose, Fuminacci, Willie Peyote, Aiello, La Rappresentante di Lista, Colapesce e Dimartino, Bugo, Lo Stato Sociale, Davide Toffolo…sono in tanti infatti in rete ad aver definito simpaticamente questo Sanremo 2021 come “un Concertone + Orietta Berti”.

E dietro tutto questo c’è la firma di Massimo Bonelli che oggi è impegnato in un altro progetto altrettanto impegnativo ed ambizioso, quello di riportare la musica in tv attraverso un format che non possiede i connotati del talent.

Si intitola “Magazzini musicali”, va in onda su Rai 2 il sabato pomeriggio alle ore 15.30 (e in replica il martedì in seconda serata), una sorta di ritorno al futuro, tornano dentro al piccolo schermo live e classifiche, che sono stati gli elementi grazie ai quali musica e tv, fin dall’inizio, hanno trovato il modo di sorreggersi a vicenda; ottima idea, un programma di tale fattura che parlasse di musica non veniva offerto sulle reti di Stato e nemmeno altrove da molti (troppi?) anni, gli ascolti infatti sono alti, oltre il 6% di share.

A condurre lo show Melissa Greta Marchetto, già voce di Rai Radio2, e Gino Castaldo, una vera e propria istituzione del giornalismo musicale italiano.

Come nasce l’idea di “Magazzini musicali”?

“Io ho sempre voglia di vedere programmi che mi piacciono, mi è sempre piaciuto vedere musica dal vivo in televisione, mi piace essere aggiornato sull’attualità musicale, un programma così non c’era così l’ho proposto.

Così è partito, come se fosse un programma pirata all’interno di una rete che ha un altro tipo di pubblico, di programmazione, di linguaggio, è un’isola indipendente all’interno di un contesto televisivo, ma io ho apprezzato molto la capacità di cogliere questa intuizione e rischiare insieme a noi dandoci spazio. Hanno dato onore all’idea che la musica dal vivo in televisione manca”

Perché secondo te ad un certo punto la tv si è disinteressata alla classifica e ai live, che poi è il modo in cui televisione e musica si sono unite per la prima volta…?

“Più che altro c’è stata una crisi della musica legata al passaggio dall’analogico al digitale. Intorno alla metà degli anni zero il mercato ha avuto una flessione, le novità erano sempre meno interessanti, sempre meno spinte dalle case discografiche che stavano tentando di capire cosa succedeva attorno a loro e quindi questa flessione del mercato della musica a livello globale ha generato un’atmosfera negativa sulla musica.

Io credo che la cancellazione di certi programmi dai palinsesti tv è stata figlia di questo più che di un problema di altra natura. In questa fase in cui la musica è in ascesa probabilmente ha senso che ci sia un programma che faccia questo. È stata questa l’intuizione, l’idea che potesse essere un argomento interessante, raccontare il pop con la parte più viva, che è l’esibizione dal vivo dell’artista, e con il pretesto dell’attualità, questo è l’embrione dal quale è nato questo programma”

C’è ancora spazio per la musica in tv, senza che rappresenti necessariamente mero intrattenimento?

“Io penso ci sia ma bisogna riabituare il pubblico alla musica in televisione perché c’è una fetta di mercato che si può attirare ma bisogna educare gli utenti interessati al fatto che esiste un programma di quel tipo e che si può seguire. Spesso tra l’altro sono utenti che per età non sono così vicini alla televisione, i giovanissimi la usano poco come sappiamo, quindi è una sfida nella sfida”

Ma la risposta in termini numerici è stata incoraggiante, no?

“Si, c’è da fare ancora tantissimo, c’è ancora da provare a costruire un pubblico importante ma cominciamo a camminare. Io sono sempre molto cauto, le certezze sono poche nella vita, io faccio il mio”

La musica in tv ci porta ad un tema che per ora va molto che è quello dei concerti in streaming, sappiamo che il paragone con il live non esiste ma potrebbe rappresentare una soluzione, soprattutto per le maestranze dello spettacolo?

“Apprezzo il tentativo che si è fatto, anche con buoni risultati, e certamente rappresenta un’altra freccia nell’arciere della musica, quindi va bene. Chiaro che è un’esperienza diversa da quella che ti da un live in presenza, ma comunque è meglio di non avere nessun tipo di contatto con la musica dal vivo, quindi sono assolutamente favorevole. Io spero comunque che finisca presto questo momento storico così alienante e si possa tornare a vivere come si faceva prima, anche migliorati un po’, anche nel modo in cui si assiste ad un concerto”

Passiamo allora al Primo Maggio, la domanda è d’obbligo, solitamente di questi tempi tu saresti impegnato nell’organizzazione, quali sono le prospettive al momento?

“Guarda io ho sicuramente un sogno nel cassetto, un progetto, che sto cercando di capire se realizzabile, facendo leva sugli amici dei sindacati CGIL, CISL e UIL, con cui ho già parlato. Sicuramente ci sarà un primo maggio 2021, l’abbiamo fatto nel 2020 quando era veramente quasi impensabile che ci fosse, quindi non credo che bucheremo questa annata, però bisogna capire in che modo provare a rinnovarsi, come già fatto l’anno scorso.

Il Primo Maggio deve essere sempre pioniere nelle soluzioni, non può sedersi, deve essere un evento che “tenta di fare un passo oltre l’infinito” come direbbe Victor Hugo. Io spero che riusciremo anche quest’anno a sorprendere e a sorprenderci. Chiaramente è passato un anno, siamo provati, è sempre più difficile, ci manca il nostro lavoro, anche i rapporti in ufficio, lo stare assieme, quelle cose minime della vita di tutti i giorni. Il Primo Maggio quindi ci sarà e spero che sia ancora una volta un evento che lascerà il segno e stiamo lavorando per questo, ma ad oggi certezze di qualche natura non ne abbiamo”

Mai come quest’anno il Concertone è legato a Sanremo, Amadeus è andato a pescare nelle stesse acque dentro le quali tu peschi da quando hai in mano il Primo Maggio…quando hai visto il cast che hai pensato?

“Ho pensato che abbiamo lavorato bene, abbiamo fatto delle scelte in questi anni che stanno premiando, anche il mercato nazionalpopolare riconosce essere quelle giuste, è una conferma di un percorso che è stato tanto difficile all’inizio, che è stato contestato, criticato, visto come un anatema rispetto allo storico cast del Primo Maggio ma era necessario in qualche modo rendere attuale questo evento e riportarlo ad una dimensione nuova, altrimenti sarebbe rimasto imbavagliato nel ricordo di una storia che ormai non è più attuale.

Il fatto che il Festival di Sanremo peschi a piene mani dagli artisti che hanno avuto come prima vetrina nazionale proprio il Concerto del Primo Maggio mi fa molto piacere, vuol dire che siamo sul pezzo ed è quello che dobbiamo continuare a fare nei prossimi anni: stare sul pezzo e leggere un po’ prima degli altri quello che sta succedendo nel sottobosco del mercato discografico italiano, che poi è quello che da sempre più spesso gli artisti al mainstream, alle classifiche, agli stadi, il sottobosco è quello che riconosce e da visibilità agli artisti che nel futuro faranno il pop”

Ma c’è uno di questi nomi che quando hai visto sul palco del Primo Maggio come scommessa hai pensato sarebbe arrivato a Sanremo?

“Quando scegliemmo i Thegiornalisti e li mettemmo in scaletta in prima serata o quando mettemmo Achille Lauro nel pomeriggio in mezzo a rapper in quel momento molto più quotati….La cosa che mi fa piacere è vedere a Sanremo gli Aiello, i Fulminacci, La Rappresentante di Lista, Colapesce e Dimartino…che abbiamo individuato già da tempo. È piacevole scoprire che ci abbiamo visto giusto e gli altri la pensano come noi”

C’è invece un nome che tu hai portato al concertone ma che ancora non ha avuto la benedizione di Sanremo che meriterebbe?

“Io sono un fan de La Municipal, è uno scandalo che ancora non si siano accorti di quanto sono bravi. Ma il tempo è galantuomo, ci sarà ancora modo e tempo di affermarsi”

Tra concerto del Primo Maggio e un programma musicale nella tv di stato, tu sei forse uno dei pochi che può darci un’idea chiara di quello che è lo stato di salute della musica in questo momento, come sappiamo forse il più colpito dalla crisi sanitaria: come ne uscirà la musica da questo momento?

“è una delle angosce che ho, perché non ho idea, non so chi ci sarà dopo, chi resterà in piedi, anche a livello di strutture, di club, di organizzatori; ci sono una serie di realtà, anche piccole, che sono molto importanti, perché fanno delle scelte legate anche molto alla passione, non all’economia, e queste realtà sono quelle più importanti perché sono quelle che fanno la differenza nelle scelte musicali legate non a quanto si incassa ma a quanto è bravo quel determinato artista, e queste forse saranno le realtà più penalizzate nel post lockdown.

Se non ci saranno queste piccole agenzie, questi piccoli club, che poi fanno nascere i vari Aiello, sarà veramente dura ripartire, sarà come dopo una guerra, bisognerà ricostruire uno stato sociale e anche commerciale di un settore che ne uscirà devastato e vedrà sopravvivere solo i grandissimi, che hanno altre logiche. Ma anche queste realtà grandissime non avranno chi gli farà lo scouting, quelli che permettono ai piccoli artisti di diventare grandi. Quindi sono un po’ preoccupato e depresso ma allo stesso tempo cerco di fare il mio nel mio piccolo, portando avanti con difficoltà le mie idee” agi

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