Il coraggio di credere nell’Amore raccontato da Joanne Bonny

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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Finalmente è uscito l’atteso nuovo romanzo della scrittrice milanese Joanne Bonny.  Dopo il successo di “Ho sposato un maschilista” (Newton Compton Editori), Il suo nuovo lavoro si intitola “Ci vediamo domani se non piove” (Newton Compton Editori). È una commedia romantica che ha come protagonista una gallerista d’arte che crede nelle forze misteriose del Destino e nell’amore autentico e indissolubile come quello tra i suoi nonni materni.  Intenta a trovare il tanto atteso e sognato “Uomo della sua vita”, si ritroverà a dirigere una galleria d’arte che espone artisti fuori dall’ordinario come le tele di un artista ucraino che ritrae animali spappolati.

Impegnate in queste due ardue imprese il Destino le farà conoscere Diego, un procacciatore d’affari brillante, sicuro di sé e cinico nei confronti dell’amore.  I due protagonisti si ritroveranno ad affrontare insieme un obiettivo, ossia quello di imparare a ballare lo swing per affrontare insieme una gara che si terrà il giorno di San Lorenzo, giorno in cui Sara incontrerà l’Uomo della sua Vita come le è stato predetto da una cartomante. Tra i due si consoliderà un “rapporto fuori dal comune” in cui non mancheranno i battibecchi e i colpi di scena che faranno letteralmente ridere il lettore. Durante questa avventura Sara e Diego si confronteranno tanto e consolideranno un’inattesa e inaspettata complicità che sorprenderà entrambi. Impareranno a fidarsi l’uno dell’altra e a mettersi in gioco in amore.

 Con questo divertente e romantico romanzo Joanne Bonny ci insegna che spesso la realtà e le dinamiche di certi rapporti non corrispondono a quello che siamo soliti pensare e vedere e che dobbiamo lasciarci andare all’imprevisto accogliendolo come fonte di novità e insegnamenti che possono arricchirci e cambiare direzione alla nostra esistenza.   Una storia sul coraggio di amare e di liberarsi dall’ “etichetta” della perfezione che non esiste e che complica solo le nostre esistenze

Un romanzo che ammalia sin dalle prime pagine perché Joanne Bonny racconta le vicende con un invidiabile ironia che rende tutto spassoso e indimenticabile. Una lettura divertente che emoziona e svaga al tempo stesso. Del Destino e dell’Amore con la “A” maiuscola e del suo successo come scrittrice del genere chicklit abbiamo parlato con Joanne Bonny in questa esclusiva intervista.

Come nasce il processo creativo delle tue commedie romantiche tanto amate?

Non seguo mai uno schema fisso, e di certo nessun romanzo nasce a tavolino: a volte inizia tutto da uno scambio di battute che mi diverte, altre volte è il verso di una canzone che mi ispira, oppure una persona che incrocio per strada. Basta un piccolo spunto, purché buono, per costruirci attorno una storia interessante.

Sara la protagonista del tuo romanzo crede nel Destino. Tu che rapporto hai con il concetto di Destino?

Mi è sempre piaciuto credere nell’esistenza del Destino, senza però cadere nel Fatalismo, ovvero nell’accettazione passiva di tutto quello che ci succede. So di non avere il pieno controllo sulla mia esistenza, nessuno di noi ce l’ha, così come non si possono prevenire tutte le cose negative che ci accadono: in questi ultimi casi penso “E va bene, era destino che andasse in questo modo. Ora cosa posso fare per trarne fuori qualcosa di positivo?”. Quindi penso non ci sia niente di male a credere in un disegno generale che vada oltre la semplice casualità degli eventi, l’importante è imparare a reagire a quello che il destino ha in serbo per noi.

Sara crede nell’amore vero e come coppia sin da piccola ha come riferimento i suoi nonni. Al giorno d’oggi si può ancora parlare di amore romantico e duraturo?

Credo che l’immagine di amore romantico e duraturo di una volta sia il frutto della società del passato. Ma resta un’immagine, niente di più. Come dice Diego nel romanzo “È facile rimanere insieme se la legge ti impedisce il contrario”. Oggi abbiamo molte più distrazioni, è vero, ma per fortuna abbiamo anche molta più libertà. La donna non è più costretta a prender marito per sopravvivere e due coniugi non sono più obbligati a rimanere insieme per salvare le apparenze. Siamo diventati più selettivi, più esigenti, meno disposti a scendere a compromessi, a sacrificare parte della nostra libertà per qualcosa che non ci rende pienamente felici. E per fortuna, direi: l’amore dev’essere qualcosa in più che arricchisce le nostre vite rendendole migliori, ed è allora che diventa romantico e può accompagnarci per tutta la vita.

Nel tuo romanzo la danza è una forma artistica che fa da protagonista alle avventure di Sara. Come nasce questo tuo interesse nei confronti di essa?

In realtà la scelta di far danzare i due protagonisti è nata quasi per caso. Un giorno YouTube mi ha consigliato un video, si trattava di un numero musicale tratto da un film con Fred Astaire e Ginger Rogers. Ovviamente sono rimasta folgorata, non solo dalla loro bravura di ballerini, ma anche dall’atmosfera elegante e sognante che incarnavano. Da lì ho iniziato a fare binge watching di tutti i loro video che riuscivo a trovare, e pian piano è nata l’idea di scrivere un romanzo che parlasse della danza e di come anche delle semplici lezioni di ballo possano rivoluzionare la vita di una persona. Per quanto mi riguarda, prendere lezioni di ballo è una di quelle cose che ho sempre messo in conto di fare nella vita, ma che poi ho sempre procrastinato. Chissà, potrei inserirlo tra i buoni propositi per questo 2020…

Sara e Diego sono la dimostrazione che l’amore non è bello se non litigarello. Tu cosa ne pensi?

Sara crede nella storia d’amore perfetta, ovvero quella che non esiste, perché niente nella vita rasenta la perfezione. Qualsiasi relazione, sentimentale ma non solo, è fatta di alti e di bassi, di incontri e di scontri; ci sono le giornate di sole e quelle di pioggia, la sfida è riuscire a rimanere insieme proprio durante queste ultime. E alla fine si deve mettere in conto anche un’eventuale separazione: una storia d’amore non perde di valore se finisce, e non è detto che nella vita di ognuno esista un unico grande amore.

Come scrivi nel tuo romanzo è vero che “l’arte è anche merce da piazzare”?

Così come la letteratura, anche l’arte non può sopravvivere da sola, ma ha bisogno di finanziamenti, di un mercato, di clienti che pagano per il lavoro dell’artista. Il sogno di qualsiasi autore, sia esso di libri, di quadri o di brani musicali, è di vivere della propria arte, ma per farlo ha bisogno di un sistema che si “sporchi le mani” al posto suo.

Quanto è cresciuta artisticamente Joanne Bonny da “Ho sposato un maschilista” a “Ci vediamo domani se non piove”?

Non so se sono cambiata come scrittrice da un romanzo all’altro, di certo mi sono presa la libertà di scrivere qualcosa di diverso dal libro precedente. Ci vediamo domani se non piove è una storia più “intimista” rispetto a Ho sposato un maschilista: ci sono meno personaggi, non c’è nessun triangolo, ma solo due protagonisti che devono imparare ad amare o trovare il coraggio per farlo di nuovo.

Secondo te una commedia romantica quali elementi deve avere per essere avvincente e amata dai suoi lettori?

Sarò di parte, ma dei tanti sottogeneri del romance credo che la commedia romantica sia quello più difficile da scrivere. E il fatto che se ne pubblichino poche mi dà ragione. Un chicklit richiede in particolare una leggerezza che non sfoci nella frivolezza, un romanticismo che non cada nello sdolcinato e un tocco di sensualità che non precipiti nell’eros. Basta dosare male questi ingredienti per guastare irrimediabilmente l’atmosfera del romanzo.

Perché il lettore de IlCorriereNazionale.net dovrebbe leggere il tuo nuovo romanzo?

Lo consiglio innanzitutto a chi ha bisogno di staccare, di svagarsi e di concedersi una piccola coccola fuori dalla routine quotidiana. Scrivo letteratura d’intrattenimento, quindi il mio scopo principale è quello di catturare l’attenzione del lettore, portandolo per qualche ora su un altro pianeta, dove il lieto fine è garantito. Lo consiglio inoltre a chi ama ballare ma anche a chi lo detesta, a chi crede nel destino e a chi ha perso fiducia nell’amore, sperando che come Diego riesca a riguadagnarne un poco.

Mariangela Cutrone

 

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