L’emergenza omofobia non esiste, gli italiani non approvano la pazza idea del gender. Ma il ddl Zan lancia e tutela un business

Quanto è impellente votare il ddl Zan e votarlo cosi com’è senza emendarlo dell’apparato ideologico – vedi articolo 1 e pappardella gender – fatto apposta per imbavagliare l’opinione pubblica e intentare cause giudiziarie a scopo di lucro? Non c’è una sola ragione che non sia falsa come le grida alla «censura» di Fedez.

Non esiste l’emergenza omofobia

Primo. Non esiste nessuna emergenza omofobia oltre il rumore di fondo creato ad arte dalla propaganda.

Secondo. Non esiste neanche una minima percentuale di italiani che condivida la pazza idea che debba essere approvata una legge che così, di passaggio, introduce il principio che uno può sentirsi quello che vuole, uomo, donna e qualunque altro genere trovi su Google o gli sia suggerito da Facebook, un po’ come se all’anagrafe ciascuno si potesse iscrivere come generale Napoleone o regina Cleopatra, giacché si sente a giorni alterni una volta Napoleone, un’altra la regina Cleopatra.

I perché sul ddl Zan senza risposta

Terzo. E per favore è ora di tagliare la scena del principe azzurro che bacia Biancaneve senza il suo consenso. Che cosa c’entra con l’omofobia, transfobia, pippafobia e quant’altro? Niente. Ma se sei arrivato a porti il problema culturale e politico del consenso in una fiaba, cartone animato e per di più ti sfugge il particolare che se una è morta difficilmente può firmarti la liberatoria, beh vuol dire che ne ha fatta di strada la chiusura dei manicomi ma non è detto per niente che sia una buona strada.

Non è tutela, è business

Femministe e persone omosessuali serie lo hanno capito molto bene: alla legge Zan e al giro dei suoi impiegati interessa niente la vita delle persone. Infatti, scrivono le femministe e sottoscrivono anche leader del mondo politico omosessuale (Aurelio Mancuso, già capo dell’Arcigay), a loro interessa servire con zelo le multinazionali concentrate a fare business sulle miniere umane, come ha voluto subito farci capire il marketing del Corriere della Sera. Altro che tutela delle persone.

Il ddl Zan cerca di lanciare e tutelare un business, come ha scritto James Kirkup sullo Spectator in un articolo tradotto in italiana da Marina Terragni sul Feminist Post:

«La legittima richiesta di tutelare i diritti e la dignità delle persone omosessuali e transessuali veicola in realtà l’obiettivo forte, ovvero l’identità di genere in direzione del self-id, che è la libera decisione di scegliere il proprio genere indipendentemente dal sesso di nascita e con un semplice atto amministrativo unilaterale, all’anagrafe o dal notaio. Il self-id, che ha un notevole impatto sulla società e in particolare su donne e bambine, è stato recentemente respinto in Gran Bretagna “a furor di popolo” (il 94 per cento dei britannici contrari, sondaggio del Times di giugno 2020). Il ddl Zan intende introdurlo surrettiziamente in Italia veicolato dalla legge contro l’omobistransfobia».

Il ddl Zan è una boiata pazzesca

Infine qualcuno potrebbe domandare: ma perché è diventato così difficile dialogare e, appurati i fatti, eventualmente emendare, evolvere, cambiare una posizione? Perché da Di Maio a Letta, dall’ex bibitaro furbetto allo scienziato politico degli stivali di Macron, è cosi difficile capire che un Fedez non è proprio il Principe azzurro e Biancaneve non sono proprio io? Ce l’avevo sulla punta della lingua omofoba, poi sono andato a Casablanca e lì un mio amico chirurgo che mi ha reso eunuco per il regno dei cieli mi ha spiegato perché è cosi facile fare orecchie da mercante e negare l’evidenza che la tesi del gender è una boiata pazzesca, peggio della corazzata Potemkin di Paolo Villaggio. «È difficile far capire qualcosa ad una persona quando il suo stipendio dipende dal fatto di non capirla» (Upton Beall Sinclair, 1878-1978; saggista e drammaturgo statunitense). https://www.tempi.it

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