Gli uffici diocesani del Progetto Policoro, Pastorale sociale e del lavoro, Servizio di Pastorale Giovanile e Caritas, unitamente alle Associazioni e Movimenti ecclesiali, hanno coinvolto i giovani a vivere una tre giorni, svoltasi nelle giornate del 28-29-30 Settembre 2020 a Matera,per conoscere quali opportunità concrete si possono sviluppare per la realizzazione dei propri sogni e lo sviluppo delle proprie potenzialità.
La chiesa è il centro, una famiglia dove il destino di ogni persona viene presa a cuore, la chiesa si fa carico di persone fragili e deboli come i giovani e anche i meno giovani che sono in preda allo sconforto e alla rassegnazione, trasmettendo fiducia, coinvolgendoli in progetti, idee, iniziative facendoli sentire non inutili.
La chiesa crede fermamente nei giovani e nelle persone meno considerate, spesso invisibili, diversi che scelgono l’ isolamento per non scoprire le loro fragilità ,le proprie sofferenze, non socializzando perché a volte anche un caffè da condividere con un amico al Bar diventa difficile o l’ invito di andare in pizzeria non avendo la possibilità si tramuta in ansia.
Ricordiamoci sempre che il lavoro è una benedizione, è fonte di dignità e non ottenerlo non deve mai far perder la pazienza a nessuno , occorre pregare con fiducia e speranza che la difficile congiuntura economica cambi, che l’indifferenza possa mutare in fiducia nell’ altro che oggi è in sofferenza ,accettando sfide e guardando con interesse progetti da condividere.
Spesso si accoglie l’aiuto con disagio o vergogna, perché le persone vogliono il lavoro, e tanti non possono nemmeno accedere alla forma di assistenzialismo del Reddito di cittadinanza.
Rebus sic stantibus, ritengo che non siano fuori luogo le parole di San Paolo, nella convinzione che volesse riferirsi a quei soggetti che volutamente fanno la scelta di non lavorare, cioè di oziare, o cullandosi del Reddito di Cittandinanza, arroccandosi dietro la crisi economica.
Dai risultati avuti oggi, credo che cambiare il reddito di cittadinanza è giusto e sacrosanto.
Non hanno abolito la povertà, ma andando avanti così cancelleranno la dignità di un Paese che vuole e merita di tornare a crescere con le proprie forze.
Bisogna farlo funzionare come il reddito di dignità per ogni Regione. Ed i Comuni devono utilizzarlo per tante azioni utili alla collettività. Primo perché una misura così indispensabile deve superare malfunzionamenti ed anche sbagliate proiezioni, perché le politiche contro la povertà non creano posti di lavoro. E non per questo non sono utili o necessarie. Sono necessarie per salvare le persone dalla fame, dal ricatto e dal disagio più sporco.
Occorre fare come in Puglia, cioè occorre integrare l’assistenza con l’attivazione della persona e quindi prevedere una presa in carico complessiva da parte della società, attraverso un care-giver comunitario sempre più necessario. Guardo la Puglia oggi, dove con il Reddito di dignità, sono obbligatori 12 mesi di “tirocini di inclusione”. Oltre 30 mila nuclei familiari ammessi in 2 anni, negli ultimi 6 mesi di rifinanziamento della misura circa 7 mila.
L’ idea della tre giorni vissuta a Matera, di coinvolgere professionisti, consulenti del lavoro, creatori di idee e progetti con vocazione all’ allenamento al lavoro, che si sono fatti interpreti dei problemi dei giovani per aiutarli a capire che sono formazione esaltandone competenze , attitudini, e aspirazioni , è stata accolta con interesse ed entusiasmo dai giovani accorsi da diversi comuni della Basilicata.
Un arricchimento per tutti ,giovani disoccupati, over 50 disoccupati e padri di famiglia con figli a carico e con difficoltà quotidiane da affrontare ,in tutti tanto interesse e tanta motivazione di non perdere la speranza di vedere la luce, rimettendosi in gioco per non per cogliere l’ opportunità di un dignitoso lavoro o inserimento che possa ridare la serenità che merita di esser attesa.
”Chi non vuole lavorare neppure mangi”(2 Tes 3,10),diceva San PAOLO(5-10 d.C.).Ma quanta valenza si puo’ attribuire oggi al pensiero dell’ apostolo dei Gentili, nello strascico della crisi economica che oggi più di ieri opprime la nostra societa’? L’ ultima indagine Istat parla di 16,4 milioni sul filo dell’ esclusione sociale,il 27,3% degli Italiani.
Se nell’ Ottobre 2018 la disoccupazione era calata sotto il 10 %,grazie all’ aumento dei contratti a termine, oggi anche per chi dedica il massimo impegno nella ricerca, trovare un lavoro è peggio che ”cercare l’ uomo”con la lanterna di Diogene(412 a.C/323°.C)? Riporto in passo del Santo Padre: Invochiamo per la nostra gente un lavoro dignitoso, che sia, come auspica papa Francesco, «libero, creativo, partecipativo, solidale» (EG 192).
Mi rendo conto che i danni provocati da quest’invisibile nemico, qual è il coronavirus, non sono forieri di buoni auspici.
È un’emergenza a livello globale, quindi nazionale, di conseguenza regionale.
Dobbiamo essere tutti protagonisti se vogliamo risorgere, incominciando ad agire in modo nuovo, nonostante siamo coscienti che i tempi della ripresa definitiva di tutte le attività sono lunghi, dobbiamo adattarci e riscoprire anche il valore di una rinuncia.
Vada un plauso, a tutti ai giovani e meno giovani gli Over 40/50(una categoria spesso dimenticata) che prodigano le loro energie nel cercare lavoro, nel cercare l’ idea di impresa, senza mai perdere la speranza!
Un doveroso grazie all’ Arcivescovo della Chiesa di Matera-Irsina, che con i suoi messaggi è sempre sensibile alle tematiche giovanili e del mondo del lavoro.
Buon avvio di un processo innovativo ,che intende rendere protagonisti i giovani della propria realizzazione, avendo accanto una Chiesa, gli uffici diocesani del Progetto Policoro, la Pastorale sociale e del lavoro, il Servizio di Pastorale Giovanile e la Caritas, unitamente alle Associazioni e Movimenti ecclesiali che insieme non voltano mai le spalle al dolore degli altri.
Spesso le profonde crisi, si rivelano opportunità.
Ricordandoci che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande!
Antonello Liuzzi