Da tempo, tentiamo d’offrire ai Lettori un quadro sufficientemente chiaro della situazione socio/politica italiana. Non sappiamo se il nostro intento sia riuscito; sicuramente, però, ci abbiamo provato. Gli eventi di questi ultimi mesi convalidano certe nostre tesi. I tempi che abbiamo di fronte saranno “difficili”; anche sotto il profilo politico. Meglio tenerne conto da subito.
I “nodi” del Bel Paese sono anche dilatati dalla sensazione che nessuno sia in grado di scioglierli. Se il “piatto piange”, basta aumentare il carico fiscale, diretto e indiretto, e tutto sembra risolversi; anche se per poco. L’epoca delle “stangate” è finita col secolo scorso. Ora si ragiona sulle note del “riequilibrio”. Gli effetti pratici, però, sono gli stessi. Siamo un Paese dagli aspetti socio/economici incoerenti. Invece di “tagliare” dove prospera ancora il benessere, si preferisce “defalcare” da chi ha meno.
In pratica, dalla maggioranza del Popolo italiano. Invece d’eliminare i contributi “inutili” e ridimensionare gli “utili” dei Parlamentari, s’insistente nel colpire chi, poi, dovrebbe dare fiducia ai politici, dei più svariati schieramenti, che non la meritano. Gli economisti non provano neppure a fare altre previsioni finanziarie. Chi ancora tira avanti non è nelle condizioni d’occuparsi di quelli che non ce la fanno più. La povertà è una delle poche realtà nazionali; ma s’insistente nell’avvalorare i segnali di una ripresa che non c’è. Entro fine 2019, rifaremo i “conti”.
Ci vorranno ancora anni per tornare sotto il “livello” di guardia. Neppure questa linea politica, che non riusciamo a definire, potrà invertire l’oggettiva tendenza. Quello che sembra evidente è il tramonto di tante congetture economiche. Purtroppo, l’interrogativo sul nostro futuro resta, al momento, irrisolto. Le esteriorità le lasciamo a chi non ha nulla da perdere. Terminiamo le nostre valutazioni non con la speranza di stare meglio, ma con l’augurio di non stare peggio.
Giorgio Brignola