Il pessimo regalo del Signore a San Francesco

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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Il 17 settembre scorso ricorreva l’anniversario delle stimmate di san Francesco. Dovevano trascorrere dodici secoli dalla sua morte in croce, prima che il Signore decidesse di imprimere sulle carni di un santo i segni della malvagità degli uomini, e del suo sacrificio per la redenzione dell’umanità.
Era il 1224.  Mancavano due anni al termine della sua esistenza terrena, e il corpo del poverello d’Assisi era già assai malridotto dagli stenti e dalle malattie, quando, sul monte della Verna, ricevette le sacre stimmate. Il Signore non volle sconvolgere troppo Francesco, presentandosi di persona, con le piaghe ben in vista, come avrebbe fatto in seguito con altri santi, e preferì apparirgli, secondo quanto narrano i suoi biografi, in forma di un serafino crocifisso, librato nell’aria. L’angelo aveva sei ali: due si alzavano sopra il capo, due si stendevano a volare, e due coprivano il corpo. Il serafino era disceso dal cielo, ove Francesco probabilmente riteneva per davvero si trovassero gli angeli, e con un rapido volo si era avvicinato al santo che pregava sul fianco del monte. Francesco fu preso da gioia e tristezza ad un tempo, giacché era contento di vedere il serafino, ma soffriva vedendolo affisso ad una croce. Dopo un poco la visione scomparve, e il grande santo si rese conto del miracolo: «Le mani e i piedi, proprio al centro, si vedevano confitte ai chiodi; le capocchie dei chiodi sporgevano nella parte interna delle mani [Il Signore avrebbe assecondato l’ignoranza di Francesco, il quale evidentemente non sapeva che i chiodi, ai condannati alla crocifissione, venivano conficcati nei polsi] e nella parte superiore dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Le capocchie nelle mani e nei piedi erano rotonde e nere; le punte, invece, erano allungate, piegate all’indietro e come ribattute, ed uscivano dalla carne stessa, sporgendo sul resto della carne. Il fianco destro era come trapassato da una lancia e coperto da una cicatrice rossa, che spesso emanava sacro sangue, imbevendo la tonaca e le mutande» (Leggenda maggiore, 13,3  – Fonti francescane).
Così, il Signore misericordioso per far sì che Francesco fosse in tutto conforme a lui, finì per conformare se stesso ai propri crocifissori! Sarebbe forse stato più credibile se si fosse limitato a produrre sulla pelle di Francesco, in ricordo delle proprie ferite, delle semplici macchie. Francesco, rendendosi conto che difficilmente avrebbe potuto tener nascoste le cinque piaghe, era in dubbio se fosse giusto raccontare tutto ai compagni, oppure tacere. Non pensò, evidentemente, di chiedere lumi al Signore, e chiese consiglio a frate Illuminato, il quale gli disse: «Fratello, devi sapere che alle volte i segreti divini non vengono rivelati solo per te, ma anche per gli altri. Non è bene celare ciò che hai ricevuto a giovamento di tutti». Il santo allora riferì com’era avvenuta la visione.

Renato Pierri

Brano tratto dal mio libro “Sesso, diavolo e santità”, Coniglio editore, 2007

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