Il piano del governo per riaprire l’Italia

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La maggioranza preme sul governo per avere in tempi celeri un piano celere per la ‘Fase 2’, mentre monta il malumore delle Regioni, con il governatore lombardo Fontana che teme di essere commissariato e parla di “attacco senza precedenti”

 

© MARCO BERTORELLO / AFP
– Una ragazzina gioca a tennis su un tetto di Finale Ligure

Far sì che gli alunni delle scuole possano tenere gli esami di maturità: quelli orali, in sicurezza ovviamente, ipotizzando la presenza scaglionata degli studenti. Il Pd e Italia viva hanno aumentato il pressing nei confronti della ministra Azzolina affinché sulla gestione dell’emergenza scolastica ci sia maggiore chiarezza. È uno dei temi – quello della scuola – che nelle chat di renziani e dem è considerato sempre più urgente da affrontare. In realtà nella maggioranza c’è l’intenzione di chiedere tempi celeri al governo per avere un piano di ‘ripartenza’ generale.

Va bene la premessa delle linee guida nazionali ma ora – spiega un ‘big’ del Pd – è necessario avere risposte e indicazioni da parte del comitato costituito da Colao. Per i dem il dibattito deve essere ‘alto’. Prima che politico deve essere sanitario ed economico: come far funzionare i trasporti? Come assicurare l’apertura dei negozi? Cosa spiegare ai lavoratori e agli esercenti? Ecco, sono domande alle quali la squadra dell’ex ad di Vodafone dovrebbe – insieme alla commissione tecnico-scientifica – rispondere nei prossimi giorni.

Il piano dovrebbe essere consegnato prima del 25 aprile, anche se per i renziani “è già tardi, ormai il rischio che si perda il treno è più che probabile”, dice un ‘big’ di Iv. La prossima riunione della cabina di regia alla presenza del premier Conte, dei ministri competenti e di comuni e regioni è prevista per martedì o mercoledì. Ieri il presidente del Consiglio – riferisce uno dei partecipanti alla video conferenza – ha prima aperto la porta sulla fine del lockdown per alcune filiere e poi l’ha richiusa. È il segnale che, anche se non si esclude che il 27 aprile possano arrivare novità per cantieri, moda e altri pochi comparti, la linea generale è quella di un lento allentamento delle misure. Anche dopo il 4 maggio la strategia sarà quella della prudenza.

Le tensioni con (e tra) le Regioni

Intanto lo scontro tra il fronte dell”apriamo subito’ e chi invece preferisce cautela massima è sempre più forte. “Sono le regioni del sud ad essere contro quelle del nord”, insorge il governatore del Veneto, Zaia mentre il governatore della Liguria Toti ha chiesto all’esecutivo maggiore autonomia. Ma la tensione si registra soprattutto sulla Lombardia, con il governatore Fontana che si sente assediato. “È in corso un attacco senza precedenti”, l’accusa. M5s punta al commissariamento della regione ma una prospettiva del genere al momento non trova sponda all’interno dell’esecutivo. Non che non ci sia irritazione nel governo: il ‘refrain’ del presidente del Consiglio Conte resta quello di attendere le indicazioni senza fughe in avanti e con la necessaria collaborazione.

Inoltre le fibrillazioni tra le regioni rischiano di avvelenare ancor di più il clima politico in Parlamento. I renziani sono sempre più irritati per la situazione d’impasse: hanno chiesto la regolarizzazione di un numero di irregolari per far fronte ai problemi dell’agricoltura e risposte celeri sulla ripartenza delle fabbriche. “E al momento non vediamo alcun piano dettagliato”, osserva una fonte di Iv.

Il decreto aprile arriverà a maggio?

Oggi è previsto un Cdm nel quale però non ci sarà alcun voto sullo scostamento al deficit. Si attende infatti di capire come finirà la partita europea. Mercoledì invece è prevista invece la discussione sul ‘Cura Italia’ alla Camera e giovedì il voto di fiducia.

La partecipazione dei deputati sarà ancora contingentata ma le forze politiche cominciano a chiedere maggiore flessibilità nelle regole di ‘ingaggio’ sulle votazioni. Ecco il motivo per cui quando alla Camera arriverà il dl aprile (ormai probabile che sia dl maggio) da 70 miliardi non si esclude che si vada ad ‘occupare’ il Palazzo: ovvero alla distribuzione dei parlamentari in tutta Montecitorio, non solo dell’Aula ma anche dell’Auletta, della Sala Regina e della Sala Mappamondo per permettere a tutti di partecipare ai lavori. 

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