Il presidente e la bambina con la sindrome di Down

Attualità & Cronaca

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Il presidente della Macedonia del Nord, Stevo Pendarovski, si è recato nella città di una bambina di undici anni con la sindrome di Down, Embla Ademi, per accompagnarla personalmente a scuola dopo aver saputo che era stata vittima di atti di bullismo. Tanto da condannare sono questi ultimi, tanto ammirevole è la scelta di questo presidente che ha voluto in concreto indicare quale tipo di società intende costruire per il suo Paese; e quello da lui compiuto probabilmente è uno degli atti “più presidenziali” che un capo di Stato può compiere nel corso del proprio mandato.

La sindrome di Down è una condizione genetica qualificata dalla presenza di un cromosoma in più nella coppia di cromosomi numero 21, per questo è detta anche Trisomia 21. In buona sostanza nel nucleo di ogni cellula sono presenti 47 cromosomi anziché 46.

Questa alterazione cromosomica comporta un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio del bambino.

Le persone con la sindrome di Down (che spesso hanno gli occhi a mandorla) si trovano ad affrontare la vita con difficoltà sensibilmente superiore a quella degli altri, ma, se adeguatamente supportate, riescono a frequentare la scuola con un qualche profitto ed anche ad inserirsi produttivamente nel mondo del lavoro. Senza con ciò dimenticare le persone con sindrome di Down che obiettivamente non riusciranno mai ad imparare a leggere e a scrivere, né ad essere in grado di svolgere qualsivoglia attività lavorativa.

Il 3 dicembre si celebra la “Giornata internazionale delle persone con disabilità” e (non a caso) il 21 marzo (mese numero 3 dell’anno) la “Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down”: sono questi appuntamenti molto importanti per richiamare l’attenzione della società civile sulle esigenze specifiche di queste persone.

Tutti, anche se abbiamo in corpo solamente 46 cromosomi per cellula, possiamo fare molto per contrastare quella cultura, che porta a discriminare, disprezzare, prevaricare, irridere chi si trova in naturale (serissima) difficoltà. Sì, naturale, perché le persone con la sindrome di Down, così come tutte le persone con disabilità, sono essere umani come tutti e non esiste alcuna ragione umana o giuridica per riservare loro un trattamento deteriore.

È il senso di umanità che è dentro ognuno di noi a reclamare un atteggiamento analogo a quello del presidente della Macedonia del Nord; ed è, per noi italiani, la Costituzione della Repubblica ad imporlo.

Le persone con la sindrome di Down sono cittadini tutti i giorni dell’anno: non aspettiamo il 21 marzo per ricordarcelo.

Buona scuola, Embla; puoi essere davvero orgogliosa del tuo presidente. 

Federico Girelli

Professore di Diritto costituzionale

Delegato del Rettore per le Disabilità e i DSA

Università Niccolò Cusano – Roma

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