Il reddito di cittadinanza è un problema (serio) per il turismo

Economia & Finanza

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Una misura che non andrebbe eliminata – dice il presidente di Federalberghi – ma sicuramente corretta affinché serva ad aiutare chi ha veramente bisogno.

© Agf
– La sala da pranzo di un hotel

AGI – “Paradossalmente in questo momento è più difficile trovare dipendenti che clienti”. Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, traccia un quadro positivo per la domanda turistica ma lancia l’allarme per la carenza di personale, in vista dell’estate. “È difficilissimo per gli hotel reperire personale”. Una situazione che si aggiunge ai problemi dovuti al Covid: non solo è arduo sostituire un dipendente che resta a casa per 10-12 giorni ma non si trovano gli stagionali.

“Probabilmente succede perché lo stipendio base di un facchino e di una cameriera è simile al reddito di cittadinanza. Gli stipendi sono bassi e il reddito diventa per molti un alibi per non lavorare“. Ma secondo Bocca non si può chiedere alle aziende di alzare le retribuzioni: “uno stipendio di mille euro netti costa all’azienda 30 mila euro l’anno. La priorità è allora intervenire sul cuneo fiscale per dare più soldi in tasca ai dipendenti. Se per trovare un addetto devo alzare i salari, non devono farmi pagare più contributi. Considerando che le imprese devono affrontare anche l’aumento dei costi energetici, il costo del lavoro deve essere sostenibile“.

Il Reddito di cittadinanza non andrebbe eliminato – prosegue Bocca – ma sicuramente corretto affinché serva ad aiutare chi ha veramente bisogno. Infine, Bocca solleva la questione delle regole Covid: “In altri Paesi chi viene contagiato dopo 6-7 giorni può uscire. In Italia stiamo a discutere ancora delle mascherina al chiuso mentre altrove hanno aperto tutto. Se il governo vuole mantenere regole stringenti, più penalizzanti di altri Paesi, allora provveda a risarcire le imprese“.

Tornano gli americani

Il turismo vede finalmente rosa dopo i terribili anni della pandemia. Dai ponti di Pasqua e 25 aprile arrivano “segnali positivi”: “c’è molta voglia di viaggiare” e si registra “una grande affluenza” nelle città d’arte. Bernabo’ Bocca esprime soddisfazione sia per la presenza degli italiani sia per il ritorno degli americani.

Gli italiani si sono mossi in maniera importante ed è positivo che siano rimasti in Italia – sottolinea – ma altrettanto importante è il ritorno dei turisti nord americani, che hanno una forte capacità spesa.

Un fatto di rilievo dal momento che quest’anno dovremo fare a mano del mercato russo e asiatico, che faceva numeri significativi. L’auspicio è che la perdita di russi, cinesi, coreani venga compensata da americani e canadesi, a beneficio soprattutto delle città d’arte che hanno subito in questi due anni le perdite maggiori”.

Il presidente di Federalberghi fa notare che tutti gli eventi “stanno andando molto bene”: non solo iniziative famose come la Biennale di Venezia ma anche “eventi di minore risonanza ma che comunque attraggono viaggiatori”. Tutto ciò dovrebbe far riflettere sul valore economico del turismo: “Dalle nostre indagini – osserva Bocca – il 30% della spesa turistica è per gli alberghi, il 70% è per l’indotto, dai trasporti alla ristorazione allo shopping”. Se riparte il turismo – è la conclusione – riparte l’attività economica delle città. Ma resta il problema degli affitti brevi: “è arrivato il momento non dico di vietare ma almeno di regolarizzare questa offerta”.

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