Il settore Slot-Vlt dà lavoro a 57 mila persone, a rischio 17 mila lavoratori

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Studio Cgia-Astro: fra aumento delle tasse e leggi restrittive, il settore Slot-Vlt dà lavoro a 57 mila persone, a rischio 17 mila lavoratori

ROMA – Un’indagine a largo raggio sul settore slot-Vlt in Italia, nella quale si fa chiarezza sulle dimensioni della filiera, sul peso della pressione fiscale e sugli effetti della stretta normativa operata sul comparto negli ultimi anni: queste, in sintesi, le finalità del “Percorso di studio sul settore dei giochi in Italia”, realizzato dalla Cgia di Mestre su incarico dell’associazione di gestori Astro. Come riferisce Agipronews, la ricerca, presentata oggi a Roma al Palazzo dell’Informazione della Adnkronos, parte da una stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, nella quale i soggetti che operano nel settore delle Awp (le comuni slot) e delle Vlt sono tenuti a registrarsi. Il dato che ne risulta parla di quasi 57 mila occupati. Tra questi, circa 8 mila sono gli addetti “diretti”, vale a dire quelli impiegati nelle sale dedicate a Awp e Vlt; altri 7 mila operano in esercizi che oltre agli apparecchi hanno altre attività di gioco lecito (scommesse, Bingo, ecc.). A questi si aggiungono 12 mila addetti nelle aziende di gestionei, la cui attività consiste nel collocamento di apparecchi presso terzi. Circa la metà del dato totale è rappresentato dai 28 mila soggetti che, operando presso esercizi che ospitano le slot (bar, tabaccherie, ecc.), sono sostenuti dai proventi da queste generati. In sostanza, la loro occupazione dipende dalla presenza degli apparecchi nell’esercizio. Da ultimo sono stati considerati i 1700 addetti all’indotto, cioè i dipendenti delle imprese che producono gli apparecchi da gioco.

Aumento delle aliquote e stretta normativa e producono una miscela micidiale per il comparto Awp-Vlt. Sul versante fiscale, la ricerca Cgia-Astro prevede che il 2019 sarà un anno durissimo per le imprese in quanto l’aumento sensibile della tassazione è già avvenuto da gennaio, mentre l’abbassamento del pay out (la quota vincite), che in teoria dovrebbe lenire gli effetti negativi dell’inasprimento fiscale, non si è ancora realizzato, per ragioni tecniche. Per questo motivo si stima una possibile perdita occupazionale di 7000 unità. Il quadro, riporta Agipronews, è reso ancora più fosco dalle restrizioni normative comunali e regionali: se l’esempio del Piemonte divenisse un modello nazionale, la contrazione del gettito ricavato dagli apparecchi sarebbe di circa un miliardo, a cui si aggiungerebbe un taglio di circa 10 mila posti di lavoro. Sul fronte occupazionale, quindi, l’azione congiunta generata dall’aumento delle tasse e la riduzione dell’offerta potrebbe produrre un taglio di 17 mila unità. Ciò vuol dire che circa il 30% dell’occupazione del settore è a rischio.

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