Il timore del richiamo con un vaccino diverso è immotivato, assicura il Cts

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Il richiamo andrà fatto entro la dodicesima settimana, nelle modalità che saranno stabilite dalle Regioni

© RICCARDO DE LUCA / ANADOLU AGENCY / AFP 
– Centro vaccinazioni Porta di Roma nella capitale 

AGI – Dopo lo stop al vaccino di AstraZeneca agli under 60 in molti puntano il dito contro gli Open Day e chi non li ha bloccati. Ma la ragione, spiegano all’AGI fonti del Cts, è contenuta nei numeri, nel rapporto rischio benefici che oggi, rispetto a qualche settimana fa, è cambiato totalmente, diventando addirittura sfavorevole.

Sebbene il siero del colosso anglo-svedese fosse già indicato “preferibilmente” per gli over 60, non era ancora vietato. E le Regioni, in totale accordo con le direttive hanno potuto indire le giornate di somministrazione aperte a tutte le fasce di età. Questo perché nei più giovani il rischio beneficio si è modificato. Con un’alta circolazione del virus, come quella che si è registrata fino a un mese fa circa, il rischio di morte da Covid era di 8 casi su 100 mila, mentre quello di andare incontro a una trombosi letale era di 1,1 su 100 mila.

Oggi, proprio grazie alla massiccia campagna vaccinale, la circolazione del virus e la probabilità di sviluppare una forma grave di malattia che porti alla morte è scesa a 0,68 su 100.000. Il rapporto dunque si è invertito.

Il timore di fare il richiamo con un vaccino diverso è comunque  immotivato. Al contrario, chi ha avuto la prima dose del vaccino AstraZeneca e farà la seconda con Pfizer o Moderna otterrà una copertura maggiore. Lo ribadiscono all’AGI fonti vicine al Cts, chiarendo che la decisione dello stop di venerdì scorso al vaccino del colosso anglo-svedese è basata su studi verificati e affidabili.

Il richiamo andrà fatto entro la dodicesima settimana, nelle modalità che saranno stabilite dalle Regioni. Escluso il siero Johnson & Johnson, anch’esso a vettore virale e potenzialmente in grado esporre agli stessi rischi di quello di AstraZeneca.

Un esperimento su cavie? No, ribattono le fonti. Non è la prima volta che si ricorre a quella che viene definita una vaccinazione eterologa, è già accaduto con l’epatite A, ad esempio. E non è l’Italia la prima a orientarsi verso questa direzione. La combinazione di sieri diversi è già stata approvata, in seguita ad attente valutazioni, in Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Regno Unito. Ma per convincere i restii – si precisa – anche la comunicazione deve fare la sua parte. No allora a espressioni come “mix” o “cocktail” che oltre a essere inesatti danno un’idea di raffazzonato.

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